Non si toccano i bambini

Ha suscitato polemiche e proteste la vicenda del ragazzino  trascinato via dalla scuola dai poliziotti che dovevano affidarlo al padre. Qualche riflessione
bambino conteso

La vicenda del bambino della provincia di Padova portato via a forza dalla Polizia mentre si trovava a scuola, apre nuovamente il tema dei bambini contesi. In questo caso, purtroppo, i termini della questione sono abbastanza sgradevoli, sia per le modalità utilizzate sia perché la madre del minore, evidentemente soccombente, ha scelto la strada della pubblicità nazionale per cercare di creare un consenso attorno alle sue richieste.

Questi due aspetti indicono a diverse considerazioni. In primo luogo l’intervento coercitivo della polizia non può essere dettato da altro se non da un espresso ordine della magistratura. Dalle interviste che sentiamo in questi giorni si capisce che il caso è ben noto agli operatori del settore di quel territorio. La storia evidentemente è stata approfondita sotto molti aspetti e da più persone (psicologi, magistrati, operatori sociali). La decisione di un intervento così invadente non è che l’epilogo di atti giudiziari e di perizie che si trascinano da anni. Tuttavia per consegnare il minore al padre probabilmente si sarebbe potuta tentare una strada diversa, attraverso il servizio sociale o il consultorio familiare del territorio, ma non è detto che questi tentativi non siano stati già consumati senza esito, al punto da indurre ai metodi forti.
 
Un altro aspetto riguarda la spettacolarizzazione del caso. Davvero la madre non aveva più altre soluzioni per far valere le proprie ragioni se non quella di portare il figlio in tv? Le immagini effettivamente indigeste del trascinamento del minore, accompagnate dalle urla della zia che le riprendeva con il cellulare, non solo suscitano un senso smarrimento dinanzi all’operato delle forze dell’ordine, ma ci fanno anche sentire emotivamente solidali con una madre (in quel momento assente) che si vede strappare il figlio.

Ma le emozioni non sono mai delle buone consigliere. Infatti non ci fanno capire immediatamente che colui che subisce le conseguenze dell’intera vicenda è innanzitutto il bambino, nel cui prevalente interesse si dovrebbe operare.
Appena saranno diffusi gli ulteriori aggiornamenti sul caso, chiesti anche dal ministro Cancellieri, capiremo se questo triste episodio non rappresenti invece il male minore per il ragazzino, ora accolto in una casa famiglia, nella prospettiva di condizioni di crescita più sane ed equilibrate di quelle conosciute sino a ieri.
 

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