No alla tratta

Che sia stata smantellata una rete di tratta di essere umani è già una bella notizia. Che a collaborare al successo dell’operativo ci siano anche delle suore è una sorprendente e pure bella notizia

È accaduto in Spagna, dove la Guardia civil (i carabinieri locali) è riuscita a rintracciare e poi arrestare 89 membri dell’organizzazione nigeriana Eiye confraternity (la confraternità), sparsi in dodici provincie, liberando nel frattempo 39 donne nigeriane costrette a prostituirsi. Nell’operazione, coordinata dall’Europol, hanno anche partecipato poliziotti nigeriani della National Agency for the Prohibition of Trafficking in Persons. Secondo i comunicati della Guardia civil, si è trattato di una delle operazioni più importanti in Europa contro i gruppi criminali vincolati alle confraternite nigeriane.

Sebbene le ricerche venissero da lontano, decisivo è stato l’apparire nella scena delle religiose adoratrici schiave del Santissimo sacramento nella città di Almería, al Sud-Est della Spagna. È da oltre un decennio che queste suore svolgono una particolare attività occupandosi delle prostitute. Col suo furgoncino allestito da unità mobili, escono a pattugliare i punti della prostituzione nella città, cercando di capire se quelle donne sono vittime della tratta. Ed è accaduto che una di quelle pattuglie abbia trovato una giovane nigeriana che era stata picchiata violentemente. La ragazza, minorenne, ha spiegato loro le condizioni di «schiavitù» in cui viveva insieme con altre otto connazionali, e le suore hanno subito denunciato la situazione alla Guardia civil.

I meccanismi delle mafie dedicate alla tratta di persone son conosciuti, ma non sempre facili da dimostrare. Ora, con questa operazione si è saputo meglio che queste donne provenivano da un centro di accoglienza rifugiati di Lampedusa, dove erano arrivate in gommone dalla Libia. Da lì erano state prese dall’Eiye confraternity, un’organizzazione nigeriana sorta negli anni Sessanta per combattere la colonizzazione, ma che ora trova un modo di finanziarsi attraverso la prostituzione. Sottomettono e minacciano le donne con riti vudù finché non paghino l’ipotetico debito di 30 mila euro che è costato portarle dalla Nigeria fino all’Europa attraverso le reti di migrazione irregolare.

Provvidenziale è stato dunque l’intervento delle suore adoratrici, che con questo successo sommano un nuovo premio a quelli che hanno già ricevuto per il lavoro che svolgono in favore delle prostitute. Le suore nel 2002 avevano messo in moto un loro progetto, chiamato “Emmaus”, per l’accoglienza alle donne vittime della tratta. Da allora hanno aiutato oltre trecento donne. «L’obiettivo – spiegano le suore – è formarle perché possano essere autonome. Abbiamo una borsa del lavoro; di solito con essa trovano un impiego come cuoche o cameriere, e soprattutto come badanti per anziani». E non nascondono il loro ruolo come “vigili” contro la criminalità: «Ogni settimana individuiamo nella provincia qualche caso di tratta. Meno male che la Guardia civil fa uno sforzo incredibile indagando ogni caso che le raccontiamo».

 

 

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