Newman giustamente beato

Una delle intelligenze più alte del XIX secolo e tra i massimi pensatori cristiani di ogni epoca.
Newman

Nel Settecento il buon papa Benedetto XIV, uno dei più spiritosi e concreti della storia, per disciplinare la prassi un po’ avventurosa delle canonizzazioni, impose il severo doppio binario dei due stadi: prima beato poi santo (con relativi miracoli). A me sembra un po’ buffo che un beato non sia santo e un santo sia più che beato, ma forse va bene così.

In ogni caso la beatificazione di John Henry Newman, attesa e prevista – anzi, Pio XII ha predetto la sua futura elezione a Dottore della Chiesa –, dice la santità di un uomo che ha vissuto davvero eroicamente la propria vita di ministro anglicano, avversato da alcuni anglicani, e poi di cattolico avversato da alcuni cattolici, di prete e finalmente di cardinale (1801-1890).

 

Newman è certamente una delle intelligenze più alte del XIX secolo: basterebbero tre suoi libri – Apologia pro vita sua, Lo sviluppo della dottrina cristiana e Grammatica dell’assenso – a farne uno dei massimi pensatori cristiani di ogni epoca, ma occorre citarne almeno un quarto: Gli ariani del IV secolo, in cui, studiando la famosa eresia, ritenne che il cristianesimo inglese non cattolico del suo tempo le corrispondesse, e sentì dunque il dovere di lasciare la Chiesa anglicana, pena, disse, la salvezza stessa della propria anima.

Ora questo non è da discutere, appartenendo alla più intima e gelosa vicenda dell’uomo; interessante invece è esaminare brevemente il resto, che fa capo ai tre primi libri nominati.

 

Newman fu promotore, con altri notevoli ingegni, del movimento oxfordiano (1833-1845) dei “Tractarians”, così detti perché pubblicavano i periodici Tracts (“Articoli per i nostri tempi”), cercando di approfondire le ragioni della fede tradizionale anglicana contro il crescente liberalismo teologico capace in prospettiva di dissolvere ogni verità dogmatica; e in difesa della "via media" inglese tra gli "estremismi" di Roma e del protestantesimo.

Ma Newman aveva alle spalle una forte fondamentale esperienza di Dio fatta già a quindici anni («I and my Creator», io e il mio Creatore) e si trovava sempre peggio nell’atmosfera soggettivistica della propria Chiesa.

Dopo l’adesione alla Chiesa cattolica (1845) Newman scrisse una mirabile autobiografia spirituale (l’Apologia), e preparò in lunghi anni di riflessioni filosofico-teologiche quella Grammatica dell’assenso che costituisce a tutt’oggi, per i Paesi non latini e di formazione culturale empiristica, la via regia della ragione verso la fede: «Se una religione è aperta alla ragione e allo stesso tempo a tutti gli uomini, vi devono essere ragioni producibili sufficienti per la convinzione razionale di ogni individuo», dice Newman. E questa convinzione è determinata dal "cumulo di probabilità" storiche, morali, religiose che convalidano il "messaggio definitivo" del cristianesimo.

 

Modernissimo, anche, sulle orme di Pascal e Kierkegaard, è l’esame della coscienza, che, esistenzialmente inquieta, trova proprio nella Chiesa la controspinta necessaria a vincere l’influenza negativa della società secolarizzata nei suoi aspetti anticristiani.

Libero dal peso eccessivo della tradizione teologica post-tridentina, Newman puntò con intelligenza storica e coraggio spirituale sulla dimensione pneumatica e sul "principio profetico" della e nella Chiesa, notando come, se l’autorità docente e pastorale è sempre necessaria, è però il primario sensus fidei (sentimento profondo della fede) del popolo cristiano a salvare la Chiesa stessa nelle sue pericolose crisi; come nel caso, appunto, della provvisoria ma eclatante svolta ariana del IV secolo.

 

È proprio l’acquisizione di queste fondamentali certezze, mentre stava scrivendo Lo sviluppo, a farlo decidere di entrare nella Chiesa cattolica, attirandosi critiche e malevolenza da anglicani e poi sospetti e riserve da cattolici. Ma Newman temeva troppo il dissolversi della radice cristiana – che paragonò a un uomo che passa davanti a uno specchio e non vi vede la propria immagine – per farsi condizionare dalle critiche e dai sospetti.

Così prese forma, direi, la Croce formato Newman, attraverso il lungo periodo di insegnamento e silenzio operoso tra gli Oratoriani, di cui era diventato confratello per la stima immensa di san Filippo Neri, nell’isolamento dagli antichi e da molti nuovi correligionari. In esso nacque un ulteriore capolavoro, la Lettera a Pusey, che spiega articolatamente, profondamente e senza polemiche il culto mariano nella Chiesa cattolica, già coltivato nel periodo anglicano dall’autore.

 

Da giovane, Newman aveva scritto una bella poesia intitolata Lead, Kindly Light (Guidami, Luce gentile): attraverso crisi psicofisiche, intellettuali, spirituali, ambientali, la Luce gentile lo guidò fino alla porpora cardinalizia assegnatagli da Leone XIII nel 1879, e oggi alla strameritata canonizzazione tra i beati. Ex umbris et imaginibus in veritatem (Dalle ombre e dalle immagini nella verità) recita la sua autografa epigrafe tombale.

 

 

Le parole di Newman

 

Attesa: «Affida al Signore la tua via, spera in lui ed egli agirà». «Non temere! Dio è pieno di misericordia e ti porterà avanti a poco a poco». «Io ho cercato sempre di lasciare i miei interessi nelle mani di Dio e di essere in attesa, e lui non mi ha dimenticato».

 

Cambiamento: «Qui in terra vivere è cambiare, ed essere perfetti significa aver cambiato spesso».

 

Amore: «La fede può fare un eroe, solo l’amore può fare un santo».

 

Logica: «Il buon senso e una larga veduta della verità devono servire come correttivi della logica».

 

Pensiero: «Per la religione la libera espressione di pensiero non è mai pericolosa, spesso è utile. Ma per la scienza essa è assolutamente necessaria».

 

Verità: «Così vanno le cose: noi promuoviamo la verità con il sacrificio di noi stessi».

 

Lotta: «La verità cattolica e il razionalismo… due principi autentici e vivi, semplici, compatti, coerenti… lotteranno non per nomi o parole, ma per principi essenziali e precisi requisiti morali».

 

Dio: «Sono cattolico perché credo in Dio. Trovo impossibile credere nella mia propria esistenza (della quale sono sicurissimo) senza credere anche nell’esistenza di colui che vive come un essere personale, onniveggente ed assoluto giudice nella mia coscienza».

 

Pazienza: «Questo è soprattutto un tempo in cui i cristiani sono chiamati alla pazienza».

 

Male: «Il male va affrontato non con argomentazioni, proteste e avvertimenti, non con la scienza, non dall’eremita o dal predicatore, ma per mezzo del grande fascino antitetico della purezza e della verità».

 

Corrente: «Cedi al flusso e dirigi la corrente, che non puoi fermare, della scienza, della letteratura, dell’arte e della moda, addolcendo e santificando ciò che Dio ha creato molto buono e l’uomo ha guastato».

 

Università: «L’università educa l’intelletto a ragionare bene in tutti i campi, a slanciarsi verso la verità e ad afferrarla».

 

Visione: «Il solo vero arricchimento mentale è il potere di vedere in una sola volta molte cose come un tutto, riferirle distintamente al loro posto autentico nel sistema universale, comprendere i loro rispettivi valori e determinare la loro mutua dipendenza».

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