Non dimenticare la Siria
L’agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) negli ultimissimi giorni ha parlato a proposito della Siria di due milioni e mezzo di persone da sfamare e di un milione di profughi. Ha inoltre lanciato un appello chiedendo fondi per un miliardo di dollari da destinare a operazioni umanitarie a favore dei rifugiati in fuga dal Paese.
La gente fugge in Irak, Giordania, Libano, Turchia ed Egitto. Nelle ultime sei settimane sono scappate dalla Siria 140 mila persone. Attualmente sono oltre 700mila i cittadini siriani registrati come rifugiati o assistiti nei paesi limitrofi, dieci volte in più rispetto all'ondata di profughi registrata lo scorso maggio, senza contare tutti quelli che sono andati in altri paesi senza essere registrati. In Giordania, ad esempio, si calcola che i non registrati siano circa centomila.
Complessivamente, in Siria sono tre milioni coloro che hanno dovuto abbandonare le proprie case: due milioni hanno trovato riparo sul territorio nazionale, un milione nei paesi confinanti. E adesso, con il freddo dell’inverno, aumenta la richiesta di cibo, indumenti e cure mediche, in modo particolare per donne e bambini. Questi ultimi ostituiscono il 75 per cento dei rifugiati e circa la metà di coloro che affollano i campi e le comunità di accoglienza dei cinque paesi sopra indicati…
Questi sono i numeri di una tragedia che ha il nome di guerra. L’illusione di poter esportare in Siria il modello Libia ha prodotto un guasto irreparabile. Abbandonare la via non violenta e scegliere quella delle armi ha ridotto il paese ad un campo di battaglia, con una quantità di macerie spirituali e materiali senza fine.
Il prezzo più alto è stato pagato, come i dati confermano, dalla popolazione civile, con ferite enormi. L’Europa e gli Stati Uniti insieme a molti altri paesi hanno ritenuto saggio sostenere l’opposizione politico militare del regime, con il paradossale esito di stabilizzare il conflitto stesso. Assad mostra ancora di avere il sostegno delle forze armate e dei servizi di sicurezza, pur con qualche minima defezione, mentre il Paese si spezza nei cuori dei gruppi e delle comunità, che lo compongono.
La Regione Toscana ha preso contatti con le chiese e i cristiani di Damasco e di Aleppo, perché particolarmente a rischio nella radicalizazione religiosa, ma anche nella convinzione di un loro speciale ruolo per poter riprendere la strada ineludibile della riconciliazione.
Si è deciso di aiutare i profughi siriani che si trovano in Libano, ma volevamo dare anche un segnale di fraternità e di condivisione a tutti coloro che rimanevano in Siria, nelle città e nei villaggi, nella convinzione che ci possa essere qualcosa di più forte delle armi, nella volontà di stare vicino a quelli più esposti, in una situazione che degenera ogni giorno che passa.
Dialogando con la comunità del Movimento dei Focolari presente ad Aleppo è nato il progetto di sostenere una piccola scuola di ragazzi sordomuti (bimbi e bimbe, cristiani e musulmani). Questi bambini, sordi e muti alla guerra, alle divisioni e alle radicalizzazioni religiose, sono sembrati subito come la parabola della Siria futura, se davvero vuole uscire da questa tragedia.
Questa scuola di ascolto e di dialogo, composta attualmente di due classi, ha funzionato anche nel 2011/12 con lo stesso numero di classi dell’anno precedente e ha offerto servizi a 23 bambini, in maggioranza musulmani. Il personale è composto da una direttrice, sei insegnati, due logopediste e tre aiutanti delle insegnati, una bidella e due autisti.. Uno di questi è stato colpito con la moglie e con la figlia da un mortaio, mentre camminavano per strada. La moglie e la figlia sono morte sul colpo, mentre l’autista è rimasto gravemente ferito.
Dunque una scuola martire nel tempo della guerra, che appare, nelle sue ferite, come un segno per il tempo nuovo che deve venire. I bambini sordomuti rappresentano il loro essere sordi ai rumori della guerra, che altri hanno cominciato e condotto fino ad oggi, convinti che il rumore delle armi cambi la storia. Questi bimbi, musulmani e cristiani, nella loro impotenza raccontano il proprio no alla guerra, che distrugge ogni futuro, in particolare quello degli innocenti.
Questi bambini sono anche muti alla guerra. Non avendo ascoltato la parola guerra sono anche muti alla essa e ad ogni sua giustificazione. Quindi una scuola speciale, dove i bambini, nella loro condizione di sordomuti, hanno gia sperimentato quello che gli adulti fanno una fatica infinita a comprendere: mai ascoltare la seduzione della guerra, mai dire parole di guerra, perchè altrimenti le armi portano a compimento il loro disegno di morte.
Infine questa scuola rappresenta una piccola comunità ecumenica, che sa che il Dio di Gesù Cristo e il Dio compassionevole e misericordioso altro non sono che il volto del Dio della pace, che disarma il cuore dei violenti, che trasforma le lance in falci e le spade in vomeri, lungo la via difficile del perdono per tutti.
Dimenticare la Siria è dimenticare questa scuola e questi bambini, è arrendersi alla guerra e alla sua tragedia. Ricordare concretamente i bambini della Siria, i bambini della piccola scuola di Aleppo, è scommettere sulla pace e sulla riconciliazione, unica vera forza che trasfigura la terra, disarma i cuori e apre sentieri di unità.