New York: una Maratona a stelle e strisce

Quarant’anni dopo l’ultimo trionfo di una donna statunitense, Shalane Flanagan trionfa in una edizione che ha assunto un significato ancor più profondo dopo l’attentato che ha funestato Manhattan lo scorso martedì. Partecipazione record anche per gli italiani: più di 3000, gran sesto posto per Sara Dossena
Shalane Flanagan

Quarant’anni dopo l’ultimo trionfo di una donna statunitense, Shalane Flanagan trionfa in una edizione che ha assunto un significato ancor più profondo dopo l’attentato che ha funestato Manhattan lo scorso martedì. Partecipazione record anche per gli italiani: più di 3000, gran sesto posto per Sara Dossena

Lo sport come risposta alla paura ed elemento unificante, in contrapposizione all’orrore del terrorismo: cinque giorni dopo l’attentato di Manhattan rivendicato dall’Isis, in cui il 29enne uzbeko Sayfullo Saipov è piombato alla guida di un pick-up su una pista ciclabile uccidendo 8 persone e ferendone 15, New York si è rialzata offrendo al mondo il grande spettacolo della Maratona 2017. Tra misure di sicurezza imponenti, oltre 50.000 persone hanno preso il via alla corsa, con una pattuglia italiana come sempre numerosissima: sono stati 3002 i partecipanti dal Bel Paese, secondo gruppo più numeroso dopo gli americani.

Proprio dalla nutrita pattuglia a stelle e strisce è arrivato il risultato più bello e sorprendente: 40 anni dopo il successo di Miki Gorman, atleta americana di origine giapponese e tra le pioniere di questo sport negli anni’70, ad aggiornare il palmares statunitense è stata Shalane Flanagan con il tempo di 2h26’53’’. Un successo storico per lei, arrivato dopo una carriera che l’ha vista salire sul gradino più basso del podio ai Giochi olimpici di Pechino 2008 e giungere sesta nella maratona alle Olimpiadi di Rio 2016. Il finale della gara femminile, fra l’altro, è degno di un film: l’americana ha sferrato l’attacco decisivo al 37esimo kilometro, riuscendo così a staccare la favorita keniana Mary Keitany (tre volte vincitrice della manifestazione) e l’etiope Mamitu Daska. Per la Flanagan, nata a Portland 36 anni fa, è un successo a sorpresa, arrivato dopo una gara tatticamente perfetta e impreziosita dal decisivo allungo nel finale.

La neo vincitrice, prima della gara, aveva dichiarato che in caso di vittoria avrebbe terminato la carriera. Restano ancora i dubbi sull’ufficialità o meno della sua decisione ma, se così fosse, sarebbe il finale più bello. «È indescrivibile – ha dichiarato la Flanagan tra le lacrime a fine gara -. È un momento che sto cercando di assorbire ed assaporare». Oltre il trionfo americano, però, c’è stata anche grande Italia: Sara Dossena, 32 enne di Bergamo all’esordio sulla distanza dei 42 km., riesce infatti ad acciuffare uno straordinario sesto posto in 2h29’39’’. La triatleta lombarda parte benissimo, rimanendo nel gruppo di testa fin quasi al ventesimo chilometro: quindi si stacca, proseguendo però con un ritmo che le consente addirittura di correre la seconda metà di gara più velocemente rispetto alla prima

«È stata un’esperienza emozionante – ha dichiarato la runner lombarda sul suo profilo Facebook – impossibile descriverla con le parole. A quando la prossima?». La risposta potrebbe essere immediata: il premio per la sua straordinaria maratona, infatti, è stata la convocazione per gli Europei di Berlino 2018. La Nazionale azzurra potrebbe dunque trovarsi tra le mani un’atleta di livello molto alto. In campo maschile c’è stato il classico dominio africano: a trionfare è stato infatti Geoffrey Kamworor in 2h10’56’’, bravo a battere nella volata finale il connazionale Wilson Kipsang dopo che entrambi avevano staccato la concorrenza a 3 chilometri dalla fine. Terzo posto per l’etiope Lelisa Desisa, arrivato a 36’’ di distanza dal duo keniano.

Tra gli atleti azzurri spicca invece la prestazione del comasco Francesco Puppi: il 25enne, campione del mondo di corsa in montagna, ha bagnato il suo esordio in una maratona con un lusinghiero 19°posto. Tra i primi trenta troviamo altri due italiani: Doriano Bussolotto 22° ed Alberto Mosca 23°. Chiunque sia riuscito a varcare la linea di arrivo posta a Central Park, però, può considerarsi vincitore: ultimare un percorso di 42km e 195 metri è sempre e comunque un successo. La maratona è sport di resistenza forse come nessun altro, che spinge l’uomo a conoscere a fondo il proprio corpo e i suoi limiti. Non si giunge alla fine, se non ci si gestisce: a vincere, dunque, sono stati i 50.000 e passa partecipanti e soprattutto il messaggio di cui si sono fatti portatori, dopo i fatti della scorsa settimana. Lo sport e la vita vincono sempre, contro ogni forma di terrore.

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