Nigeria, strage nella chiesa di san Francesco Saverio a Owo
Nigeria. Papa Francesco ha immediatamente espresso il proprio dolore domenica 5 giugno per le vittime dell’attentato nella città di Owo, nello Stato nigeriano sud-Ovest di Ondo, solitamente risparmiata da jihadisti e bande criminali attive in altre parti del Paese, dove uomini armati hanno aperto il fuoco sui fedeli nella chiesa di Saint Francis Xavier, uccidendo almeno 50 persone, tra cui bambini.
Nel suo messaggio il papa ha anche detto di pregare per il Paese, “dolorosamente attaccato in un momento di festa”. L’assurdità di questi atti, che da oltre un decennio fanno piangere i nigeriani, denunciato come un “efferato omicidio di fedeli” dal presidente Muhammadu Buhari è stata condannata dai leader religiosi e civili di tutto il mondo con la massima fermezza.
L’associazione islamica in Nigeria, Muslim Rights Concern, MURIC, ha affermato nella dichiarazione che: «condannano fermamente questo atto di aggressione non provocata. È disumano, esecrabile, orribile e terribile». Chiedono «l’arresto immediato e il perseguimento degli aggressori» e affermano che: «l’attacco alla chiesa Saint Francis Xavier è una prova inconfutabile dell’esistenza di Boko Haram nel Sud-Ovest», perché «stando al modus operandi di Boko Haram, avvertiamo che le moschee e altre chiese potrebbero essere i prossimi obiettivi, perché è così che hanno iniziato nel Nord».
Parlando alla radio Vaticana, il cardinale John Onaiyekan l’arcivescovo emerito della diocesi di Abuja, la capitale nigeriana, molto impegnato nel dialogo Interreligioso in Nigeria, denuncia da anni la violenza e gli attacchi indiscriminati nel Paese, che colpiscono le comunità cristiane e non cristiane. «Non è la prima volta che uomini armati attaccano persone innocenti, ma quello che è successo nel giorno di Pentecoste è particolarmente scioccante».
Il cardinale ha poi spiegato che sono stati fatti sforzi per «evitare quello che chiamano ‘profiling’: Dovremmo evitare di dire che si tratta di musulmani sprovveduti che uccidono cristiani cattolici».
Naturalmente, ha proseguito, quando un attacco viene perpetrato contro una chiesa di domenica, è praticamente impossibile evitare che la gente «abbia la sensazione di essere attaccata perché è cristiana. Questo non aiuta gli sforzi che cristiani e musulmani stanno facendo per mantenere buone relazioni in Nigeria. Cristiani e musulmani devono essere uniti e affrontare questi criminali».
In una dichiarazione rilasciata domenica, mons. Lucius Ugorji, arcivescovo di Owerri e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, ha affermato di aver ricevuto la notizia del sanguinoso attacco con grande shock e tristezza. «Nessun luogo sembra essere più sicuro nel nostro Paese, nemmeno i sacri recinti di una chiesa».
Ricordando alle autorità nigeriane il loro dovere di difendere la popolazione, ha detto: «Chiediamo al governo di dare loro la caccia e di consegnarli alla giustizia. Se il governo non agisce con decisione su una questione così grave, incoraggerà la discesa dell’anarchia nella nostra nazione».
La sicurezza rimane una sfida importante nel Paese più popoloso e con la maggiore economia dell’Africa. Gli attacchi ai siti religiosi sono particolarmente sensibili in Nigeria, dove le tensioni talvolta divampano tra le comunità di un Paese con un sud prevalentemente cristiano e un nord prevalentemente musulmano.
Tuttavia, questo tipo di attacchi è raro nel relativamente pacifico sud-ovest del Paese. L’esercito nigeriano, invece, deve affrontare numerose sacche di insicurezza nel resto del Paese. Un’insurrezione jihadista infuria da 12 anni nel nord-est, bande di saccheggiatori e rapitori terrorizzano il nord-ovest e il centro del Paese e il sud-est è teatro di movimenti separatisti.
Il gruppo jihadista Boko Haram, presente nel nord-est del Paese, ha già preso di mira le chiese nel corso di un conflitto che ha causato 40.000 morti e 2 milioni di sfollati in Nigeria.
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