Non potevano non sapere
Nel suo viaggio in Grecia, papa Francesco ha affermato che «vanno affrontate le cause remote, non le povere persone che ne pagano le conseguenze, venendo pure usate per propaganda politica! Occorre approcciare i cambiamenti epocali con grandezza di visione». Sono affermazioni che potrebbero richiamare il noto motto “aiutiamoli a casa loro”, che peraltro da decenni vede impegnate con tenacia e coraggio tante realtà non governative, e anche (seppur con risorse ben al di sotto degli impegni internazionali) enti governativi.
Tuttavia, accanto a questi aiuti, altre forze contrastano il raggiungimento dello sviluppo e prosperità di moltissime nazioni e popoli: corruzione politica a tutti i livelli, accaparramento di materie prime preziose, neocolonialismo economico e lotta per le proprie sfere di influenza, guerre per procura e deliberata destabilizzazione di Paesi e governi, tratta di esseri umani, degrado ambientale, ecc.
Recenti dati dell’Onu stimano che in Africa siano 425,2 milioni le persone costrette alla povertà estrema, e in continua crescita: come stupirsi se i più forti e intraprendenti in questa massa di diseredati, non avendo nulla da perdere, si lanciano nell’avventura rischiosa per cercare altrove migliori opportunità?
Ma c’è anche di peggio tra le cause che spingono milioni di persone a mettersi letteralmente in cammino: l’immane tragedia di una guerra, spesso combattuta per procura, oppure la fuga da regimi oppressivi e sanguinari, spesso finanziati o quanto meno tollerati da Stati che si professano democratici e rispettosi dei diritti umani.
Dati Unhcr indicano in 82,4 milioni le persone nel mondo che hanno dovuto fuggire, delle quali circa 26,4 sono rifugiati a causa di conflitti o persecuzioni (6,7 siriani, 4 venezuelani, 2,6 afgani, 2,2 del Sud Sudan, 1,1 birmani, ecc.). Ma dove trovano accoglienza tutte queste persone? Ben il 59% nei Paesi del Medio Oriente e Africa, 10% in Europa e altrettanto nell’Asia del Sud (dati Ispi). Tra questi è da segnalare la Giordania, Paese piccolo e povero di risorse, nel quale hanno trovato rifugio quasi 670 mila siriani.
Il Mar Mediterraneo, sempre affollato da disperati e dove si trovano rotte migratorie tra le più pericolose, racchiude il 41% di tutti i migranti morti e dispersi nel mondo nei primi 9 mesi del 2021 (dati Ismu), e dove secondo i conteggi (ovviamente per difetto) della stessa Commissione Europea dal 2014 sono stati registrati 24.640 morti e dispersi.
«Il Mediterraneo sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo “mare dei ricordi” si trasformi nel “mare della dimenticanza”», citando nuovamente papa Francesco. Saranno la storia e le generazioni future a giudicarci, e il metro di giudizio sarà: «Non potevano non sapere».