Non facciamo errori nel voto del 4 marzo
Domenica 4 marzo, dalle ore 7 alle ore 23, si svolgeranno le operazioni di voto per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Esiste, purtroppo, un alto rischio che tanti elettori non si sentano preparati ad affrontare la scheda elettorale. Certamente questa è una delle ragioni dell’astensionismo non scelto ma subìto; come tale bisogna fare tutto il possibile per combatterlo.
E sono più di uno i livelli di scarsa informazione che possono condizionare le nostre scelte fino a portarci all’astensione: la novità della legge e quindi l’impreparazione all’espressione del voto; la non conoscenza dei candidati (nel senso della totale ignoranza: ancora qualche giorno fa si stimava che 3 elettori su 4 non sanno chi sono i candidati dei propri collegi); la scarsa consapevolezza dei sistemi elettorali e delle loro caratteristiche, necessaria per familiarizzare un minimo con il complicato “rosatellum”.
Questo nuovo è infatti un sistema misto, che ha come lontano ascendente la legge che prende il nome dal Presidente Mattarella: una combinazione di proporzionale e di maggioritario che rispetto a quella legge è oggi rovesciata. Infatti eleggeremo il 67% dei parlamentari con il proporzionale e il 37% con il maggioritario e ciò vale identicamente sia per la Camera che per il Senato. Per il proporzionale, la competizione si svolge in collegi che eleggeranno un numero di seggi superiore a uno (plurinominali), assegnati alle liste concorrenti in proporzione ai voti raccolti.
Le liste sono bloccate, senza preferenze: i candidati saranno eletti scorrendo l’elenco dall’alto in basso fino a raggiungere i seggi conquistati. Nei collegi plurinominali si può verificare il fenomeno delle pluricandidature: un candidato può essere presente fino a cinque collegi diversi; sarebbe opportuno tenerle d’occhio, almeno per avere coscienza che, se – ad esempio – vado a votare il big del mio partito, potrebbe darsi che il suo collegio di elezione sia un altro e io di fatto voterei chi viene dopo.
Ci sono poi i collegi maggioritari con i quali si eleggeranno un po’ più di terzo del Parlamento. In questi collegi la competizione è fra persone e una sola conquisterà il seggio (collegio uninominale): vince chi avrà preso anche un solo voto più del secondo. Ma come vedremo con le modalità di voto, il principio del maggioritario è mitigato dal divieto del voto disgiunto, dovremo rassegnarci a far prevalere la scelta della persona o quella della lista.
Inquadrato il “rosatellum” nelle sue grandi linee, dobbiamo entrare nella concretezza: sapere chi sono i candidati nei nostri collegi di Camera e Senato. Per farlo si può utilizzare il sito ufficiale del Ministero dell’Interno (www.interno.gov.it) oppure usufruire del certosino lavoro dell’agenzia Agi, che con una stringa di ricerca permette di andare dritti al proprio territorio (www.agi.it/trovacollegio).
Questa attività già permette di addentrarsi nella legge e mettere a fuoco il doppio profilo dei candidati: il nome per il collegio uninominale riferito a una sola lista o a un raggruppamento di liste; da due a quattro nomi per ciascuna lista proporzionale (i listini bloccati). E questo, sia per la Camera che per il Senato.
È chiaro che, a meno che non siamo già orientati con decisione, questo può non essere sufficiente per maturare una scelta. Perciò dovremo approfondire sia attingendo ai programmi disponibili nei siti delle liste che partecipando fisicamente a presentazioni e dibattiti. Molto importante anche il dialogo con persone che sappiamo competenti e hanno la nostra fiducia: aiuta ad approfondire e far venire qualche curiosità in più. Tardi per questo lavoro? Al contrario, gli studiosi del campo spiegano che gli indecisi maturano la loro decisione negli ultimissimi giorni e i politici – che lo sanno benissimo – riservano al venerdì sera le loro ultime cartucce. Ma se non vogliamo essere preda del marketing elettorale, conviene compiere un cammino personale verso la conquista dell’urna.
Quando saremo lì, tra le novità troveremo le istruzioni di voto stampate sul retro delle schede: tanto la scheda rosa per la Camera dei Deputati che quella gialla per il Senato porteranno impresse queste identiche frasi:
Il voto si esprime tracciando un segno sul contrassegno della lista prescelta ed è espresso per tale lista e per il candidato uninominale ad essa collegato.
Se è tracciato un segno sul nome del candidato uninominale il voto è espresso anche per la lista ad esso collegata e, nel caso di più liste ad esso collegate, il voto è ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti nel collegio.
Quindi: se il centro della nostra scelta è una lista e ne barreremo il simbolo, ciò sarà sufficiente per votare sia quella lista che il candidato all’uninominale ad essa collegato. Se invece il centro della nostra scelta è una persona, candidata nel collegio uninominale, potremo barrare semplicemente il suo nome; in questo caso il voto si estenderà anche alla lista che lo sostiene e, se è sostenuto da più liste, verrà ripartito tra tutte in proporzione ai voti che ognuna ha raccolto. Il doppio segno non è consigliabile per evitare errori, anche se è consentito su un simbolo e un nome collegati tra loro: come voto congiunto.
È invece nullo, bisogna averlo chiaro, il voto disgiunto: se ci convince un candidato ma non la lista che lo sostiene o viceversa, dovremo rinunciare all’uno o all’altra e operare una scelta: la legge permette di aderire ad un unico “pacchetto” senza poter dissociare il candidato all’uninominale dalla lista che lo sostiene. È bene ribadire che le preferenze non sono ammesse, quindi i nomi che sulla scheda affiancano i simboli non vanno barrati in alcun modo. E se pensiamo di aver sbagliato sulla scheda con la nostra matita copiativa, è sempre possibile chiedere ai componenti del seggio di avere un’altra scheda.
E a proposito di seggio, si è diffusa un’altra informazione che riguarda l’ennesima novità, gettando ancora un po’ di scompiglio: il tagliando “anti brogli”. Per impedire che l’elettore possa sostituire la scheda ricevuta con un’altra pre-votata e consegnata all’esterno da altri (che poi prenderanno la sua scheda, la consegneranno votata ad altro elettore e via così brogliando), stavolta le schede saranno dotate di un codice alfanumerico con tagliando staccabile, che consentirà al personale del seggio di verificare che la scheda che esce dall’urna sia la stessa che vi è entrata. Pertanto dovremo tutti avere la pazienza di far fare questa verifica consegnando la nostra scheda al Presidente di seggio, prima di inserire nell’urna; ma saremo certamente istruititi. Certo, è un appesantimento procedurale che richiede anche la nostra parte di pazienza (senza gli allarmismi che si sono diffusi) ma capiamo subito che ne vale la pena. Insomma, su tutti i fronti, non perdiamoci d’animo!