Niente velo per Jasira
La regia è del debuttante Alan Ball, già noto per l’Oscar ottenuto con la sceneggiatura di American Beauty. Egli racconta, con forte tensione drammatica, l’aprirsi alle esperienze sessuali di una tredicenne di origine libanese, che vive con il padre negli Stati Uniti La severità e l’eccessiva chiusura del genitore la privano della possibilità di essere seguita e consigliata durante l’età dello sviluppo.
Niente velo per Jasira non indulge in riprese maliziose, pur approfondendo, con semplicità e realismo, gli stati d’animo dei momenti delicati e tenendo lo spettatore nello sconcerto e nel timore di qualche violenza. I fatti sono esposti dal punto di vista dell’adolescente. Colpiscono la disponibilità e il candore con cui Jasira affronta ogni nuova occasione. Ella perviene, alla fine, ad una maggiore consapevolezza e alla scoperta di aver subìto una sorta di stupro ad opera di un adulto. Quest’ultimo è dipinto non come un maniaco irrecuperabile, ma come un uomo superficiale, abbastanza comune e non difficile da incontrare. Mentre una vicina di casa, che è incinta, si accorge dei pericoli che incombono sulla ragazza e si prodiga per proteggerla ed illuminarla.
Nel finale, che è alquanto movimentato e con la presenza di numerosi personaggi, i problemi della ragazza vengono affrontati da tutti e trovano una qualche sistemazione. La restituzione del gattino ghiacciato e il parto hanno significati simbolici. Il primo indica il congelamento dei sentimenti di Jasira nei confronti dell’adulto; il secondo è associabile alla nascita di un’intesa di lei con la donna partoriente, che potrà continuare a starle vicino in futuro. Il film per la finezza, con cui sono trattati la psicologia degli adolescenti e certi loro atteggiamenti discutibili, può essere apprezzato da genitori ed educatori, come aiuto a riflettere sui condizionamenti ambientali.
Regia di Alan Ball; con Summer Bishil, Peter Macdissi, Aaron Eckhart, Tony Colette.
Valutazione della Commissione nazionale film: complesso, problematico.