Nella luce di Assisi

Nei giorni immediatamente precedenti e seguenti il grande incontro interreligioso di Assisi, si è verificato in molti paesi un fiorire di iniziative le cui finalità si possono in tutto o in parte ricondurre al grande tema della pace e della tolleranza ivi trattato. Diamo qui notizia di alcune fra quelle di maggior conto, verificatesi in Europa. Italia La pedagogia del perdono Un impegno a lottare contro il terrorismo esercitando una “pedagogia del perdono”, la sola capace di estirpare dal cuore degli uomini le cause più profonde dell’odio e della violenza. Lo chiedono i vescovi italiani in un comunicato diffuso a conclusione del Consiglio permanente della Cei. Ritengono infatti che la lotta contro il terrorismo sia una risposta legittima al diritto di difesa, ma affermano anche che giustizia e pace non possono essere disgiunte dal perdono. La “pedagogia del perdono ” – affermano i vescovi – è “il servizio che le religioni possono dare alla pace e contro il terrorismo”. L’incontro di Assisi, in questo senso, è stato un appuntamento “importante” per sconfessare “ogni pretesa di giustificare il terrorismo e la violenza in nome di Dio”. Anche i vescovi italiani definiscono il dialogo interreligioso “una strada senza alternative” in un mondo purtroppo segnato da conflitti che faticano a risolversi in maniera pacifica: Afghanistan, Terra Santa, Santa, India, Pakistan, Argentina, Sudan, Nigeria, Congo. Nel 2001 sono stati trentatré gli uomini e le donne (tra cui sei italiani) uccisi per la loro fedeltà al Vangelo. Da qui l’appello della Chiesa italiana a istituzioni e organizzazioni internazionali affinché siano avviati “autentici processi di libertà, di democrazia, di giustizia, di solidarietà”. Ebrei Dare un’anima all’Europa Ebrei e cattolici insieme per dare un’anima all’Europa, in nome del comune messaggio che “viene dal Dio dell’Alleanza con Mosè, i patriarchi e i profeti”. Con questo invito il papa ha salutato i partecipanti all’incontro promosso a Parigi dal Congresso ebraico europeo. Organizzato alla fine di gennaio per fare il punto delle relazioni tra cattolici ed ebrei, al Convegno hanno partecipato anche il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e il card. Jean- Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi. Il Santo Padre è tornato a chiedere a cattolici ed ebrei di dare uno “slancio nuovo alle nostre relazioni, affinché la tradizione religiosa, che ha ispirato la cultura e la vita del Continente, continui a far parte della sua anima, permettendole così di mettersi al servizio delle fede di ogni uomo”. Nella dichiarazione congiunta diffusa a conclusione dell’incontro, cattolici ed ebrei ricordano la Shoah, il più grande crimine perpetrato nella storia contro l’umanità. In un momento in cui si è tornati ad “uccidere in nome di Dio”, il Congresso parigino ha richiamato la responsabilità dei capi spirituali delle differenti religioni affinché denuncino “come è stato proclamato di recente ad Assisi – ogni forma di razzismo, antisemitismo e terrorismo” ed operino “per la pace tra i popoli”. Regno Unito “Costruire ponti” Si è svolto nei giorni scorsi a Lambeth Palace, sede dell’arcivescovo di Canterbury, George Carey, primate della Chiesa di Inghilterra, un convegno dedicato al dialogo tra islam e cristianesimo. Intitolato “Costruire ponti: superare gli ostacoli nei rapporti tra cristiani e musulmani”, hanno partecipato all’incontro circa 40 rappresentanti ed esperti provenienti da oltre 12 paesi del mondo. Erano presenti anche il principe Hassan di Giordania, il grand muftì di Bosnia Mustafa Ceric, il catholicos di Cilicia Aram I, e il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, primate cattolico di Inghilterra e Galles. Il convegno è stato inaugurato dal primo ministro britannico Tony Blair. “In tutte le religioni – ha detto – esiste