No a un’unica grande moschea

Il comune, rispettando il legame che i fedeli hanno con il luogo di culto del proprio quartiere, ha scelto la soluzione delle piccole moschee di zona
Centro islamico di viale jenner a milano

Il comune di Milano ha terminato la prima fase di studio e di lavoro insieme alle comunità islamiche presenti sul territorio e ora è stata presentata la «mappatura delle esigenze» e un nuovo piano moschee. Un lavoro sicuramente non semplice ma fondamentale di costante confronto con le comunità islamiche della città, che ha permesso, come frutto, l’abbandono del progetto di un’unica grande moschea per Milano. Ora questo studio passa alla fase operativa, con Palazzo Marino intenzionato a ordinare i piccoli luoghi di culto islamici già presenti in città.
 
Detto in altre parole, a breve i musulmani praticanti avranno a disposizione dieci piccole moschee. Finora, molte delle attuali moschee avevano la loro sede in un garage, in un magazzino, in una palestra, in un tendone. Si trattava di sistemazioni provvisorie, in attesa di un luogo adatto: almeno nove di questi centri gestiscono di fatto un luogo di culto, anche se hanno la veste formale di associazione culturale e non religiosa. Solo il Centro islamico della Lombardia a Segrate è una vera e propria moschea, unica in Italia insieme a quella di Roma. La moschea di Segrate, tra l’altro, non sarà ingrandita, né diventerà la principale.
 
Dopo questo lavoro il comune ha deciso di procedere mettendo in regola quei luoghi che hanno già le condizioni per il riconoscimento formale di associazione religiosa e luogo di culto, magari attraverso una ristrutturazione dei locali. Mentre nei casi in cui la regolarizzazione è impossibile, il trasloco resta l’unica possibilità e sono già iniziate le consultazioni con alcuni consigli di zona per trovare delle sedi alternative.
 
Attualmente le moschee irregolari sono tre, per le quali si dovrà con certezza trovare un nuovo stabile. Mentre l’Istituto culturale islamico di viale Jenner e l’Associazione delle donne musulmane e dei giovani musulmani d’Italia, pur avendo partecipato al lavoro con il comune, non hanno chiesto la regolarizzazione dei loro centri come luoghi di culto.
 
Questo interessante lavoro con il comune ha mostrato un importante passo avanti verso la coesione: molte delle associazioni invitate si sono presentate a Palazzo Marino riunite nel Coordinamento delle associazioni islamiche milanesi (Caim). Si tratta di un passo di grande valenza, poiché per anni le realtà islamiche hanno avuto una notevole difficoltà nel rapportarsi con le istituzioni con voce unitaria. Anche se alcune anime molto radicate dell’Islam in città non fanno parte del coordinamento hanno comunque partecipato al percorso intrapreso con Palazzo Marino.

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