Nomadelfia e Loppiano, il papa indica la strada
Ci sono momenti che segnano una svolta. Che fanno risplendere la luce del passato, recuperando il disegno profetico che conteneva, per far immaginare un futuro grande che verrà e che si vive già, anche se in piccolo. La svolta, per le comunità di Nomadelfia e di Loppiano, e del Movimento dei Focolari nel mondo, è stata rappresentata dalla visita del papa, che il 10 maggio, in una densa mattinata, ha visitato i luoghi di don Zeno Saltini e la prima delle 25 mariapoli, le cittadelle di Maria volute da Chiara Lubich (leggi anche “Il punto”, pag. 3). Due comunità, Nomadelfia con poco più di 300 abitanti, Loppiano con circa 850 residenti provenienti da 65 nazioni, che cercano di vivere la fraternità, dove la diversità è un’opportunità di crescita per tutti, dove – come ha detto Francesco per i nomadelfi – ci si chiama per nome e ci si dà del tu, dove si cerca di vivere come i primi cristiani e si pratica la comunione dei beni. A Nomadelfia Francesco chiarisce subito il motivo della visita: «Sono venuto tra voi – ha affermato – nel ricordo di don Zeno Saltini e per esprimere il mio incoraggiamento alla vostra comunità». Il papa dei poveri, degli esclusi, sta restituendo dignità e rimettendo al centro dell’attenzione della Chiesa coloro che degli ultimi si occupano. Dopo l’omaggio a don Tonino Bello e alla sua “Chiesa del grembiule”, ecco Francesco mettere la sua pietra sulla tomba di don Zeno. «Nomadelfia – ha spiegato – è una realtà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella». Il nome della comunità significa “legge di fraternità”: qui famiglie, sacerdoti e singoli vivono in gruppi familiari, accogliendo gli orfani secondo l’esempio di Irene, la prima delle cosiddette “mamme di vocazione”. «La Legge della fraternità, che caratterizza la vostra vita, è stato il sogno e l’obiettivo – ha affermato il papa – di tutta l’esistenza di don Zeno, che desiderava una comunità di vita ispirata al modello delineato negli Atti degli Apostoli… Vi esorto a continuare questo stile di vita, confidando nella forza del Vangelo e dello Spirito Santo, mediante la vostra limpida testimonianza cristiana».
Ma se prima di papa Francesco a Nomadelfia si era già recato Giovanni Paolo II, per la vicina cittadella dei Focolari è stata una prima assoluta. A Loppiano, nata dal Vangelo di cui si vuole nutrire, «tutti – ha sottolineato Bergoglio – si sentono a casa!». Loppiano, città aperta e inclusiva, “in uscita”, senza quelle periferie geografiche ed esistenziali che negano la dignità dell’uomo. «Ho voluto venire a visitarla – ha detto Francesco – anche perché, come sottolineava colei che ne è stata l’ispiratrice, la serva di Dio Chiara Lubich, vuole essere un’illustrazione della missione della Chiesa oggi, così come l’ha tracciata il Concilio ecumenico Vaticano II». E al Concilio il papa farà ancora riferimento, nel suo discorso, per evidenziarne la sintonia col carisma dei Focolari e per sottolineare come la cittadella voglia essere «un bozzetto di città nuova nello spirito del Vangelo». Per Loppiano il papa mostra un percorso delimitato da parresia e hypomoné, il coraggio, cioè, di dire la verità delle cose e di portare il peso di ogni giorno sulle spalle. Ma per andare avanti, bisogna recuperare la memoria.
«I frutti dell’albero – ha detto il papa – sono possibili perché ha delle radici: non è sradicato. Ma se tu non hai memoria, non ci saranno frutti». E ancora, affidarsi a Dio, come fecero gli apostoli, ma «non per starsene tranquilli fuori dal mondo, ma per uscire, per incontrare, per prendersi cura…». Il carisma dell’unità, sottolinea il papa, è uno stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere la «mistica evangelica del noi». È a partire da questa «spiritualità del noi, quella che dovete portare avanti, che ci salva da ogni egoismo», che si potrà plasmare un volto nuovo della città degli uomini secondo il disegno d’amore di Dio.
«Loppiano è chiamata a essere questo. E può cercare, con fiducia e realismo, di diventarlo sempre meglio». Ma per camminare insieme, c’è bisogno di un “patto formativo”, da realizzare attraverso il doppio metodo della prossimità e del dialogo. La storia di Loppiano, ha affermato il papa, non è che agli inizi. «È un piccolo seme gettato nei solchi della storia e già germogliato rigoglioso, ma che deve mettere radici robuste e portare frutti sostanziosi… E questo chiede umiltà, apertura, sinergia, capacità di rischio». La sfida per Loppiano e per il Movimento dei Focolari è quella della fedeltà creativa, già proposta da tempo dalla presidente Maria Voce e dal copresidente Jesús Morán: «Essere fedeli all’ispirazione originaria e insieme – afferma il papa –, essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che Lui suggerisce».
Percorsi che vanno compresi bene con il discernimento comunitario, affinché non vengano confusi con il nostro buon senso, le nostre capacità pragmatiche o i nostri modi di vedere, sempre limitati.
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