Non è così difficile scoprire le lobby del gioco d’azzardo

Clamore per la denuncia delle “Iene” di Italia 1, ma le associazioni da anni segnalano le responsabilità politiche trasversali all’origine del fenomeno
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Passeggero stupore ha suscitato la dichiarazione di un assistente parlamentare, rimasto anonimo, intervistato dalle Iene, trasmissione satirica di Italia 1, rete televisiva del gruppo Mediaset. «Per quel che mi riguarda – ha detto – conosco due multinazionali, una nel settore dei tabacchi e un'altra nel settore dei videogiochi e delle slot machine, ed entrambe elargiscono dai mille ai duemila euro ogni mese» ad alcuni senatori e deputati.

Si tratta di pochi spiccioli se si paragonano, ad esempio, ai 40 milioni di dollari elargiti in maniera trasparente da Sheldon Adelson, magnate dei casinò di Las Vegas, al partito repubblicano durante la recente campagna elettorale presidenziale di Mitt Romney. Negli Usa i funzionari dei gruppi di pressione (Lobby) che sono certificati e riconoscibili. In Italia, secondo la nota stampa del presidente del Senato, quanto denunciato è considerato gravissimo anche se «la natura di denuncia, anonima nella fonte e nei destinatari, rende difficile procedere all'accertamento della verità». Eppure, una denuncia politica circostanziata si può evincere dalla relazione di Matteo Iori, presidente del Conagga, esposta lo scorso 11 febbraio 2013 proprio all’interno delle sale del Palazzo Madama che ospita il Senato della Repubblica.

Conagga sta per “Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo” e Iori, che proviene dall’impegno diretto nella “Comunità Papa Giovanni XXIII”, non ha avuto timori a mettere in fila, in quel seminario che precedeva di pochi giorni le elezioni politiche, la storia di quei provvedimenti di legge che hanno accompagnato la crescita della raccolta dei giochi d’azzardo dai 14 miliardi del 2000 ai 79,9 del 2011.

Una storia trasversale
La lista comincia con l’introduzione delle sale scommesse e della doppia giocata lotto e superenalotto con il governo Prodi del 1997, passando per la nascita delle sale Bingo con il governo D’Alema nel 1999 per arrivare alle slot machine e alle scommesse “big match” introdotte con Berlusconi che, nel lungo periodo di governo, ha aperto le porte all’estrazione istantanea (gratta e vinci), le videolottery, il Bingo a distanza, l’apertura di mille sale gioco per tornei di poker dal vivo e altri settemila nuovi punti vendita di scommesse ippiche e sportive. Come si vede, è una tendenza presente a livello trasversale e che trova le sue ragioni in due sentenze esemplari della Cassazione, nel 2004, e del Consiglio di Stato, nel 2007, che hanno legittimato la deroga al divieto del gioco d’azzardo perché «la legislazione italiana si propone, non già di contenere la domanda e l’offerta di gioco, ma di canalizzarla in circuiti controllabili al fine di prevenire la possibile degenerazione criminale».

Dove si possono trovare i soldi
La relazione di Matteo Iori, accessibile e scaricabile dal sito del Conagga, entra nel merito di tanti passaggi avvenuti in questi anni dal mondo della politica ai vertici e nei consigli di amministrazione delle concessionarie dei giochi d’azzardo fino alle sottigliezze giuridiche usate da certi parlamentari per modificare il comma di un articolo del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che ha, di fatto, tolto ogni limite alla diffusione delle “slot machine”. Su questi apparecchi grava una sanzione nei confronti dello Stato per 98 miliardi di euro (non è un errore di battitura) abbassata, man mano, nei vari livelli di giudizio fino agli attuali 30 milioni di euro. Cifre che fanno riflettere se solo si pensa alla difficoltà del governo Letta Alfano nel recuperare un miliardo di euro necessario a dare ossigeno, per qualche mese, ai cassintegrati in deroga.

A proposito, infine, della «prevenzione della degenerazione criminale» che guiderebbe la legislazione italiana, la relazione di Iori riporta i numerosi casi di infiltrazione di soci contigui alla criminalità nelle aziende concessionarie di gioco da parte dei Monopoli di Stato, mentre alcuni senatori e deputati tra i più attivi nel contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo non sono stati ricandidati nell’ultima tornata elettorale. Un motivo in più sostenere il movimento crescente dei comuni alleati per tornare ad avere il potere di imporre regole alla diffusione di un fenomeno che fa crescere i malati di ludopatia come la giovane coppia denunciata a Roma perché ha abbandonato il figlio neonato in auto per andare in una sala da gioco. Un’anonima guardia giurata, un lavoratore solitamente senza nome, ha avuto la prontezza di muoversi per denunciare l’accaduto. Cosa servirà per smuovere la coscienza di uno “stato biscazziere”?

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