Nelle parrocchie si balla per il papa
In attesa della Gmg targata Brasile, e mentre il papa sta volando verso Rio de Janeiro portando con sé una borsa nera di documenti – «questo papa mi stupisce sempre di più perché è normale», commenta una giovane donna nel bus, subito rilanciata da un uomo di mezza età che pare Ronaldinho: «Mi piacerebbe parlargli e dirgli quello che deve fare per cacciare i mercanti dal tempio» –, mi trovo a Salvador de Bahia, tradizionale capitale culturale del Paese, “la città africana più grande fuori dal continente nero”, centro della religione tradizionale candomblé, un sostanziale sincretismo tra culti di origine africana e cristianesimo.
Anche qui, in questa città complessa, ci si prepara alla Giornata mondiale della gioventù, come posso costatare tra l’altro nelle mie visite alla parrocchia cattolica frequentata anche dai seguaci dei culti ancestrali africani. La Chiesa cattolica brasiliana è ancora la più grande al mondo (circa 140 milioni di fedeli), ma certamente in calo rispetto a 20 anni fa, a favore delle Chiese evangeliche ed evangelicali, oltre che dei culti tradizionali, ma ancor più dell’agnosticismo pratico e consumista.
Nella parrocchia di Nostra Signora dell’Assunzione, la messa domenicale ha il suo solito andamento festivo e festoso, oltremodo partecipata, con dichiarazioni pastorali dei laici, applausi per coloro che compiono gli anni e per i nuovi arrivati. Il prete e poi un laico introducono l’argomento della Gmg, sottolineando come ogni cristiano brasiliano sia coinvolto nella preparazione, sia con la preghiera, sia con la raccolta di fondi, sia con l’accoglienza. E un gruppo di giovani della diocesi l’indomani parte per Rio. Tra di essi c’è Roberval, che funge da animatore: «La Gmg a Rio è importante, perché mette assieme le diverse anime della Chiesa brasiliana e le fa confrontare con i giovani del mondo intero. Credo che la nostra Chiesa, che si sta un po’ chiudendo, concentrandosi sulle strutture e sulle liturgie, ne trarrà giovamento, anche perché il papa certamente richiamerà tutti ad una vita più evangelica».
Tutt’altro scenario alla chiesa di Nostra Signora del rosario dei preti, nel centro storico della città, il celebre quartiere del Pelourinho (nella foto un particolare), ineguagliabile concentrato di stile coloniale. Qui si ritrova una comunità che in massima parte è legata alle forme religiose del candomblé, la religione creata dagli schiavi africani deportati dai portoghesi che, impossibilitati a praticare i loro culti, hanno in qualche modo sovrapposto le loro divinità a santi e madonne cattolici. In realtà molta acqua è passata sotto i ponti, da quel lontano XVI secolo, e tanti seguaci di questi culti sono cattolici nel cuore e nell’anima.
In qualche modo, me ne rendo conto, questa Chiesa di Salvador è confrontata all’integrazione e alla valorizzazione dei culti tradizionali nella fede cristiana arrivata coi colonizzatori, come accade in Bolivia coi culti aymara, in Guatemala coi culti maya e così via. Anche qui nella messa si prega per i giovani della Gmg: uno di loro presenta la manifestazione al microfono, dinanzi al prete, suscitando applausi a non finire: «Siamo pronti a dire al papa che gli vogliamo bene, che tutto il Brasile gli vuole bene, anche se è argentino… Vogliamo unirci ai nostri amici del mondo intero per dire che Gesù Cristo è il nostro Salvatore anche nel momento della crisi… Cantiamo e balliamo perché la Madonna ci accompagni…». E immediatamente dopo un’attempata cantante intona, accompagnata da chitarre e tamburi, uno scatenato inno a Maria, tutto saudade e ritmo. La gente si alza e danza sul posto, invocando lo Spirito Santo per i giovani di Rio.