NFT e arte digitale
Nuove forme d’arte, fra passato e futuro
Quando, nella seconda metà del XIX secolo, la fotografia iniziò ad essere considerata anche come una forma d’arte oltre che strumento avanzato per documentare la realtà, si verificò uno di quei “salti” artistici rispetto al passato che avvengono quando si entra a contatto con nuovi strumenti d’avanguardia e si iniziano nuove sperimentazioni.
La stessa rivoluzionaria sensazione di novità si è potuta provare visitando la mostra Let’s get digital [1] (Palazzo Strozzi, Firenze): un’esposizione di opere d’arte digitali e multimediali, realizzate da alcuni fra i più importanti creativi del settore, che ha aperto lo sguardo su forme artistiche innovative e in piena evoluzione.
L’ascesa delle tecnologie digitali nella seconda metà del XX secolo ha contribuito in maniera dirompente all’imporsi di nuove forme culturali fornendo al panorama artistico nuove possibilità e nuovi stimoli, legando il patrimonio conoscitivo del passato alle visioni e agli strumenti espressivi del futuro.
L’intento della mostra di Palazzo Strozzi non è stato solo quello di rendere fruibili al pubblico alcune fra le installazioni digitali di maggior rilievo internazionale, ma anche quello di fornire al visitatore le basi culturali per capire una pratica artistica innovativa che si è evoluta soprattutto negli ultimi 4-5 anni, parallelamente alla diffusione, anche nel mondo dell’arte, delle tecnologie Blockchain e NFT.
In breve, la tecnologia Blockchain – che funziona come un registro pubblico ed è alla base della creazione delle criptovalute (come i bitcoin) – rende possibile il controllo, la proprietà, il trasferimento e la compravendita di beni in modo crittografato, sicuro e verificabile, attraverso un sistema di calcolo distribuito che permette di fare a meno di un ente di controllo centrale.
Un NFT (Non-Fungible Token, traducibile grossolanamente in “gettone non fungibile”, o “gettone non riproducibile”) è invece un certificato digitale, basato su tecnologia Blockchain, che attesta l’originalità, l’unicità e la proprietà univoca di un bene materiale o immateriale (come, ad esempio, qualcosa che potrebbe essere custodito all’interno di un file).
L’oggetto certificato da un NFT risulta del tutto originale: non è un duplicato, né una riproduzione, e chi ne compra uno acquista la proprietà di quell’oggetto. Un certificato NFT, in altre parole, rende un file unico, tracciabile e scambiabile e permette di superare gli “appiattimenti” del copia-incolla, cioè di trovare un rimedio ad una prassi che ci ha abituati alla riproduzione e alla distribuzione quasi totalmente incontrollata di tutto ciò che è digitalizzabile.
L’invenzione degli NFT ha rappresentato una svolta: siamo riusciti a trasporre efficacemente i concetti di unicità e proprietà nel mondo digitale, trovando un modo proficuo per dare valore agli oggetti immateriali (come le creazioni digitali) o anche per certificare digitalmente oggetti fisici, aprendo nuove possibilità di fruizione.
L’intreccio fra il mondo digitale e quello artistico ha determinato la nascita della Criptoarte: un movimento creativo votato alla realizzazione di opere d’arte digitali legate alla tecnologia Blockchain e alla registrazione tramite NFT. Per introdurre il visitatore all’incontro con queste nuove frontiere espressive, la mostra di Palazzo Strozzi ha reso fruibile al pubblico, accanto alle opere esposte, una rassegna di libri sul ruolo delle tecnologie digitali come strumenti al servizio della creatività artistica.
Sulle pareti di una sala, inoltre, hanno trovato spazio le definizioni essenziali di tutti quei termini che ruotano attorno al mondo dell’arte digitale: Blockchain, NFT, Smart Contract, Intelligenza Artificiale… Un dizionario in grado di dare al visitatore le nozioni di base per capire il mondo della Criptoarte e le intenzioni delle nuove generazioni di creativi che ne hanno intuito l’enorme potenziale (anche dal punto di vista economico).
Sul fronte dei vantaggi commerciali basti pensare che dal 2014 – anno in cui è stata venduta la prima opera d’arte registrata con NFT (intitolata “Quantum”, dall’artista Kevin McCoy) – per la Criptoarte si è aperto un mercato che nel 2021 ha raggiunto un giro d’affari di decine di miliardi di euro [2].
Al di là del dibattito sulla commercializzazione dell’arte o sulle preoccupazioni riguardo la colossale bolla speculativa che si è creata attorno agli NFT, rimane il fatto che le nuove tecnologie hanno dato all’arte contemporanea ulteriori opportunità: un’opera può essere fruita, venduta, comprata in maniera nuova, singolarmente o collettivamente, senza intermediari, inaugurando nuove modalità di rapporto fra un artista e il suo pubblico.
La mostra “Let’s get digital” ha però posto il visitatore di fronte a ulteriori e più profonde questioni legate all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) in ambito artistico – un impiego cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni – suscitando domande di senso sul tema della “creatività artificiale“: può una IA cambiare il mondo dell’arte? E in che modo?
(Continua in un prossimo articolo)
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[1] Let’s get digital! NFT e nuove realtà dell’arte digitale.
[2] H. Murphy, J. Oliver – How NFTs became a $40bn market in 2021(december 2021)
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