Nizza, il becero terrorismo che sgozza
I fatti: giovedì 29 ottobre, alle messa delle nove di mattina, nella basilica di Notre-Dame de l’Assomption a Nizza e nelle immediate vicinanze è stato perpetrato un altro attacco all’arma bianca, al coltello, che ha provocato la morte di tre persone, un uomo e due donne. La prima donna, una settantenne, è stata massacrata all’interno della basilica. Il secondo, un uomo, il sacrestano, è stato accoltellato a morte sempre nella chiesa, mentre la terza vittima, ancora una donna, una mamma di quarant’anni, è stata uccisa in un bar davanti alla basilica, dove si era rifugiata. Tutte e tre le vittime sono state sgozzate.
La polizia nazionale e quella municipale sono intervenute appena possibile, e il presunto colpevole è stato arrestato. Ferito gravemente dalle armi da fuoco della polizia municipale, è ricoverato e piantonato all’ospedale. Secondo testimoni e polizia il presunto colpevole ha ripetutamente gridato «Allah Akbar» mentre si allontanava dalla chiesa. L’attentatore di Nizza è un ragazzo di 21 anni, Aouissaoui Bahrain. Era arrivato dalla Tunisia a Lampedusa il 20 settembre scorso, una domenica, quando sull’isola siciliana approdarono 26 barche più o meno grandi e circa 1.300 migranti affollarono l’hot-spot. Quella sera il Viminale fu costretto ad inviare una nave che alla fine ne prese a bordo circa 800.
Emmanuel Macron, il presidente francese, si è recato nella basilica di Nizza nel primo pomeriggio, parlando di un «attentato terroristico islamista» e garantendo il «sostegno ai cattolici di tutto il Paese». Aggiungendo che «è la Francia che è stata attaccata». E forse ha ragione: non è tanto la cattolicità nel mirino, ma il Paese transalpino, come conferma il susseguente attacco ad Avignone, che ha portato alla morte del terrorista, un uomo armato di un coltello che avrebbe tentato di attaccare dei poliziotti in strada, verso le 11,15 gridando anch’egli «Allah Akbar». Ma va ricordato anche che, nel frattempo, in Arabia Saudita, è stato attaccato il consolato francese di Gedda, con una guardia ferita da un assalitore. La Francia è ormai nel mirino del fondamentalismo radicale islamista, wahhabita e salafita. O più semplicemente terrorista.
Proprio in questi giorni scrivevamo della difficile situazione che si era creata in Francia con lo sgozzamento di un insegnante di Conflans Saint-Honorine, nella periferia parigina, e per le susseguenti dichiarazioni di Macron. Gli attacchi di oggi esplicitano da una parte la profondissima insofferenza per il presunto vilipendio della religione islamica che ha colpito non pochi musulmani “al limite del fondamentalismo”, musulmani che isolatamente e probabilmente con istinto d’emulazione, colpiscono senza che nulla possa essere previsto. Dall’altra l’efferatezza degli atti compiuti fa emergere la necessità di una maggiore protezione di alcuni obiettivi sensibili. Il primo ministro francese, Jean Castex, in effetti ha annunciato che il piano Vigipirate per la difesa del Paese contro il terrorismo di matrice cosiddetta islamista è arrivato al livello di «attacco di emergenza» su tutto il territorio nazionale.
Il dolore per la barbarie di tali attacchi mostra ancora una volta come la comunità islamica nel suo complesso abbia bisogno di riconoscere i propri errori nell’aver lasciato spazio a movimenti fondamentalisti che seminano odio ovunque nel mondo. Ma nel contempo non si può nascondere come ormai il gioco si sia fatto pericoloso: non giova a nessuno giocare all’escalation, bisogna riuscire a calmare gli animi e gli Stati hanno il dovere sì di proteggere i propri cittadini, ma anche di favorire una convivenza pacifica senza offese tra comunità. Il problema, nonostante le dichiarazioni di tanti sovranisti, non è quello di annullare la migrazione dal Sud del mondo verso il Nord, già profondamente colpita dalla pandemia di coronavirus, ma di regolarla secondo norme eque.