Nella terra di Anna Frank
Al 1° gennaio 2002, i cittadini olandesi hanno ricevuto il secondo più alto numero di riconoscimenti di Giusti tra le Nazioni dato dallo Yad Vashem: 4.464 in tutto, secondi solo ai polacchi. Questo riflette il coraggio di molti individui di una piccola nazione che stava essa stessa soffrendo i rigori del dominio tedesco, una nazione che aveva una tradizione di tolleranza religiosa che risaliva all’epoca in cui rifiutò l’inquisizione e accolse molte migliaia di ebrei che erano stati espulsi dalla Spagna nel 1492.
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Uno dei più audaci e motivati salvatori fu Johannes Bogaard, un devoto fattore calvinista olandese di Nieuw Vennep. Verso la fine del 1941, dopo che suo padre era stato brevemente messo in prigione dalla polizia per la sua condanna pubblica della politica tedesca antisemita, Johannes Bogaard decise di fare tutto il possibile per salvare gli ebrei.
Iniziò il suo viaggio verso Amsterdam, Rotterdam e altre città per trovare ebrei che avevano bisogno di protezione e portarli con lui, nella sua fattoria. Quando il numero di ebrei nella fattoria aumentò, li smistò tra le fattorie dei suoi fratelli e altri amici calvinisti dell’area.
Nelle sue frequenti “gite” in città, ottenne denaro, tessere di razionamento, carte di identità e altre cose necessarie agli ebrei in clandestinità, sotto la presunta identità cristiana. Oltre a nascondere gli ebrei, la famiglia Bogaard nascose anche membri della Resistenza olandese in una fattoria vicina, in bunker sotterranei. Nell’autunno del 1944 un poliziotto olandese per caso scoprì questi nascondigli e fu colpito e ucciso dalla Resistenza. In risposta a ciò le SS perquisirono la fattoria. La maggior parte di coloro che erano nascosti tentarono di fuggire prima della perquisizione, ma 34 adulti furono catturati e altri 7 furono uccisi in una foresta vicina.
Nonostante gli arresti, Johannes Bogaard continuò la sua missione di salvataggio. Si crede che abbia salvato più ebrei di qualsiasi altro singolo salvatore olandese. […]
Eelkje Lentink-de-Boer è la prima donna olandese a essere stata designata Giusto tra le Nazioni. Durante la guerra viveva ad Amsterdam. Nascose 12 ebrei e ne aiutò anche altri che erano nei guai. S. Abrahams-Emden ricorda come, dopo che suo marito fu arrestato, Eelkje Lentink-de-Boer «mise in salvo me, mia sorella e suo marito, presso la famiglia Pap a Nunspeet. Ma lì non era sicuro. Dopo un attacco delle SS, ci mettemmo in fuga attraverso un bosco. Durante la fuga, vivemmo in questo bosco per due mesi. La signora Eelkje Lentink-de-Boer ci veniva a trovare ogni settimana. Un giorno mi disse che mi avrebbe portato nella sua casa, ma avevo paura perché aveva ancora 20 rifugiati nella sua casa. Mi rifiutai di andare con lei. Volevo rimanere con la mia famiglia nel bosco. Dopo alcuni giorni sentii dal movimento di resistenza che tutta la gente nella casa della signora Lentink, inclusala signora Lentink stessa, era stata arrestata». Eelkje Lentink-de-Boer era stata tradita. Fu inviata nel campo di concentramento di Ravensbrück dove venne sottoposta a terribili esperimenti medici che la lasciarono paralizzata al 90 per cento.
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Leendert Overduijn, conosciuto per aver salvato almeno 461 ebrei, è uno di coloro che Mordecai Paldiel ha scelto per dedicargli una voce singola nell’Enciclopedia dell’Olocausto. Pastore olandese, Overduijn fu a capo di un’organizzazione di salvataggio di più di 40 persone nella città di Enschede, che aiutava gli ebrei a trovare nascondigli in tutta la regione. «La divisone del lavoro era tale – scrive Paldiel – che Overduijn stava a casa per la maggior parte del tempo mentre sua figlia e gli altri soccorritori viaggiavano in differenti località per cercare luoghi adatti per nascondere».
Ciò nonostante Overduijn frequentemente andava dagli ebrei in clandestinità portando loro tessere di razionamento e, cosa più importante di tutte, notizie di amici e parenti. «I suoi “va e vieni” furono notati dalle autorità e quindi fu arrestato per essere interrogato e poi imprigionato per un lungo periodo».
Linee di fuga segrete permisero ad aviatori alleati che erano stati abbattuti nei cieli dell’Europa occupata dai tedeschi, o fuggiaschi da campi di prigionia tedeschi, di raggiungere la Svizzera o la Spagna neutrali. Anche alcuni rifugiati ebrei beneficiarono di queste linee, una della quali fu gestita da un avventista del settimo giorno, John Weidner. Egli fece in modo che molti aviatori alleati e anche fuggiaschi ebrei fossero spostati dall’Olanda alla Svizzera. Lì furono al sicuro per il resto della guerra, sebbene gli aviatori non riuscirono a tornare in Gran Bretagna e a volare di nuovo in combattimento. Ma il costo di questa operazione fu alto. Si stima che circa 150 persone aiutarono Weidner nel far funzionare la sua via di fuga di 450 chilometri; 40 di loro furono arrestati dalla Gestapo e uccisi, tra loro la sorella dello stesso Weidner, Gabrielle.
I 4.464 uomini e donne olandesi che sono noti per aver aiutato gli ebrei in Olanda durante gli anni della guerra sono da ricordare per molti motivi, non da ultimo perché dovettero combattere la passività di tanti altri cittadini olandesi. Parlando al parlamento israeliano nel 1995, la regina Beatrice sottolineò che sebbene alcuni dei suoi compatrioti avessero offerto una coraggiosa resistenza, «costituirono comunque un’eccezione».
Da Martin Gilbert, I giusti, gli eroi sconosciuti dell’Olocausto, Città Nuova (pp. 512, € 28,00)
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