Nizza, l’orrore dell’attentato rimbalza sui media di tutto il mondo

Dall'Europa agli Stati Uniti, dalla Russia ai Paesi del Medio Oriente, è unanime la condanna dell'attacco che è costato la vita a più di ottanta persone. Contro l'Isis si cercano nuovi accordi tra le grandi potenze mondiali
L'home page del quotidiano on line The New York Times con la notizia dell'attacco terroristico a Nizza foto Ansa

Sono 84, secondo le notizie disponibili al momento, le persone rimaste uccise nell’attentato di giovedì sera a Nizza, in Francia, quando un uomo alla guida di un camion ha percorso a zig zag la celebre Promenade des Anglais affollata di gente per la festività del 14 luglio, Festa della Repubblica. La matrice sarebbe quella terroristica, dato che l’uomo – anche lui rimasto ucciso, nell’intervento della polizia – ha cercato di colpire quante più persone possibile e secondo alcune testimonianze avrebbe anche sparato sulla folla; le indagini sono in corso, ma per ora non sono stati evidenziati legami diretti con gruppi jihadisti, per quanto l’origine franco-tunisina dell’attentatore faccia ipotizzare quantomeno un’influenza della propaganda violenta dell’Isis – che in alcuni video ha infatti incitato a compiere azioni simili. La notizia oggi fa le prime pagine di tutti i giornali – in costante aggiornamento peraltro – in primo luogo francesi, ma non solo; e al di là del resoconto dei fatti, numerosi sono i commenti e anche i racconti sia di esperti, che di giornalisti che hanno assistito ai fatti, che di cittadini comuni.



Le Figaro, dopo un riassunto dei fatti dal titolo “Che cosa sappiamo sull’attentato di Nizza”, punta il dito contro il fatto che il presidente del Consiglio regionale aveva già richiesto misure di sicurezza più stringenti; e si chiede quali possano essere le ripercussioni anche economiche su quella che, per numero di arrivi, è la seconda città turistica della Francia, con il 40 per cento dei flussi dell’intera regione – gli albergatori riferiscono di aver ricevuto le prime disdette già poche ore dopo l’accaduto. Oltretutto, fa notare uno degli utenti: «Nizza è simbolo di un turismo di lusso», l'attacco quindi sarebbe non solo a uno dei motori dell’economia francese, ma anche ad un’opulenza vista come un insulto alle fasce più disagiate della popolazione.

 

Ma Le Figaro racconta anche della solidarietà che si è innescata tramite i social network: l’hashtag #PortesOuvertesNice, così come avvenne a Parigi, è servito per dare ospitalità a chi non è potuto rientrare al proprio alloggio; altri sono serviti per aiutare le famiglie a ritrovare i dispersi, o a lanciare appelli per per l’aiuto ai feriti e a donare sangue. La tecnologia, però, pare aver fatto cilecca su un altro fronte: secondo quanto riferisce Le Monde, la app lanciata dal governo per aiutare la popolazione in caso di attentato avrebbe impiegato due ore e mezza a reagire ai fatti di Nizza. Un piccione viaggiatore, insomma, avrebbe forse potuto fare di meglio.



Grande attenzione sta ricevendo anche la decisione di prolungare lo stato d’emergenza di tre mesi: tutti i giornali spiegano i dettagli della procedura che consentirà al Parlamento di votare questa misura, e diversi utenti chiedono lumi su chi e come abbia il potere di farlo – uno di loro, commentando il fatto che è stato il presidente Hollande ad annunciare anticipatamente questo voto, si scaglia su Le Monde contro il fatto che non è lui ad avere il potere di farlo: nella terra della liberté, a quanto pare, anche dettagli di questo genere contano.



Anche la Chiesa di Nizza si è attivata per stare vicino a chi soffre: il vescovo André Marceau, in un’intervista a La Croix, ha annunciato che la cattedrale rimarrà aperta tutto il giorno con sacerdoti e laici a disposizione per l’ascolto e il sostegno ai visitatori, e oltre alle veglie di preghiera ha avanzato la proposta – ancora non confermata – di una celebrazione interreligiosa. Su tutto, l’invito a non lasciarsi prendere dall’odio, «perché il nostro dolore non generi proprio ciò che è stato all’origine di questi fatti».



Anche il vicino Belgio, che ha provato sulla propria pelle l’angoscia degli attacchi terroristici, dedica attenzione pressoché pari a quanto avvenuto a Nizza: la pagina del quotidiano Le Soir è pressoché identica a quella dei giornali francesi, con in più l’appello a far avere notizie della ventina di connazionali che ancora risultano dispersi. Idem per un altro quotidiano belga, La Libre, che però afferma anche che «le consegne dello Stato Islamico erano chiare: usare un camion come una falciatrice». Per la testata belga il legame sarebbe dunque chiaro.



Anche la vicina Spagna reagisce: El Paìs riferisce che il capo del governo, Mariano Rajoy, ha convocato la commissione antiterrorismo, e offerto il suo sostegno alla Francia. Anche sulle prime pagine dei giornali americani, la notizia dell’attentato di Nizza guadagna “addirittura” maggior attenzione di quelle relative all’infuocata campagna elettorale.

 

Negli Stati Uniti d'America il New York Times dà spazio al reportage di un suo corrispondente, Andrew Higgings, che dipinge un quadro abbastanza cruento della scena di morte; nonché alle dichiarazioni del segretario di Stato John Kerry, in visita a Mosca, che insieme al ministro degli esteri russo Lavrov ha osservato un minuto di silenzio e affermato che, alla luce degli eventi che stanno sconvolgendo il mondo, il dialogo tra Usa e Russia diventa sempre più urgente: «Noi politici e i nostri collaboratori siamo nell’invidiabile posizione di poter fare qualcosa», ha dichiarato insieme al collega russo. Dure parole di condanna sono arrivate anche dal presidente russo Putin, che ha invitato ad intensificare gli sforzi nella lotta al terrrorismo. Anche i giornali russi, in generale, dipingono la scena con tinte molto forti: la Komsomol’skaja Pravda, nel’articolo del suo corrispondente, parla addirittura di persone che «Si ammazzano l’una con l’altra nel fuggire», dando la parola all’analista politico Andrej Koshkin, che identifica in questi attacchi che sfruttano le caratteristiche del panico della folla una nuova forma di terrorismo di segno opposto alle nuove tecnologie, ma non meno devastante.

 

Interessante, ma estremamente preoccupante, l’annuncio del quotidiano algerino (in arabo e francese) El Watan, che dichiara di aver sospeso i commenti all’articolo sui fatti di Nizza «in ragione del moltiplicarsi dei commenti estremisti, razzisti e offensivi»: se verso l’attentatore o verso l’ex madrepatria coloniale, non è dato sapere; certo è che episodi simili fomentano violenza su entrambi i fronti. Al Arabiya riporta comunque l’unanime condanna del mondo arabo, da quella della monarchia saudita, a quella degli Emirati Arabi, a quella del Kuwait; il cui emiro, Sheikh Sabah Al Ahmad Al Sabah, ha espresso particolare solidarietà anche alla luce dell’attentato avvenuto lo scorso anno durante il Ramadan in cui rimasero uccise 27 persone. Un monito rispetto al fatto che la religione, quando è strumentalizzata per fini violenti, non risparmia nemmeno i luoghi in cui viene praticata la stessa fede.

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