Non per curiosare, ma per apprendere

Federica e Roberto Del Giudice raccontano la loro visita ad alcuni progetti di sviluppo nel Nord-est del Brasile.
L'accoglienza dei bambini ai visitatori

«Siamo vicini ai giorni del Carnevale e tutti preparano le loro mascherine, ritagliandole e colorandole con la porporina. I più piccoli si mettono diligentemente in fila indiana per andare alla mensa: è l’ora della merenda, fatta di riso, fagioli e succo di frutta fresca. Facendo il giro della scuola, veniamo presentati alle maestre e ai bambini. A un certo punto chiediamo a Franci, responsabile della Scuola Fiore di Benevides: “Facci fare qualcosa, perché va bene visitare, ma vogliamo anche fare…”».

 

Federica e Roberto mi raccontano un viaggio che definiscono “relazionale”, organizzato da Equiverso, una cooperativa che unisce commercio equo e solidale, economia di comunione e turismo responsabile (www.equiverso.it). La Scuola Fiore è uno dei progetti di cooperazione allo sviluppo che hanno conosciuto durante il viaggio. Li incontro presso il loro B&B, un appartamentino armonioso sulla cima del centro storico di Rocca di Papa (Roma).

 

«Abbiamo visitato posti non influenzati dal turismo di massa – spiega Federica –, ma che meritano comunque di essere conosciuti per contribuire alla valorizzazione della cultura e del lavoro locali». Roberto, laureato in Energie rinnovabili, sottolinea che «è stato un mese vissuto nella condivisione con un mondo solo apparentemente molto diverso, ma in realtà unico… Non esistono barriere. Siamo tutti della comunità terra e la dobbiamo preservare insieme».

Federica, grandi occhi castani incorniciati da lentiggini chiare che fanno risaltare i capelli di un rosso naturale, si alza per offrirmi un bicchiere di succo di frutta e una fetta di dolce da lei preparato: «Il turismo è la mia passione – dice –, ma nel momento in cui si fa un viaggio bisogna lasciare a casa le proprie abitudini, andare solo per apprendere».

 

Dopo una prima tappa a Salvador de Bahia e Recife, i due si spostano a Belém: «Sono 36 ore di viaggio – riprende Roberto –. La maggior parte delle persone preferisce spostarsi in aereo per accorciare i tempi, ma noi di tempo ne abbiamo; per questo abbiamo scelto il pullman, per poter osservare il paesaggio e le persone, per inquinare di meno e, perché no, per risparmiare. Osserviamo tutto con curiosità: il paesaggio, la vegetazione, i villaggi, le case, le persone. Ci rendiamo conto sempre di più dei tanti contrasti di questo enorme Paese». Continuano Federica e Roberto: «Giunti a Benevides, cerchiamo di metterci a disposizione e renderci utili per i bambini. Cominciamo insegnando loro i saluti in italiano e poi lavorando in giardino. Carteggiamo le altalene in disuso, lo scivolo e altri giochi della Scuola Fiore insieme al sig. Primo, che ha tre figli: Patrik di 11 anni, Juliana di nove e una bimba più piccola adottata da un’altra famiglia. Sua moglie lo ha lasciato per un uomo più giovane e successivamente è morta nel rogo della sua baracca. Così Primo si trova a dover crescere i bimbi da solo, nonostante seri problemi dovuti alla salute precaria e alla conseguente impossibilità di lavorare».

 

Federica, commossa, interviene: «La semplicità dei momenti vissuti lavorando con lui ha sciolto quel poco d’imbarazzo che poteva esserci ed è nato un legame di amicizia. Primo ci invita a entrare per presentarci il suo mondo: una casa semplice, costruita grazie al programma di sostegno a distanza di AFN, di cui Patrik e Juliana beneficiano. La casa è pulita ed essenziale e Primo ne è molto fiero. Ci parla della sua storia triste e di quanto è grato a Dio perché ora la sua vita è cambiata: è come se una luce si fosse accesa sul suo cammino buio… È sereno e spera in un futuro migliore per i suoi figli».

 

«E voi due?», chiedo infine a Federica e Roberto: «Abbiamo condiviso la vita con le persone che abbiamo conosciuto e loro l’hanno condivisa con noi; è questo che ci è piaciuto e ci ha enormemente arricchito. Ora desideriamo continuare, portando avanti attivamente questi progetti».

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