Il Nobel per la fisica a Giorgio Parisi
Dal 1901, quando venne istituito, il premio Nobel è il riconoscimento internazionale di cui ogni Paese del mondo è più orgoglioso. Giustamente. I premiati (salvo dimenticanze eccellenti) si sono distinti, infatti, per creatività, sensibilità, intelligenza, tenacia, profondità, immaginazione, passione.
Per l’Italia finora i premiati erano venti: 6 per la letteratura, 6 per la medicina, 5 per la fisica, 1 per la pace, 1 per l’economia e 1 per la chimica. Conviene rinfrescarci la memoria: Camillo Golgi (1906, medicina), Giosuè Carducci (1906, letteratura), Ernesto Teodoro Moneta (1907, pace), Guglielmo Marconi (1909, fisica), Grazia Deledda (1926, letteratura), Luigi Pirandello (1934, letteratura), Enrico Fermi (1938, fisica), Daniel Bovet (1957, medicina), Salvatore Quasimodo (1959, letteratura), Emilio Segrè (1959, fisica), Giulio Natta (1963, chimica), Salvatore Edoardo Luria (1969, medicina), Eugenio Montale (1975, letteratura), Renato Dulbecco (1975, medicina), Carlo Rubbia (1984, fisica), Franco Modigliani (1985, economia), Rita Levi-Montalcini (1986, medicina), Dario Fo (1997, letteratura), Riccardo Giacconi (2002, fisica), Mario Capecchi (2007, medicina).
Da quest’anno alla lista si aggiunge un nome: Giorgio Parisi. Fisico, 73 anni, già presidente dell’Accademia italiana dei Lincei, è conosciuto soprattutto per i suoi lavori nel campo della fisica statistica e nella teoria dei campi. È l’unico fisico italiano membro della Accademia delle Scienze degli Statu Uniti. Si è occupato, tra l’altro, di particelle elementari, fluidodinamica, supercomputer, reti neurali, sempre con l’obiettivo di «identificare fenomeni nuovi nella fisica». Oggi in particolare studia il caos, la turbolenza, i sistemi e i materiali complessi come il vetro, l’atmosfera o gli stormi di uccelli. Volendo riassumere, possiamo dire che Parisi è una delle personalità più influenti del panorama scientifico internazionale.
L’Accademia svedese gli ha assegnato il premio Nobel perché, intorno al 1980, «ha scoperto modelli nascosti in materiali complessi disordinati. Le sue idee, tra i contributi più importanti alla teoria dei sistemi complessi, consentono di comprendere e descrivere molti materiali e fenomeni diversi e apparentemente del tutto casuali, non solo in fisica ma anche in altre aree diverse, come la matematica, la biologia, le neuroscienze e l’apprendimento automatico».
Insieme a lui sono stati premiati anche Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann per i loro studi sul clima.
La presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, nel congratularsi con Parisi che ha collaborato lungamente con il Cnr, ha voluto rimarcare che «la ricerca fondamentale è bella, senza ricerca fondamentale non ci può essere innovazione, non ci può essere creatività». Prima di questo premio, Parisi aveva ricevuto almeno una ventina di altri riconoscimenti internazionali ai massimi livelli. In particolare, è un caso abbastanza eccezionale che uno scienziato nello stesso anno vinca sia il Nobel sia il premio Wolf (per la fisica), meno conosciuto al grande pubblico ma altrettanto importante.
Interessante anche la preoccupazione di Parisi che la scienza perda il proprio valore, non venga più compresa e venga quindi ridotta a una specie di magia.
Chi lo conosce personalmente, parla della «semplicità e umiltà delle menti geniali».