Nel West delle sette spose per sette fratelli

In scena al teatro Sistina di Roma fino al 16 marzo e poi in tournée in varie città d'Italia questo spettacolo che si ispira al popolarissimo film della Disney in occasione dei sessant'anni dalla sua uscita sul grande schermo
Montrucchio Lanfranchi

Si segue con piacere, ma senza aspettarsi più di tanto, pur sapendo come andrà a finire la storiella dei sette intrepidi boscaioli e delle loro "Sabine" fidanzate, laggiù nell'Oregon nel 1850. Si pensa subito a Walt Disney, a Biancaneve, a un mondo di cartoon, per l’alto tasso fiabesco che contiene. Perchè la finzione è nel Dna del musical. Stiamo parlando di “Sette spose per sette fratelli”, spettacolo fresco di debutto al teatro Sistina di Roma, allestito dal regista Massimo Romeo Piparo, specialista del genere, per festeggiare i sessant’anni dell’uscita del celebrato film di Stanley Donen.

La storia, conosciutissima, ha per protagonista Adam Pontipee, il maggiore dei sette fratelli, che va in città a cercare moglie. Trova Milly, una cameriera, e la convince a sposarlo. La felicità di Milly però ben presto svanisce quando scopre che deve prendersi cura anche dei sei trascurati fratelli del marito, abituati ad una vita solitaria tra le montagne. Decisa a far funzionare ugualmente il suo matrimonio, Milly elabora un piano per farli sposare, insegnandogli innanzi tutto l’arte del corteggiamento da esibire durante una festa in città. Ma i rudi taglialegna devono però fare i conti con i giovanotti del luogo che corteggiano a loro volta le fanciulle, e durante la festa si scatena una rissa che si conclude con il bando dei fratelli dalla città.

I boscaioli non si danno per vinti e decidono di rapire le ragazze, come consiglia loro Adam, ispirato dalla lettura di uno dei libri di Milly, “Il ratto delle Sabine”. Portata a termine l’impresa, scappando provocano una valanga che chiude il passo agli inseguitori. Milly, arrabbiatissima per il loro comportamento da selvaggi, li sbatte tutti fuori di casa fino al disgelo di primavera, fino a quando cioè le ragazze possono essere ricondotte in città. Adam si rifiuta di seguire gli ordini di Milly e se ne va in una capanna nel bosco. L’inverno si fa complice dell’innamoramento tra i giovani e all’arrivo della primavera le coppie sono già formate. 

Nel frattempo Adam ritorna a casa, spinto dalla notizia che Milly ha dato alla luce una bimba sua e, rendendosi conto di aver avuto torto, decide di riportare le ragazze in città. Ma quest’ultime, innamorate dei sei fratelli, scappano a nascondersi. Gli abitanti della città intanto arrivano alla fattoria dei Pontepee per riprendersi le loro ragazze, ma la nuova situazione li costringe a cambiare i loro intenti; soddisfacendo i desideri di ognuno, obbligano le coppie a sposarsi all’istante, con happy-end di grande allegria a conclusione dello spettacolo. 

Tra risse e acrobazie nel ballo country-folk, capriole e volteggi, con gli uomini dalle camicie a quadri e cappelli da cowboy, e le donne con gonne lunghe colorate di un west da vecchio film, tutti con parrucche posticce, lo spettacolo ruota su una scena girevole che modifica gli ambienti interni ed esterni con l’apporto di fondali e di filmati a tutto schermo di paesaggi nel trascorrere delle stagioni e dell’andare e tornare dei personaggi dalla baita al villaggio.

Nel nutrito cast di 25 cantanti-ballerini-acrobati, i protagonisti sono Flavio Montrucchio, il capo tribù della originale famiglia nel ruolo del macho montanaro che strilla alla moglie e comanda sui fratelli, salvo poi man mano addolcirsi – e Roberta Lanfranchi – una Milly appropriata, forte e romantica, dal bel timbro vocale – che cantano e recitano sulla godibilissima colonna sonora (che vinse il Premio Oscar 1955) con le musiche del film e le liriche in versione italiana (con quattro inediti), arrangiate e dirette da Emanuele Friello, con l’orchestra che campeggia in alto sulla scena.

“Sette spose per sette fratelli” di L. Kasha, D. S. Landay, musiche di Gene De Paul, liriche di Johnny Mercer, direzione musicale Emanuele Friello, scene Teresa Caruso, costumi Cecilia Betona, luci Umile Vainieri, suono Luca Finotti, coreografie Roberto Croce, regia Massimo Romeo Piparo. Al teatro Sistina di Roma fino al 16 marzo. In tournée in diverse città italiane fino al 18 maggio.

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