Noi del Rione Sanità

Un viaggio in uno dei quartieri più difficili della periferia di Napoli, alla scoperta delle iniziative nate dal lavoro tenace di don Antonio Loffredo, autore stesso del libro, e dei ragazzi che lo hanno seguito
Copertina del libro "Noi del Rione Sanità".

Antonio Loffredo, autore del libro edito da Mondadori Noi del Rione Sanità, ci porta col suo racconto vivo e palpitante nel cuore pulsante della “tragedia” che si vive nelle degradate periferie di Napoli, segnate da mancanza di lavoro, criminalità, prostituzione e abbandono scolastico. Tragedia perché realmente in questi quartieri «Napoli è ferita, Napoli muore e grida l’abbandono» anche se, ormai, queste parole suonano come un ritornello inflazionato che non fa più notizia. Se invece si cambia disco «Napoli risorge. Qualcuno ha preso su di sé quel corpo morente, ha ascoltato quel grido», allora sì che spunta l’interesse. Ed è quello che il libro racconta: il recupero della dignità di un popolo che, in un momento di grave crisi economica e culturale, crea lavoro per i giovani, apre il quartiere al turismo, riabilita percorsi formativi istituzionali, riscopre il valore della belezza, rivaluta il senso vero della famiglia, scardinando tutti gli schemi mentali e i pregiudizi su un città emblema dei mali sociali di oggi.

L’autore non si limita a narrare, argomenta e indaga, ed infine provoca in quanto testimone autentico di una scelta radicale e profonda, sofferta e carica di vitalità. Un racconto che è viaggio, nel tempo e nello spazio, accidentato e ricco di sorprese. E in questo viaggio narrativo ci troviamo accanto poeti, scrittori, scienziati, teologi che con la loro parola sigillano la storia di sacro, di vero e di bello. Una per tutte, quella di José Saramago, folgorante: «Solo gli uccelli volano, e gli angeli, e gli uomini… quando sognano». La categoria del sogno diventa cifra fondamentale per entrare nelle pagine di questa storia e assaporarla pienamente. Solo nel sogno si può progettare, guardare oltre, sperare di rinnovarsi, ricominciare a vivere, nella consapevolezza che il vero sognatore, come dice Oscar Wilde, «scorge l’alba prima del resto del mondo». La comunità del Rione Sanità ha intravisto quest’alba avendo scelto di seguire Cristo, colui che ha aperto storicamente  un’autostrada per i sognatori di tutti i tempi.

Divenuto parroco delle quattro parrocchie del quartiere, don Antonio Loffredo bussò alle porte, strinse le mani, raccolse la parola sofferta, offrì aiuto e sostegno, guardò nei loro occhi e comprese che se “inferno” c’era, esso era stato determinato nei secoli da mancanza di amore. Intravide così il futuro di quel pezzo di mondo nello sguardo assetato di gioia e di vita, soprattutto dei giovani, e tese loro un appiglio, minimo ma reale. Ed avvenne l’impensabile. Si spalancò, d’improvviso, su quel primo nucleo di ragazzi il cielo plumbeo che pesava da secoli sul quartiere e si intravide un raggio di luce. Li portò in giro nel mondo per aprire i loro orizzonti, in Italia, Francia, Palestina, Marocco… Rinacque la fiducia in loro stessi e negli altri e da poche decine divennero centinaia. In tanti di loro affiorò il desiderio di studiare, di progettare, di lavorare, di recuperare i tesori d’arte seminati nel quartiere, istruire i più piccoli, promuovere cooperative.

Il percorso da intraprendere era tutto in salita, fatto di volontà tenace, di tolleranza, di gratuità, di passione ed oggi si raccolgono i primi frutti generosi e duraturi: varie cooperative di lavoro dignitoso e onesto, una “Casa per bambini e famiglie”, “L’Accademia artistica”, “Il recupero delle catacombe di san Gennaro”, “Sanitansamble” un’orchesta con i bambini e adolescenti del quartiere sul modello venezuelano di José Antonio Abreu.…, e qui l’elenco sarebbe lungo, per cui lasciamo ai lettori la sorpresa della scoperta.

Questi giovani sono divenuti i protagonisti di una storia di ritrovata dignità umana e di riscatto dopo secoli di emarginazione sofferta. Un’esperienza senz’altro profetica nel senso che travalica il senso geografico e della storia e diventa, insieme a tante altre esperienze che fioriscono in questi tempi nel mondo, paradigma della Chiesa del terzo Millennio: una Chiesa di servizio, di umiltà, di condivisione, una Chiesa di fraternità vera, di comunione di beni, di scoperta della bellezza, che combatte la violenza senza armi.

Se è stato possibile alla Sanità, potrà esserlo un giorno in ogni angolo del mondo, proprio lì dove la prepotenza, la prevaricazione e la ricchezza hanno accecato gli uomini e annientato la giustizia. «Nulla di ciò che è umano può essere estraneo ad un cristiano», dice il Concilio Vaticano II e la Comunità della Sanità ha fatto proprio questo invito senza mezzi termini.  

 Possiamo dire che il fascino di queste pagine è tutto nella sconvolgente novità del Vangelo vissuto, non tanto declamato o teologizzato, ma un Vangelo che si fa carne, sangue e pane, che diventa lavoro per chi ne è privo e che, al di sopra di ogni altra cosa, rivoluziona i rapporti tra gli uomini e il rapporto tra l’uomo e la storia.

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