Noi aspettiamo
“Avevo sempre pensato di aspettare il matrimonio per avere un rapporto sessuale con la mia ragazza. Finché una sera di due anni fa mi si è presentata un’opportunità inaspettata. Nei film è sempre romantico per me, invece, è stato così frettoloso e vuoto che non mi ha lasciato nessun senso di intimità. Anzi, ero spaventato all’idea di aver dato me stesso a qualcuno. Mi dicevo: “Cosa si aspetterà adesso lei da me?”. Io desidero un amore sincero che duri tutta la vita. Per questo mi sono ripromesso di non farlo più fino al matrimonio ”. Luca, 18 anni Una recente tendenza registrata negli Stati Uniti rivela un aumento del 10 per cento tra il ’91 e il 2001 degli studenti delle superiori che preferiscono rinviare il primo rapporto sessuale al matrimonio. Anche in Italia, si è osservato che la “prima volta” è rimandata molto oltre la fine della scuola. “Bisogna viverla la verginità per capire quanto sia fondamentale, ma ho la sensazione che siano in tanti a capirmi”; “Penso che la sessualità sia un dono importantissimo. Non si deve buttare via”; “Fino a quando con una donna non dividerò bollette, spese e mura domestiche, non voglio dividere nemmeno il sesso”; “Si è più forti, più aperti verso gli altri. Più disposti a capire il mondo che ci circonda “: sono alcune delle opinioni dei ragazzi riguardo alla verginità, apparse recentemente su un quotidiano nazionale. Mentre tutto spinge verso un consumismo sessuale, questi giovani hanno capito che un rapporto coniugale significa assumersi delle responsabilità, prendersi cura di un altro essere umano, condividere con lui la propria vita. Per questo dicono di voler aspettare il matrimonio. Coloro che scelgono la castità sono certamente ancora una minoranza, ma non si sentono più ostacolati o emarginati da chi la pensa diversamente. La verginità infatti non è più considerata un tabù da infrangere per farsi accettare dal gruppo, ma un valore da testimoniare: è condizione per poter essere “dono” nella interezza di persone. “È come scegliere una strada in salita, faticosa – commenta un giovane che cerca di viverla -, apparentemente poco gratificante al momento, ma che porta in vetta. Non è sempre facile essere fedeli a questa scelta, anzi in qualche momento mi è capitato di considerarla un modo di privarsi della libertà. In realtà è esattamente il contrario: la vera libertà non è scegliere ciò che al momento vorresti fare, ma scegliere il vero bene per sé stessi e per l’altro”. LE NOSTRE STORIE “Avevo deciso che i princìpi inculcatimi dai miei genitori erano oramai tabù da togliere. A Davide gli volevo bene, mi sembrava il ragazzo per la vita: perché aspettare il matrimonio ad avere un rapporto sessuale con lui? Stranamente però il nostro amore, invece di crescere, si sgretolava. Avevo l’impressione che tutto cominciasse e finisse in quel rapporto fisico. Ad un certo punto una sospensione: “E se aspettassi un bambino?”. Chissà, forse, ora saremmo riusciti a parlare di più Davide invece elude il problema, dicendo che ci sono tante soluzioni per risolverlo. Mi ritrovo sola, con questo peso che fortunatamente si rivela infondato. Delusa, ho deciso di lasciarlo. Dopo un po’ di tempo, ci siamo rincontrati. Tra noi si potevaricominciare, ma in un altro modo, a partire dalla purezza. Davide diceva di amarmi ed ha accettato”. “Eravamo stati insieme, io la tentavo continuamente, però lei era eroica. Questo mi stupiva e mi faceva pensare con rispetto alla sua scelta. Mi piaceva confrontarmi con Luisa su come vivere la vita insieme. Ora avevamo un dialogo costruttivo, parlavamo di moltissime cose, ci conoscevamo in modo diverso, valorizzando le esigenze interiori dell’uno e dell’altro. Ho capito che le volevo veramente bene, così abbiamo deciso di sposarci. Dopo il matrimonio, incontrarmi fisicamente con Luisa è stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Questo aspettare e conquistare prima il cuore e poi il corpo, quel rispetto guadagnato faticosamente aveva fatto crescere il rapporto tra noi. Qualche tempo dopo ho ringraziato Luisa per tutto questo”. Saper attendere Ascoltando i giovani, mi sono convinto che esiste un legame intimo tra la nascita della speranza e il fatto di saper aspettare un’esperienza sessuale. Il cuore umano può intuire l’importanza dell’unione dell’uomo e della donna; può anche avere sete di questa unione, perché avverte i legami tra sessualità e il bisogno di essere amato totalmente. Quando un giovane però non accetta di aspettare, quando rifiuta di vedere nelle relazioni sessuali un dono di Dio, può fare l’esperienza superficiale di alcuni piaceri, ma prova ben presto una certa tristezza interiore. L’amore nella sua totalità, che include l’esercizio della sessualità, invece di essere vissuto come l’apice della relazione diventa una relazione qualunque; l’amore è come banalizzato. Questo il rischio: banalizzando l’atto che genera la vita, si banalizza tutta la vita!