Nelle sale “Tutti i santi giorni”
Partiamo dall’Italia, col nuovo film di Paolo Virzì “Tutti i santi giorni”. Guido (Luca Marinelli) è timido, colto, delicato e anziché curare la carriera universitaria, preferisce fare il portiere di notte. Convive con la coetanea, più o meno trentenne, Antonia (Thony), una siciliana irrequieta, permalosa, instabile e in conflitto con la famiglia. Si amano, lui è tenerissimo, lei orgogliosamente ignorante, e vivono nella Roma periferica rozza e allegra.
Una storia di amore fragile come il filo che lega queste due vite a loro modo spiazzate, ma che alla fine, ben oltre il dolore e il fallimento – lui è molto più maturo di quel che sembra – si ritrovano.
Virzì presenta un film piccolo e per nulla pesante, fatto di allusioni, di sentimenti e di rabbie che segnano una intera generazione senza sicurezze e con quella voglia di un figlio che non arriva, fonte di disagi interpersonali molto attuali. Roma è sempre la solita città strapaesana e accogliente, ma pure alienante, per quanto sia bella, specie all’aurora quando lui torna dal lavoro e sveglia con la colazione la sua ragazza.
Molto bravi i due interpreti che reggono da soli un film che nella seconda parte perde un poco di peso e imbarca forse troppe situazioni, ma resta un lavoro sottile, sensibile all’incertezza di una generazione e di una intera nazione che deve ritrovare le proprie radici culturali e sociali.
Revival di una generazione degli anni quaranta-cinquanta descritta da Jack Kerouac nel suo celebre testo “On the road”, il film omonimo diretto da Walter Salles e presentato a Cannes 2012, racconta senza scadere nella nostalgia, ma con evidente simpatia, le avventure dello scrittore (Sam Riley) e dei suoi disinibiti amici “lungo il viaggio”. Viaggio fisico e di maturazione umana, alla ricerca del mondo, per scoprire gli altri e sé stessi, offre uno spaccato di personaggi alla deriva – in particolare il “maledetto” Dean Mariarty (Garrett Hedlund) e la sua amica Marilou (Kristen Stewart) –, ossessionati dalla ricerca della felicità. In oltre due ore, il racconto prosegue tra le regioni americane fino al Messico alternando amori, trasgressioni ed egoismi, insieme alla sincera volontà di trovare la propria vera personalità, almeno in alcuni. Non tutti ci riescono o ci provano e in questo senso il film rimane attuale come espressione di un disagio giovanile che nei tempi di crisi riaffiora con le sue debolezze e la sua voglia di vivere.
Assai partecipi gli attori e suggestiva la fotografia nelle diverse regioni e stagioni, lineare il ritmo nonostante gli sbalzi temporali. Il film resta una ricostruzione molto descrittiva di un mondo che, sotto certi aspetti, non è mai morto.
"Taken 2" di Olivier Megaton è il sequel in cui Bryan Mills (Liam Neeson) in vacanza a Istanbul con ex moglie e figlia si trova a dover fare i conti con gli scagnozzi di Murad a cui, nel primo film, ha ucciso il figlio. Rapimenti, sparatorie, corse in macchina imprevedibili (e impossibili) attraverso le viuzze di Istanbul: lui quasi mai una ferita, spara e uccide tutti sul colpo, i carcerieri sono presi più dalle partite televisive che dalla sua custodia, perciò l’eroe li fa fuori facilmente. Finchè la vendetta si trasforma, da parte di Bryan, in richiesta di perdono al nemico Murad ed il finale è lieto dopo tanti inseguimenti e sparatorie. Spettacolo da brivido per gli appassionati del genere e per chi ama rilassarsi con le confezioni hollywoodiane perfette, anche se scontate.