Nella storia l’attualità

Il filone bellico e dei conflitti sociali continua a mantenersi vivo al cinema, come dimostrano le prossime uscite

In Dubious battle, Il coraggio degli ultimi, diretto da James Franco – che ne è il protagonista – è un film presentato con successo a Venezia 2016. Basato sul romanzo di John Steinbeck La battaglia, del 1936, racconta la situazione di una America nella crisi disastrosa del 1929 ed in particolare quella dei braccianti agricoli vessati dai latifondisti. Due attivisti politici, Mac (James Franco) e il giovane idealista Jiim (Nat Wolff) si inseriscono tra i raccoglitori di mele della California per convincerli a lottare e a scioperare contro i padroni per il riconoscimento dei propri diritti. Lavoro tutt’altro che facile, quello di aprire una breccia di presa di coscienza nell’animo dei diseredati ma il primo sciopero si fa, pagandone ovviamente le conseguenze nella ribellione dei padroni, che sparge sangue e morte.

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Un film corale, dove si agitano le vite di personaggi diversi, dalla ragazza madre Lisa (Selena Gomez) allo spietato padrone Bolton (Robert Duvall), dal rivoluzionario Joy (Ed Harris) al leader London (Vincent D’Onofrio). È una umanità in lotta l’una contro l’altra, padroni contro braccianti, ricchi contro poveri: questo sguardo conferisce al lavoro di Franco una sconcertante attualità. Anche perchè, rivisitando un conflitto sociale che terminerà solo negli anni Quaranta, si fa luce sulla crescita economica americana e sul prezzo di sangue pagato dai diseredati.

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A riprova che le differenze sociali così marcate negli Usa tuttora non sono mai state cancellate, come ricorda la regia attenta –  pur con una certa enfasi – nell’affresco sugli ultimi di James Franco. Il film esce il 7 settembre.

Dunkirk – in uscita il 31 agosto – ci porta, con la regia di Christopher Nolan, nell’ultima guerra. E precisamente sulle coste di fronte all’Inghilterra dove a fine maggio 1940, 400 mila soldati francesi belgi canadesi e inglesi pressati dall’avanzata nazista, devono imbarcarsi verso l’Inghilterra, distante solo 26 miglia. Ma non si riesce a raggiungere l’altra sponda: il mare è in secca, le navi inglesi non possono attraccare, il cielo è solcato dagli aerei tedeschi: sarà una flotta di barche che riuscirà nell’intento, salvando migliaia di uomini (non tutti) in quell’evento chiamato Operazione Dynamo.

Bodega Bay

Nolan, autore di lavori come Inception, Interstellar e la trilogia del Cavaliere oscuro, realizza un film spettacolo incentrato sui tre elementi primordiali della vita: cielo terra mare. Perciò i singoli episodi nei diversi “elementi” si corrispondono con un ritmo rapido, dalle acrobazie aeree inglesi, ai tentativi dell’imbarco, all’attacco nemico. Tutto in quella striscia di terra da cui dipendeva la vita di centinaia di uomini ma anche la stessa linea della guerra: se i soldati fossero stati presi dai tedeschi, il conflitto avrebbe avuto un esito diverso, con un prezzo altissimo, cioè la perdita della libertà.

È l’ottica del racconto “a mosaico” di Nolan, in cui si agitano personaggi ben poco eroici, è l’umanità che ha paura, è violenta, tradisce, è leale: un coacervo di contraddizioni dell’uomo di fronte al pericolo e alla morte. Nessun elogio dell’eroismo bellico, anche se il regista sottilmente preferisce la versione inglese dei fatti.

L’inizio è fulminante. Un giovane soldato inglese, Tommy (Fionn  Withehead) in fuga pazza sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche arriva esausto sulla spiaggia dove è raccolta la massa dei soldati come in un esodo biblico davanti ad un nuovo Mar Rosso. Tommy sarà il personaggio-guida del film nei suoi rapporti con i commilitoni e con i superiori: gli egoismi, i razzismi, le paure, i furti, le bugie si scatenano sull’onda dell’incertezza del futuro, mentre in cielo i caccia tedeschi combattono la battaglia dell’aria contro gli inglesi. Nell’incertezza che semina sgomento e confusione, si alza la figura flemmatica e coraggiosa del comandante della marina inglese (Kenneth Branagh).

Il tono è quello epico, ma Nolan scandaglia senza idealismi l’animo umano nella crudezza della guerra con una icasticità sorprendente, tanto che mette lo spettatore “dentro” al film, sulla spiaggia o nei cieli. Questa capacità di catapultarci all’interno della vicenda conferisce un fascino particolare allo spettacolo che non è solo una vasta e impressionante ricostruzione storica, ma anche uno sguardo realistico e doloroso sulla paura di perdere la libertà che da sempre ha guidato l’uomo tra terra cielo  ed acqua. Di qui l’attualità stringente, ma pure lo sfondo metaforico-filosofico di un film di grande coinvolgimento.

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