Nelle scuole romane menù etnici o da fame?
Al posto di un piatto di pasta o di una minestra, accompagnato da un secondo e un contorno, sui tavoli delle mense dei bambini delle scuole romane sono arrivate le microporzioni di wurstel e patatine, di gulash o di paella. Uno scambio poco equo, frutto di una iniziativa che, in teoria, serviva a migliorare la conoscenza che i bambini hanno dell’Europa (ma ne hanno a quell’età?), ma che nella pratica si è finora rivelato un flop. Davanti ad una schiera di bambini affamati, molto difficilmente un’insegnante, per quanto preparata e volenterosa, riuscirà a spiegare che quel piatto è tipico della Germania. Prima, naturalmente, dovrebbe pure tentare di spiegare cos’è la Germania, perlomeno ai bambini della scuola dell’infanzia e delle prime classi della primaria…
Ma partiamo dall’inizio di quest’anno scolastico, senza tornare alle polemiche, d’altro tipo, che in passato hanno accompagnato il tentativo di proporre ai piccoli scolari i piatti tipici di altre culture. Poche settimane dopo l’inizio dell’anno scolastico, con una lettera inviata ai genitori l'assessore Alessandra Cattoi aveva spiegato che il progetto dei menù etnici voleva essere un omaggio al semestre di presidenza italiana nell'Unione europea e si sarebbe potuto rivelare utile per consentire ai piccoli studenti di «acquisire una maggiore consapevolezza dell'appartenenza dell'Italia alla Ue», attraverso «un approccio allegro e coinvolgente alle culture degli altri popoli». Un’idea interessante, ma attuata malissimo, tanto che le miniporzioni dei piatti unici sono state viste come un tentativo del Comune di risparmiare anche sul cibo.
Naturalmente, di fronte ai bambini affamati, i genitori hanno cominciato a porsi qualche domanda e alcuni membri delle commissioni mensa delle varie scuole hanno iniziato a fotografare e a postare su Facebook e sugli altri social network le foto dei piatti serviti nelle mense. Come si può vedere dalla foto di una mamma postata sulla pagina di Facebook di MensA Sana, il risultato è povero e discutibile. «Sono stata molto delusa quando ho saputo che erano stati serviti i wurstel – spiega la mamma di una bambina di prima elementare -. I piccoli li hanno mangiati con gusto, naturalmente, ma non mi sembra un piatto sano: io a casa non li do mai a mia figlia! E che dire del ketchup sulle patate? Che delusione».
Una delusione che si è trasformata in una serie di petizioni per chiedere all’amministrazione guidata dal sindaco Ignazio Marino piatti più tradizionali e più sani. Il progetto dei menù etnici, così come è stato realizzato, non piace: è innegabile. Per i genitori, invece di spendere soldi per pagare le consulenze dei dietisti, la stampa e la diffusione dei depliant, delle lettere e dei manifesti, se proprio si voleva valorizzare l’appartenenza all’Ue, sarebbe stato meglio elaborare un progetto per una maggiore e migliore diffusione delle lingue straniere, senza affamare i bambini e deludere gli adulti.
A proposito, oggi si mangia, come piatto unico, “fish and chips”, patatine e pesce fritto. Buon appetito?
(Le foto sono state postate da una mamma della scuola Leonardo Sciascia dell'XI municipio di Roma sulla pagina di Facebook di MensA Sana, creata per promuovere "una campagna di sensibilizzazione per il cibo genuino nelle mense scolastiche del Comune di Roma")