Niente soldi a chi specula

La speculazione sul prezzo dei beni alimentari è un gioco d’azzardo che affama intere popolazioni.
Un bimbo malato per la carestia

La speculazione sul prezzo dei beni alimentari è un gioco d’azzardo che affama intere popolazioni. In sostanza, è una scommessa sul valore del grano, del mais, ecc, ad una certa data. Una massa elevata di capitali capace di alterare lo stesso prezzo di beni necessari per l’alimentazione. L’allarme è partito, ai primi di settembre 2012, da un comunicato congiunto sui prezzi dei prodotti alimentari rilasciato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e dal Programma alimentare mondiale (Wfp): «Dobbiamo agire rapidamente affinché questi shock dei prezzi non si traducano in una catastrofe per decine di milioni di persone nei prossimi mesi».

Il cibo, che diventa scarso per la siccità o perché viene utilizzato per farne carburante, attira un mercato interessato solo ai guadagni resi possibili dalle fluttuazioni del prezzo tramite strumenti finanziari come i futures, gli swap e le opzioni di vendita. Come riporta la rete delle associazioni riunite nella campagna “Sulla fame non si specula”, i colossi che gestiscono gran parte di questo mercato finanziario sui prodotti agricoli sono Goldman Sachs, Morgan Stanley e Barclays Capitals. Si può lasciare tutto in mano all’autoregolamentazione delle grandi imprese?
Un segnale arriva dai missionari del Catholic Maryknoll, da tempo impegnati nel movimento interreligioso degli investitori responsabili, che sono riusciti a far cancellare 2,3 miliardi di dollari investiti in titoli derivati legati alle materie prime agricole da parte del secondo maggiore fondo pensione Usa, il “California State Teachers' Retirement System”.  Risultati sensibili, raggiunti nei confronti di alcune banche tedesche anche dalle ong  Oxfam, World Development Movement e Food Watch, come riporta la campagna italiana “Non con i miei soldi”.  

Viene quindi naturale una considerazione: si può continuare a tacere di fronte alla morte per fame procurata dalla speculazione, eppure esistono le indicazioni per questa possibile inversione di rotta che tarda sempre ad arrivare. Perché non seguirle?   

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