Non si arresta la solidarietà
Ieri pomeriggio una raccolta spontanea di vestiario tra gli abitanti dell’isola per gli immigrati bagnati per la traversata e la pioggia incessante. La denuncia del parroco
«Siamo soli. L’assenza degli uomini di governo è stata ed è grave». La condanna di padre Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa è dura, senza mezze misure, dettata dall’impotenza di soccorrere i migranti e di dare risposte ai suoi fedeli, provati dagli arrivi incontrollati e incontrollabili degli immigrati. In mare stamattina sono stati avvistati sette barconi, mentre nella notte sono approdati 450 tunisini.
Le parole emergenza, collasso, tragedia umanitaria sono allarmi che sembrano non scuotere sufficientemente chi ha responsabilità politiche e questo a detta non solo del sacerdote, ma anche degli esponenti politici locali e della piazza. Ieri platealmente il sindaco aveva minacciato di stendersi sulla banchina per impedire l’attracco delle navi con le tende, ma alla fine ha ceduto sotto la promessa che quelle tende non verranno montate. E poi serviva svuotare la nave per riempirla del pesce pescato da mandare in tutta Europa. Nonostante tutto, la vita a Lampedusa cerca di avere un’apparenza di normalità,anche se chi pesca si imbatte in barconi e purtroppo in cadaveri.
Intanto la pioggia ieri non ha dato tregua e spontaneamente alcuni lampedusani hanno portato in parrocchia indumenti e coperte da distribuire ai nuovi arrivati. «Purtroppo non ci sono abbastanza scarpe – commenta uno degli operatori Caritas -. Arrivano già bagnati dalla traversata e ora dormono fuori e senza protezione». «Carità fa rima con giustizia e verità – continua padre Stefano nel suo appello – . Ma qui oggi non c’è giustizia».
Sulle scale della parrocchia intanto sono accorsi centinaia di immigrati: si è sparsa la voce che si distribuiscono vestiti puliti e asciutti e in tanti si sono messi in fila, perché i cristiani di Lampedusa come ha ricordato il parroco, «non chiuderanno né il cuore, né le mani, ma non possono chiudere gli occhi e far finta di non vedere la precarietà e la confusione con cui si sta affrontando la situazione». Intanto non si comprende perchè non si distribuiscono quelli depositati al Centro d’accoglienza.
Mentre si distribuisce il vestiario si parla in uno stentato francese: un giovane di appena 19 anni racconta di aver pagato duemila euro per salpare verso l’Europa, ma non si aspettava una situazione di tale disagio. E ieri un altro ragazzo ha tentato il suicidio dopo una settimana da esiliato su questo lembo di terra, che non può più essere considerato ultimo scoglio italiano sul Mediterraneo. Lampedusa è anche la porta dell’Europa e almeno l’Europa dia segnali e risposte ad una situazione di ora in ora sempre più insostenibile.