Nobel aTettamanzi per la tutela degli immigrati?
Per il sociologo Sami Nair le prese di posizione del cardinale in materia di tutela degli stranieri, lo rendono «meritevole del premio».
La notizia è riportata sul sito dell’Arcidiocesi di Milano. Nessun media ne ha parlato, ma alla proposta avanzata dal sociologo francese Sami Nair di proporre la candidatura del cardinale Dionigi Tettamanzi per il Nobel per la Pace parecchie persone si sono dimostrate felici per questa idea giunta dalla Francia, che mette ancor più in luce, a livello internazionale, le doti prettamente evangeliche del sacerdote lombardo, divenuto cardinale nella terra di Sant’Ambrogio, di San Carlo e di altri grandi pastori della chiesa universale.
Il vicario episcopale Armando Cattaneo sottolinea «la libertà evangelica» del cardinale, che non si pone il problema di come possa essere politicamente interpretato il proprio messaggio. «Ho una grande stima del premio Nobel – dice il vicario – e tuttavia per gli uomini di Chiesa un riconoscimento così alto può risultare inatteso perché certi temi sono il Vangelo quotidiano».
E proprio queste continue prese di posizione di Dionigi Tettamanzi, in materia di tutela degli immigrati, sono storiche e lo rendono «meritevole del Nobel» A sostenere questa tesi è il sociologo francese Sami Nair, secondo cui quella del cardinale Tettamanzi è stata «l’unica voce che si è levata contro la Lega Nord» e ha supplito a una funzione di mediazione «svolta negli anni Sessanta dai partiti comunista e socialista in Italia e in Francia a favore dell’integrazione dell’immigrazione nelle società».
Sami Nair, sociologo, filosofo e cattedratico francese, ultimamente ha puntato il dito contro «l’uso perverso dell’immigrazione nella battaglia politica da parte di partiti», sottolineando come nell’attuale crisi dell’economia, «ma anche delle forme politiche», sia emerso «il ruolo moderatore, molto importante, svolto dalla Chiesa», evidenziato soprattutto nel caso italiano, definendo storica la presa di posizione del vescovo di Milano.
Tettamanzi, lombardo di nascita, classe 1934, Arcivescovo di Milano dal 2002, parla spesso di integrazione, della necessità di un luogo di culto per i musulmani perché «la città possa essere governata in nome della pace, della giustizia e dell’armonia fra le sue diverse componenti». Invita «le istituzioni civili milanesi a garantire a tutti la libertà religiosa e il diritto di culto nel rispetto della legalità», ma non smette, in nome del Vangelo, di esortare le autorità locali a trovare «una soluzione in tempi brevi, per non incancrenire la situazione e aumentare la tensione», e «a ragionare concretamente senza paura del dibattito».