Newman: il profeta del Vaticano II

La canonizzazione del grande intellettuale, educatore, scrittore e pastore inglese, figura di riferimento sia nella Chiesa anglicana che, poi, in quella cattolica, dove divenne cardinale
Il card. Vincent Nichols con Sally Jane Axworthy, ambasciatrice inglese presso la Santa Sede. Dietro, l'immagine di Newman

Festoso – per la Chiesa, l’ecumenismo, la cultura – il giorno della canonizzazione di John Henry Newman, il 13 ottobre. Prima di tutto perché egli è stato, e rimane, il più grande pensatore cattolico dell’800 e tra i massimi filosofi-teologi cristiani dopo Agostino e Tommaso d’Aquino. Ma ci sono altri meriti e motivi che rendono sacrosanta la salita agli altari, proclamata da papa Bergoglio nella Basilica Vaticana, del primo santo britannico che negli ultimi 400 anni non sia morto martire. Quelli compresi fra il XVI secolo di Enrico VIII e di Elisabetta I e l’età contemporanea erano stati tutti decapitati come Thomas More o bruciati come John Fischer.

Davanti a un evento così importante, ci possiamo chiedere due cose. Primo, perché Newman sia canonizzato il 13 ottobre, in un mese dedicato tradizionalmente alle missioni (Newman è stato tante cose, ma non missionario); seconda domanda, come mai è canonizzato durante un evento notevole ma un po’ specifico per la Chiesa come il Sinodo sull’Amazzonia? Evento che ricorda anch’esso l’evangelizzazione ad extra e le missioni. Ebbene, la risposta a questi due interrogativi ci fa scoprire proprio alcuni di quei meriti e motivi che sono all’origine della canonizzazione dell’autore dell’Apologia pro vita sua e del Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana (o del dogma traduce qualcuno), due suoi capolavori.

Se ottobre è il mese “di” Newman lo è perché l’8 ottobre 1845, a Littlemore, vicino Oxford, dove aveva insegnato per 20 anni con eccezionale successo, il prete anglicano John Henry Newman davanti al padre passionista italiano Domenico Barberi lasciò l’anglicanesimo e diventò cattolico. L’indomani quest’atto fu solennizzato e reso pubblico con una cerimonia, per cui il 9 ottobre è per la storia il giorno della conversione di Newman al cattolicesimo. Dunque la canonizzazione ottobrina evidenzia in Newman l’anglicano grande intellettuale e militante che aderisce alla Chiesa cattolica dopo aver impresso un’orma profonda e acquisito grande séguito nella sua Chiesa d’origine, come prete e predicatore, come educatore e scrittore, come storico e teologo. Quando fece il gran passo, a 44 anni (era nato nel 1801), aveva già scritto almeno una decina di libri impegnativi e apprezzati, specie di patristica e storia del cristianesimo, sugli ariani, Atanasio, i santi della storia britannica.

E veniamo al secondo punto. Perché Newman Santo in pieno Sinodo sull’Amazzonia? Un professore british come John Henry cos’ha a che fare con le missioni, i poveri, i derelitti? Ci risponde Benedetto XVI che, proclamandolo beato il 19 settembre 2010 a Birmingham durante il viaggio pastorale in Inghilterra, ricordò non solo che Newman dopo la conversione fu ordinato sacerdote, ma che in quella città industriale e operaia fondò l’Oratorio di San Filippo Neri e «visse quella visione profondamente umana del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham… visitando i malati e i poveri, confortando i derelitti e prendendosi cura di quanti erano in prigione». La dimensione sociale-caritativa di Newman, dunque, lo pone al livello dei grandi missionari ed evangelizzatori. Pure perché, convertendosi al cattolicesimo nel Regno Unito, egli era passato dalla maggioranza a una minoranza nel Paese, guardata allora con sospetto e ostilità. Come oggi le missioni e i missionari in taluni Paesi. E il cerchio si chiude tornando allo studioso, perché tutto l’impegno socio-pastorale di Newman, creato cardinale da Leone XIII nel 1879, non gli impedì di scrivere un’altra cinquantina di opere filosofiche, teologiche, spirituali, esegetiche e pastorali, lavorando fino alla morte che lo colse l’11 agosto 1890, a 89 anni. Trovò tempo pure per le poesie e due romanzi (Loss and Gain e Callista).

Speriamo che la canonizzazione guadagni tanti lettori a questo sommo autore, che ci può arricchire e illuminare come pochi sulla natura della fede, la nostra identità e il rapporto corretto col mondo. Trattando questi temi Newman mostra profondità e un rigore che non fa sconti, ma anche positività e apertura. Da profeta, qual è, del Vaticano II.

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