Non c’è vocazione senza missione

Per la 60° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il prossimo 30 aprile, il messaggio di papa Francesco ci invita a rinnovare il senso di una Chiesa che sia  binomio inscindibile di vocazione e missione, che non escluda nessuno
vocazione
(Foto: Pexels)

La vocazione è dono di grazia, è «portatrice del segreto della felicità», mistero inscritto nel Dna di ciascuno, che si scopre un po’ alla volta, «a contatto con una situazione di povertà, in un momento di preghiera, grazie a una testimonianza limpida del Vangelo»; oppure attraverso le parole di un amico, nell’ascolto di un brano evangelico che sentiamo rivolto proprio a noi. È la fantasia di Dio, autore della chiamata. A ciascuno l’impegno a dare una risposta in un dinamismo che si realizza e si incarna «nel mondo di oggi, con le sue ferite e le sue speranze, le sue sfide e le sue conquiste».

In prossimità della 60° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni dal tema “Vocazione: grazia e missione”, le parole contenute nel messaggio di papa Francesco raggiungono l’intera comunità ecclesiale ricordando come vocazione e missione siano un binomio inscindibile.

Da qui l’invito a farsi prossimo, come il buon samaritano, a tradurre la gioia della chiamata «in opere di misericordia materiale e spirituale, in uno stile di vita accogliente e mite, capace di vicinanza, compassione e tenerezza, controcorrente rispetto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza», scrive il papa.

Al cuore dell’azione missionaria, una «profonda esperienza con Gesù», che chiama ad essere discepole e discepoli missionari di Gesù Cristo che formano l’Ekklesía, assemblea di persone chiamate, impegnate a rinnovare la società con il lievito del Vangelo, ad essere, con la propria vita, profezia del Regno di Dio: «il cristiano si lascia interpellare dalle periferie esistenziali ed è sensibile ai drammi umani, avendo sempre ben presente che la missione è opera di Dio e non si realizza da soli, ma nella comunione ecclesiale, insieme ai fratelli e alle sorelle, guidati dai pastori», sottolinea Francesco.

La Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sollecita l’intera comunità ecclesiale a rinsaldare le relazioni, a cercare sinergie possibili per realizzare il sogno di una chiesa-comunione: «la Chiesa è una sinfonia vocazionale, con tutte le vocazioni unite e distinte in armonia e insieme “in uscita” per irradiare nel mondo la vita nuova del Regno di Dio», ricorda il papa, auspicando che «lo Spirito del Signore risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia, per vivere ogni giorno rigenerati come figli di Dio Amore (cf. 1Gv 4,16) ed essere a nostra volta generativi nell’amore: capaci di portare vita ovunque, specialmente là dove ci sono esclusione e sfruttamento, indigenza e morte». In questo modo la vocazione potrà essere fonte di vita nuova e di gioia vera.

«Dalle parole che papa Francesco ha scelto per questo messaggio, allora, possiamo scoprire il cuore stesso della buona notizia del Vangelo: ciascuno di noi ha un posto nel cuore di Dio, nessuno escluso», ha commentato il card. Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, nel corso della conferenza stampa di presentazione del messaggio per la Giornata. «Nella diversità e varietà dei suoi carismi, la Comunità cristiana è chiamata a diventare un luogo accogliente e ospitale, che non esclude mai, che non ostacola la fantasia dello Spirito, ma che aiuta tutti a scoprire la propria vocazione. Un compito che richiede l’impegno dei laici e dei pastori: facciamo in modo che ogni persona, ciascuno con la propria sensibilità e col proprio percorso di vita, varcando la soglia della Comunità cristiana vi possa trovare gli strumenti utili per la ricerca della propria felicità e per scoprire il progetto di Dio: il silenzio, la preghiera, l’ascolto, il discernimento».

L’impegno a costruire una chiesa sinodale, nello stile della condivisione e della valorizzazione dei doni di tutti, è stato sottolineato anche dal rev.do Eamonn McLaughlin, officiale del Dicastero per il Clero. Nel corso del suo intervento, ha ricordato che: «i vescovi, in qualità di primi responsabili dei chiamati alla vita ministeriale, anche con la loro testimonianza di buoni pastori, favoriscono una cooperazione tra sacerdoti, consacrati e laici (soprattutto i genitori e gli educatori) e anche con gruppi, movimenti e associazioni laicali, all’interno di un appropriato piano pastorale».

È il cammino profetico di una Chiesa in movimento, che allarga le braccia per accogliere e non esclude nessuno, che sente propria «la missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (EG, 273).

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