Non si può tacere
Jorge Luis Borges diceva che se i quotidiani commentassero eventi davvero importanti, dovrebbero uscire ogni decina d’anni o giù di lì. Nella società attuale, che spinge a dare e ricevere notizie in real time, c’è invece una proliferazione d’informazione, tante volte inutile e banale, spesso tendenziosa se non falsa, che gioca su tecniche d’esagerazione, che gioca in modo prepotente e accattivante sull’aspetto immaginativo di chi usufruisce delle notizie.
Detto questo, oggi vorremmo proprio essere nel mondo ideale dell’informazione come lo vedeva Borges. Perché è avvilente mettersi a commentare gli insulti volgari lanciati dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, verso il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge. È avvilente sentire commenti su commenti (tutti sacrosanti, per carità) su frasi idiote che meritano solo d’essere coperte dalla vergogna.
Ci piacerebbe occupare il tempo in attività più nobili: ma quando una persona esce con offese di questo genere, assolutamente inaccettabili, verso un suo simile, il silenzio – che tanto ci piacerebbe – è un lusso che non possiamo permetterci.