la tentazione del fondamentalismo ma una comprensione più profonda della fede altrui sconfigge ogni estremismo “. “Sono stati due giorni molto stimolanti – ha commentato l’arcivescovo di Canterbury Carey al termine del seminario -. Le nostre discussioni sono state condotte in un autentico spirito di apertura e interesse reciproco “. E ha aggiunto: “Abbiamo posto le fondamenta per nuovi ponti di comprensione, rispetto e cooperazione. Sono sicuro che possiamo costruire relazioni che vadano a beneficio delle nostre comunità di fede nel mondo “. E in un articolo firmato congiuntamente sul Times, Carey e Zaki Badawi, preside del collegio islamico di Londra, scrivono: “L’impegno per la pace ci chiede di costruire ponti di amicizia e rispetto. Per quei ponti noi lavoreremo oggi e negli anni a venire”. Belgio Insieme per la pace “Insieme proclamiamo pubblicamente che l’appartenenza religiosa non può essere motivo di conflitto, di odio o di violenza “. Lo affermano responsabili e membri di differenti comunità religiose del Belgio in una dichiarazione comune che è stata letta in diverse lingue e dialetti a Bruxelles al termine di un incontro per la pace promosso dalla Chiesa cattolica belga in contemporanea con l’incontro interreligioso di Assisi. “Affermiamo solennemente – si legge nella dichiarazione – la volontà di promuovere nelle nostre comunità, in fedeltà a ciascuna delle nostre tradizioni, i valori che conducono il nostro mondo sui cammini della giustizia e della pace per tutti”. L’incontro si è aperto sotto una pioggia battente con un momento di musica multiculturale e i saluti dei vari rappresentanti religiosi. Poi la manifestazione si è interrotta per onorare con un momento di silenzio la “memoria di tutte le vittime della guerra e della violenza “. L’incontro si concluso dando la possibilità al pubblico presente di sottoscrivere la dichiarazione. Non è la prima volta che il Belgio si mobilita per la pace. Alla fine dell’anno i rappresentanti delle sei confessioni religiose riconosciute in Belgio (cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti, musulmani ed ebrei) avevano diffuso un messaggio congiunto al Paese in cui tra l’altro si legge: “Riaffermiamo qui la nostra opposizione ad ogni atto di violenza e in particolare la nostra condanna al terrorismo. Lo spirito della nostra fede chiede a ciascuno di noi di vivere in pace, riconoscendo la dignità di ogni essere umano”. Europa Per essere una luce Ottmaring – “città sul monte” per l’ecumenismo in Europa – ha ospitato nel mese di gennaio i lavori del Comitato congiunto Kek- Ccee che si è svolto sotto la presidenza del metropolita ortodosso Jérémie Caligiorgis e del vescovo cattolico Amedée Grab. I due organismi rappresentano tutte le chiese e comunità cristiane presenti in Europa. Ad Ottmaring il Comitato ha lavorato su alcuni appuntamenti ed iniziative da promuovere in futuro. Sono emerse due ipotesi di lavoro: la promozione di un incontro con i rappresentanti del mondo politico e la convocazione (non prima del 2006) di una terza Assemblea ecumenica europea per dare “continuità allo slancio” dato dalle precedenti assemblee di Basilea e Graz. Kek e Ccee hanno espresso “soddisfazione ” per l’ampio interesse suscitato dalla Charta Oecumenica, il testo firmato lo scorso anno a Strasburgo che traccia i punti chiave dell’impegno delle Chiese cristiane in Europa. Si è deciso anche di organizzare una consultazione nell’autunno 2002 per esplorare l’iter di ricezione del testo nei diversi paesi. Alla luce infine dei “tragici eventi dell’11 settembre e delle loro conseguenze “, il comitato congiunto ha sottolineato “l’importanza del dialogo interreligioso” ed ha accolto una serie di proposte per “continuare, sviluppare ed intensificare il dialogo e i contatti fra cristiani e musulmani “.

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