Non rubiamo i sogni ai bambini

Oltre le celebrazioni della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, occorre un serio impegno condiviso per eliminate le peggiori forme di sfruttamento entro il 2025
Bambino al lavoro

Si è celebrata il 12 giugno 2019 la Giornata mondiale contro il lavoro minorile nell’ambito del centenario dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), che passerà in rassegna i passi che in questi ultimi 100 anni si sono compiuti a sostegno dei Paesi, al fine di combattere lo sfruttamento del lavoro minorile. Purtroppo ancora lunga è la strada da percorrere per raggiungere la mèta.

La piaga del lavoro minorile coinvolge a tutt’oggi 152 milioni di bambini e adolescenti impiegati per più della metà in lavori pericolosi. Il lavoro dei minori è presente in tutti i settori produttivi (dai servizi all’industria, dalle cave e miniere al domestico), ma 7 bambini su 10 lavorano nell’agricoltura.

E proprio per questo lo slogan della Giornata 2019 è: i bambini non dovrebbero lavorare nei campi, ma nei sogni. Privare un bambino della possibilità di giocare, istruirsi e sognare significa negargli una crescita equilibrata e serena con il rischio di relegarlo in situazioni di marginalità e oppressione.

La normativa in Italia per contrastare lo sfruttamento del lavoro minorile
L’Italia non è indenne da tale fenomeno nonostante il nostro legislatore già dal 1967, con la legge 17 ottobre 1967 n. 977 (e successive modifiche), abbia disciplinato il lavoro dei minori disponendo che l’età minima di ammissione al lavoro è fissata nel momento in cui l’adolescente ha terminato il periodo di istruzione obbligatoria e comunque non inferiore ai 16 anni di età (così come da ultimo stabilito dalla legge n. 296/2006).

L’impiego di minori (bambini che non abbiano compiuto il 15 anni di età e siano ancora soggetti all’obbligo scolastico) in attività lavorative di carattere culturale, artistico, sportivo o pubblicitario e nel settore dello spettacolo – purché si tratti di attività che non pregiudichino la sicurezza, l’integrità psicofisica e lo sviluppo del minore, la frequenza scolastica o la partecipazione a programmi di orientamento o di formazione professionale – è concesso solo con il consenso dei genitori e l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

Non sono sottoposti a tale norma gli adolescenti addetti a lavori occasionali o di breve durata concernenti: a) servizi domestici prestati in ambito familiare; b) prestazioni di lavoro non nocivo, né pregiudizievole, né pericoloso, nelle imprese a conduzione familiare. Tempi e sicurezza del lavoro, visite mediche periodiche, retribuzione e tutela previdenziale sono tutti aspetti rigorosamente regolamentati dalla normativa italiana. Per gli adolescenti occupati a bordo delle navi sono fatte salve le specifiche disposizioni legislative o regolamentari in materia di sorveglianza sanitaria, lavoro notturno e riposo settimanale.

Uno sguardo al futuro
Entro il 2025 l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite impegna tutti i Paesi ad adottare misure adeguate per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile.

Intanto molteplici sono le associazioni che si impegnano nella tutela dei diritti dell’infanzia. Tra queste l’AMU (Associazione Mondo Unito) che interviene con programmi di istruzione e svago a favore di minori che vivono situazioni di vulnerabilità, come i bambini e adolescenti che ancora subiscono le conseguenze del terremoto in Ecuador, della guerra in Siria o che vivono nelle periferie del Cairo, in Egitto.

Anche papa Francesco ha celebrato questa giornata mondiale affermando che: «Come adulti non possiamo rubare ai bambini la capacità di sognare. Cerchiamo di favorire un contesto di speranza, dove i loro sogni crescano e si condividano: un sogno condiviso apre la via a un nuovo modo di vivere».

 

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