Non è più il condominio di prima

Un inquietante romanzo di fantascienza di diversi anni fa, intitolato Condominium, racconta di un condominio ultramoderno lontano dalla metropoli, dove a causa di un black out è venuta a mancare per un tempo imprecisato l’elettricità e non funziona più niente. Completamente isolati dal consorzio civile, e alle prese con i problemi della sopravvivenza, gli abitanti a poco a poco si riducono a una vita da cavernicoli, arrivando a sterminarsi a vicenda. Monito dell’agghiacciante vicenda: attenzione, al di sotto della vernice di civiltà, di cui siamo tanto fieri, rimaniamo dei primitivi sanguinari. È il trionfo del pessimismo, secondo la teoria dell’homo homini lupus. Si tratta solo di un romanzo, ovviamente, che però ha dei riscontri reali nelle tensioni che non di rado, in tanti condomini odierni, avvelenano la convivenza tra inquilini, quando invece non sono i muri di indifferenza a raggelare i rapporti. Eppure basterebbe un po’ di buona volontà, l’iniziativa di qualcuno che non si rassegna alla situazione di fatto e accetta di rischiare in proprio, per ottenere a volte risultati impensati. È quanto è accaduto – proprio su questo “fronte” – a una nostra lettrice coreana, Maristella Son, una casalinga che abita a Taegu, industriosa città posta nel bacino del Rakuto, nella regione meridionale della Corea del Sud. Stavo preparando il pranzo, quando ho sentito delle urla provenire dal cortile. Affacciandomi, ho visto i due custodi del nostro complesso edilizio litigare vivacemente con uno sconosciuto. Forse si trattava di un venditore ambulante, che loro volevano mandar via… Ho continuato a sfaccendare, ma le grida si facevano sempre più forti. Mi sono affacciata di nuovo, come tanti altri richiamati da quel frastuono: ora, dagli insulti, i custodi erano passati ai fatti, e stavano malmenando quel poveretto. Invano qualcuno accorso sul posto cercava di fermarli. Come cristiana, non potevo restare solo a guardare; così, superando la mia ritrosia, sono scesa in fretta: “Non è giusto mettersi contro una persona sola – ho protestato -, anzi è contro la legge. Tornate al vostro lavoro per cui siete pagati!”. Uno alla volta, brontolando, i custodi sono andati via. Quanto allo sconosciuto, ancora pallido per lo spavento, mi ha mostrato l’autorizzazione a raccogliere firme tra gli in- quilini per promuovere una campagna di risparmio sulle spese condominiali. Senonché, sapendo gli amministratori contrari ad un’azione che li avrebbe danneggiati, i custodi avevano cercato di fermarlo. Pur costruiti vent’anni prima in un bel quartiere residenziale, gli appartamenti del nostro complesso avevano subìto, con la crisi economica, una svalutazione; inoltre, l’amministratore capo era scomparso assieme a un discreto gruzzolo e le spese condominiali erano aumentate. Anche se ben pagati, i nostri custodi si comportavano in modo scortese; quanto agli inquilini, ognuno aspettava che fosse l’altro a prendere l’iniziativa per cambiare qualcosa. Quello spiacevole incidente, insieme al coraggio dimostrato da quell’uomo, mi ha aperto gli occhi sul diffuso disagio esistente fra di noi e su quanto anch’io avessi trascurato le questioni condominiali. Il noto precetto, che tante volte era stato guida sicura per me: “Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi” cominciava a farmi sentir scomoda. Pian piano, prendendo informazioni, ho scoperto l’esistenza di un piccolo comitato per il risparmio delle spese, di cui quell’uomo era il rappresentante. Purtroppo, essendo stato lui calunniato, il gruppo, esposto a sua volta a minacce, non se la sentiva più di sostenerlo, per paura di altre ritorsioni. Persino nella sua famiglia, in seguito a questi fatti, erano nate tensioni. A questo punto m’è venuto in mente che si poteva indire una riunione condominiale… Ma come, visto che gli amministratori boicottavano la stessa affissione di un annuncio per invitare gli inquilini? Facendo ancora violenza a me stessa, che avrei preferito piuttosto il quieto vivere, son dovuta ricorrere alla polizia: solo così ho ottenuto quel permesso. Da quella riunione è nata poi una commissione per studiare a fondo la situazione. I lavori erano comunque osteggiati dagli amministratori e la tensione cresceva. Volendo metter pace tra tutti, ho scritto in una lettera che il disinteresse di ognuno di noi aveva contribuito ad aggravare la situazione condominiale. Concludevo con l’invito a perdonare. Da cosa nasce cosa. Per mantenere tutti al corrente, ho pensato di affiggere periodicamente in bacheca una relazione sull’andamento dei lavori della commissione. L’idea ha funzionato, e tanti hanno cominciato a sentirsi coinvolti. E quando è arrivato il momento di rinnovare l’amministrazione, a mia insaputa, sono stata eletta: incarico che avrei rifiutato se i miei elettori non avessero insistito, asserendo che in me avvertivano una forza speciale: la fede. Questo episodio mi ha fatto riflettere. Fino ad allora avevo creduto che per essere bravi cristiani bastasse impegnarsi nella propria chiesa, ma le parole dei miei condomini mi hanno richiamato a quanto affermato da Gesù: “Voi siete il sale del mondo”. Non dice: “Voi siete il sale della chiesa” bensì “del mondo”. Così ho accettato la nomina. E subito un’ altra idea: quella di un notiziario come spazio informativo condiviso dagli inquilini. Chissà, magari anche per mancanza di uno strumento del genere erano nate tante discordie e incomprensioni. Poiché il rendiconto delle spese condominiali era letto da tutti vi avrei allegato il notiziario, usando la pubblicità per coprire le spese. Il giornale comprendeva articoli scritti da esperti, consigli pratici e rubriche (sugli anziani, sulla cucina, sulle composizioni floreali, ecc.); e inoltre notizie riguardanti i vari inquilini. Anch’io ho cercato di collaborare, scrivendo qualche pezzo. L’uscita del primo numero ha su- scitato apprezzamenti lusinghieri, con mia grande gioia. È stato l’incentivo per nuove iniziative. Per raccogliere fondi, ad esempio, è stato anche allestito un bazar. E con quest’entrata, aggiunta a quella della pubblicità, abbiamo raggranellato una discreta somma che è servita a indire il concorso “il custode del mese”: in palio per il vincitore 20 chili di riso e per tutti una merenda. Inutile dire che i custodi, da allora, fanno a gara nel lavorare meglio! Ma amministrare un condominio richiede tempo e impegno, per cui alla lunga tanti della commissione si ritrovavano stanchi e soprattutto i loro familiari erano scontenti per il fatto che a volte le riunioni si protraevano fino a tardi. Per compensare questi ultimi di tale disagio, mi è venuta l’idea di organizzare per loro una serata musicale a cui è intervenuto anche il responsabile dell’ufficio comunale del quartiere, tutto contento che avessimo risolto pacificamente un problema che gli pesava. In occasione del concerto, qualcuno ha offerto dei soldi da destinare agli inquilini più bisognosi. A conti fatti le spese condominiali annuali sono diminuite di molto: di ben 50 milioni di won (pari a circa 100 milioni di vecchie lire, n.d.r.). Mentre il nostro notiziario è stato scelto per la mostra sulla “cultura della vita in condominio”.

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