No vax, no tax, no fax, no sax…
Fanno impressione le manifestazioni no vax di questi giorni, anche perché non si riesce a definire il contestatore “tipo”, che non è per forza salviniano, che non è per forza di destra, che non è per forza un antagonista per partito preso. Genericamente – ed è questo l’unico vero punto in comune dei no vax – si può dire che siano persone che hanno fatto della società dei diritti il loro credo, la loro guida sociale. Guai a chi tocca i miei diritti di libertà e uguaglianza, guai a chi tocca il creato ed eccede in rimedi farmacologici, guai a chi mi obbliga a pagare tasse che non mi competono, guai a chi mi obbliga a gestire i rifiuti in un certo modo…
Tra i no vax c’è gente con la testa sulle spalle, che pensa con la propria testa. Quindi massimo rispetto. Non è qui il caso di fare un discorso medico-scientifico, quanto un discorso più sociologico. Chi ne ha le competenze scientifiche ha il compito di convincere i no vax a cambiare opinione.
Mi ha colpito un post di Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, che riprende un suo articolo su Leggo che dice così: «Non amo i vaccini, ma mi sono vaccinato. Per i miei figli. E soprattutto per uno di essi. Per Giorgio Maria che ha la sindrome di down e che in questa pandemia sta rischiando grosso… L’ho fatto per lui anche se odio prendere le medicine, figuriamoci un vaccino sperimentale. Ma non potevo fare altrimenti… Comprendo le ragioni di chi non si vuole vaccinare. Ma poi ripenso a quella volta in cui in macchina un figlio si è strozzato con un pasticcino e per aiutarlo a respirare gli abbiamo dato da bere un’acqua che avevamo in auto per lavare il parabrezza, un’acqua che non avremmo bevuto mai si è improvvisamente trasformata in occasione per riprendere fiato. Ci sono momenti in cui il bene è oltre la nostra comprensione…, ma nella scelta di un bene più grande che si chiama bene comune».
Qual è la molla che ha spinto De Palo a farsi vaccinare? Il figlio con la sindrome di down. Credo che stia qui, nella cura dell’altro, la sola, vera soluzione al problema di convincere i no vax e limitare i danni di una pandemia che è tutt’altro che finita e che sbugiarda chi pensava di essersela cavata, britannici e israeliani in testa. Non può essere la paura di ammalarsi la molla mentale che può convincere i no vax che pensano, ma il timore di trasmettere la malattia ad altri. A ben guardare – anche se una tale motivazione non credo che sarà sufficiente, come non lo saranno le politiche impositive dei governi del mondo intero – questa molla è la più cristiana e umana che esista, la ben nota regola d’oro: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te», o in positivo: «Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te». Cioè, «non trasmettere il virus come non vorresti che qualcuno te lo trasmettesse».
La categoria che invece sarà più difficile da convincere sarà quella dei complottisti. Navigate un po’ sulla rete e vedrete le scemenze da manicomio che si diffondono: metalli iniettati col siero, chip che verrebbero inoculati approfittando della vaccinazione, trucco delle statistiche quotidiane sulla diffusione del virus, progetto di Big Pharma di far ammalare il mondo per poterlo dominare, e via dicendo. Qui siamo nell’ambito dell’irrazionalità, e allora il no vax diventa no tax e se volete no fax e no sax… Tutto è una scusa per gridare al complotto.
Resta una riflessione scomoda: le nostre società, a differenza di quelle del passato, sono società dei diritti più che dei doveri. Società che, spinte dal benessere, si concentrano sulle soddisfazioni personali più che su quelle collettive. Questo non vuol dire che i diritti siano da eliminare, ci mancherebbe, sono una conquista epocale, della cultura europea in particolare. Ma non si può negare che un eccesso di diritti non accompagnato da un’adeguata dose di doveri possa diventare un detonatore per l’esplosione o l’implosione di una società. Questo bilanciamento necessario è il ruolo e lo scopo della politica. E la pandemia sta ridando fiato alla politica, a quella vera, che si occupa dei bisogni della gente più che alle beghe di partito.