Nel segno di una Rosa Bianca

La conferenza sul futuro dell’Europa prenderà avvio il 9 maggio, a 100 anni dalla nascita di Sophie Scholl.

Il 9 maggio 2021 è il centesimo compleanno di Sophie Magdalena Scholl, appassionata della vita, della danza, della musica, della poesia e dell’arte, una ragazza che ha scelto di far parte del gruppo della Rosa Bianca tedesca, cui presero parte giovani che a Monaco volantinarono contro il regime nazista, pagando con la vita la loro opposizione.

Bisogna fare qualcosa

A Monaco un gruppo di studenti si mantiene in contatto con persone e circoli che cercano di opporsi al regime. Le serate trascorse insieme, in spirito di amicizia, diventano occasioni per letture comuni di autori, anche proibiti dal Reich, e per un confronto sul presente che si sta vivendo. Per Sophie, l’amicizia diventa il benvenuto caloroso in quella piccola comunità. Il fratello Hans le scrive invitandola a raggiungerlo a Monaco: «Saresti felice di quei volti. Tutta la forza che vi si riversa rifluisce intatta nel proprio cuore». Nel gruppo maturano scelte importanti. Hans e Alexander Schmorell decidono di scrivere i primi volantini della Rosa Bianca nel giugno del 1942, inizialmente un centinaio di copie distribuite a Monaco e dintorni o spedite via posta. Contengono un invito a un’azione nonviolenta volta a restituire la forza alle parole scippate dalla retorica nazista (libertà, onore, patria), a raccontare una verità differente circa i crimini che venivano compiuti in nome e per conto del regime, ma di cui molti sembrano non accorgersi. È il tempo di avviare una resistenza di fronte al regime violento e menzognero.

Non “possono tacere” e si attivano per promuovere una rivoluzione nonviolenta. A loro è sembrato di raccogliere segnali che il tempo fosse maturo  per sensibilizzare e attivare le persone. L’appello iniziale alle coscienze per riconoscere le leggi criminali e disumane insieme alla denuncia della violenza vista e attuata in modo sistematico vuole squarciare il velo dell’indifferenza. Sophie scopre la partecipazione di suo fratello Hans alla preparazione dei volantini e decide liberamente di collaborare.

“Lotta di ciascuno di noi, per il nostro futuro” (dal sesto volantino della Rosa Bianca, febbraio 1943)

Per avere una maggiore diffusione Sophie, di intesa con suo fratello Hans, decide di distribuire il sesto volantino, prodotto in alcune migliaia di copie, dentro l’Università di Monaco. È il 18 febbraio del 1943. Gli ultimi volantini rimasti nella valigia che hanno portato con sé volano dalla balaustra della scala interna dell’università. È un gesto che non può rimanere inosservato. Hans e Sophie vengono bloccati da un bidello e arrestati. Iniziano gli interrogatori, che si concluderanno con il processo farsa la mattina del 22 febbraio. Hans e Sophie Scholl, insieme a Christoph Probst, verranno riconosciuti colpevoli di alto tradimento e condannati a morte. Sophie ha 21 anni e in quello che sarà l’ultimo giorno dirà: «Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?».

«Resistere, nonostante ogni violenza» (Hans Scholl, sul muro della cella, 22 febbraio 1943)

In un periodo oscuro e faticoso della storia i giovani della Rosa Bianca attraverso i loro volantini e i loro scritti hanno dato voce a una coscienza che si ribella alle più profonde ingiustizie, alle atrocità della guerra, ai crimini contro l’umanità, alle discriminazioni. E invitano a «dare origine a una nuova Europa dello spirito» (dal sesto volantino). Tante persone in questo nostro tempo subiscono restrizioni della propria libertà a causa delle loro idee o convinzioni e vengono pesantemente discriminate per motivi razziali o etnici, per l’identità di genere e per l’orientamento sessuale, per la religione o per le differenti abilità. Ancora oggi la testimonianza della Rosa Bianca può rappresentare un punto di riferimento per “strappare il velo dell’indifferenza” e ritrovare l’Europa quale terra di incontro.

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