Nigeria in recessione
La dinamica economia della Nigeria, il gigante africano con circa 200 milioni di abitanti, sta subendo da alcuni mesi un durissimo attacco sotto i colpi di un’inflazione galoppante, della svalutazione della moneta (la naira nigeriana) e del coronavirus.
Nel rapporto del 28 agosto pubblicato dal National Bureau of Statistics (Nbs), emerge un dato allarmante: gli afflussi di investimenti esteri sono crollati del 78%, per 1,29 miliardi di dollari, (710,5 miliardi del vecchio Franco Cfa) nel secondo trimestre 2020, rispetto al trimestre precedente. Di fronte al drastico calo delle esportazioni nigeriane dovuto al Covid-19 e all’aumento dei prezzi per le merci di importazione, la Nigeria ha visto l’inflazione raggiungere il 12,4% a maggio 2020, il livello più alto degli ultimi 2 anni, mentre la valuta nazionale (la naira) è in continuo deprezzamento nei confronti del dollaro. Il prezzo di alimentari e bevande analcoliche è molto aumentato. Lo stesso vale per l’acqua, le abitazioni, l’elettricità e le bombole di gas.
La chiusura delle frontiere terrestri con il Benin nell’agosto 2019 è stata una delle principali cause della tendenza al rialzo dei tassi di inflazione in Nigeria, tanto che secondo i dati Nbs, l’inflazione ha iniziato a salire fin da settembre 2019. Secondo la l’Ufficio nigeriano di statistica, il persistere della pandemia continua ad ostacolare una piena ripresa dell’economia, soprattutto impedendo la circolazione delle persone. Una situazione che danneggia gravemente i produttori di generi alimentari, a causa della difficoltà di accesso alle aziende agricole. Nonostante il desiderio di diversificare la propria economia, la Nigeria sta subendo le conseguenze della sua forte dipendenza dal prezzo dell’oro nero, il petrolio, che rappresenta oltre l’80% delle entrate nelle esportazioni dello Stato e più della metà delle sue entrate pubbliche.
La Banca Centrale della Nigeria ha effettuato una leggera svalutazione del valore della naira rispetto alle altre valute internazionali, in particolare nei confronti del dollaro Usa, che è la valuta più utilizzata nel commercio estero. Ma «a breve termine, la recessione e le conseguenze indirette del coronavirus avranno effetti devastanti sui mezzi di sussistenza» osserva la ricercatrice Elizabeth Donnelly, del think tank britannico Chatham House. Sono almeno 7 milioni le persone che hanno attualmente bisogno di assistenza alimentare, e la chiusura dei confini ha fatto aumentare i prezzi dei prodotti alimentari. Questa situazione è purtroppo destinata a peggiorare ulteriormente. La Banca mondiale ha già avvertito del rischio di una crisi alimentare che potrebbe colpire l’intero continente africano. Con la Nigeria in recessione, è inevitabile che i Paesi della sub-regione e anche il continente ne risentiranno. La Nigeria è stata finora non solo un grande produttore ma anche un notevole esportatore, soprattutto a livello locale. È stata finora considerata la “locomotiva” dell’Africa occidentale. In questa recessione, la leadership nigeriana potrebbe entrare in crisi e cedere il primato alla concorrenza della Costa d’Avorio. Soprattutto, però, la situazione economica critica della Nigeria rischia di influenzare il valore dell’Eco, la nuova valuta dell’Africa occidentale subentrata quest’anno al vecchio Franco Cfa. I prossimi mesi saranno sicuramente cruciali non solo per la Nigeria, ma anche per tutto il continente africano.