Non basta la tolleranza: per dialogare serve rispetto
Anche quest’anno è tempo di Diwali, la festa in cui gli indù celebrano la luce e quello che, di fatto, si considera un vero capodanno. Mentre l’India e i quartieri dei Paesi del mondo dove vivono indiani di questa tradizione religiosa si illuminano di una miriade di luci e vengono assaliti dal rumore assordante di petardi e fuochi di artificio vari, in molte parti si svolgono anche celebrazioni più ponderate che offrono l’occasione per un dialogo con fedeli di altre religioni.
È il caso di Roma, dove da alcuni anni varie organizzazioni, fra cui l’Ufficio della Conferenza episcopale italiana per il dialogo ecumenico ed interreligioso e l’Unione induista italiana hanno dato vita ad un interessante convegno su Illuminazione e via tantrica. Svoltosi presso la Pontificia Università Gregoriana, l’evento ha raccolto voci molto autorevoli, sia in ambito cristiano che induista, che si sono alternate nel presentare la prospettiva di una delle correnti meno note in Occidente, ma senza dubbio più profonde e complesse di questa tradizione religiosa.
Indubbiamente il variegato panorama dell’induismo è ancora poco conosciuto in Italia rispetto ad ambienti come quello del Regno Unito dove, per via dei trascorsi coloniali, ci sono notevoli presenze indiane in diversi punti di Londra e non solo. Tuttavia, anche in Italia la presenza di persone che hanno conosciuto e si sono avvicinate a questa prospettiva religiosa e culturale è in continua crescita e non mancano gli Ashram, centri di spiritualità, dove è possibile incontrare alcune delle infinite sfaccettature di questo mondo.
Da vari decenni, nel contesto della crescente sensibilità ad un dialogo interreligioso vero e profondo, la Chiesa cattolica si fa presente presso gli indù del mondo con un messaggio che viene inviato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Anche quest’anno il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del suddetto organo della Santa Sede, ha salutato i seguaci della tradizione induista con una lettera dal titolo “Cristiani e Indù: oltre la tolleranza”. Il testo mette in evidenza la sfida dell’intolleranza, che è causa di violenza in tante parti del mondo e propone una riflessione sulla possibilità e sulle modalità che permettano di “far crescere il rispetto reciproco tra le persone – andando oltre la tolleranza -, per preparare un’era più pacifica ed armoniosa per ogni società”.
Il messaggio analizza, poi, la natura della tolleranza come “apertura e pazienza con gli altri”, ma ne sottolinea anche i limiti. Infatti al fine di “operare per una pace duratura e una vera armonia, non basta la tolleranza“. Sono, piuttosto, necessari anche “un vero rispetto e attenzione alla diversità delle culture e delle usanze delle nostre comunità” che permettano di contribuire alla salute e all’unità della società nel suo insieme.
Il card. Tauran, nel testo, afferma che “considerare come una minaccia all’unità il pluralismo e la diversità conduce tragicamente all’intolleranza e alla violenza“. Come la Santa Sede torna a ripetere, si mette in evidenza la necessità di rispettare e garantire la libertà religiosa di tutti. “Alla luce della nostra responsabilità verso la società, per far crescere questo rispetto, si deve dimostrare stima per le diverse usanze e pratiche sociali, culturali e religiose, nonché per il riconoscimento dei diritti inalienabili, come il diritto alla vita o a professare e praticare la religione di propria scelta“.
Anche l’induismo, infatti, nonostante la sua natura tradizionalmente tollerante e pacifica, ha conosciuto negli ultimi decenni processi di radicalizzazione e di fondamentalismo preoccupanti, che hanno portato anche a scelte politiche discriminatorie nei confronti delle minoranze religiose in India, in particolare musulmani e cristiani. Per questo ha un valore particolare la distinzione che il cardinale opera fra ‘tolleranza’ e ‘rispetto’. “La via che devono percorrere le diverse comunità – afferma il presidente del Consiglio per il Dialogo interreligioso – è dunque segnata dal rispetto. Mentre la tolleranza protegge semplicemente l’altro, il rispetto va oltre: crea spazio per ogni persona e nutre in noi la sensazione di stare a proprio agio con gli altri; ci consente di vedere le nostre differenze come un segno della diversità e ricchezza dell’unica famiglia umana. In questo modo, come ha evidenziato Papa Francesco nel corso del suo viaggio in Sri Lanka: ‘La diversità non sarà più vista come una minaccia, ma come fonte di arricchimento‘”.