Nel nome di Simona

Argento storico per l’Italia ai mondiali di salto con Elena Runggaldier (nella foto). Con una dedica molto particolare
Elena Runggaldier

«Questa medaglia non è mia, ma è di Simona, che sarà per sempre la mia migliore amica. La dedico a lei e alla sua famiglia, oltre che al mio allenatore e alle mie compagne. È stato difficile nell’ultimo mese e mezzo trovare per tutti noi la forza di andare avanti dopo quello che è successo, abbiamo sofferto tantissimo la sua perdita».

 

Elena Runggaldier, nativa di Bolzano e residente a Santa Cristina Val Gardena, ha scritto in questi giorni una pagina di storia per gli sport invernali italiani. Ai mondiali di sci nordico in corso di svolgimento ad Holmenkollen, la splendida collina che domina Oslo, l’atleta azzurra ha conquistato infatti la prima medaglia di sempre per il nostro paese nella lunga storia del salto con gli sci, giungendo seconda dietro la vera dominatrice del circuito femminile di questa disciplina, la fuoriclasse austriaca Daniela Iraschko.

 

Che la Runggaldier potesse far bene lo si era capito sin dalle prime prove, disputate nei giorni precedenti la gara, quando l’azzurra era sempre risultata tra le migliori. Ma da qui a confermarsi in finale ce ne corre. Soprattutto se hai appena venti anni e stai gareggiando nel “tempio” dello sci nordico. Soprattutto se gareggi con un “peso nel cuore”. Ma ad Elena non sono tremate le gambe: seconda dopo il primo salto, la nostra atleta si è presentata sulla stanga di partenza per il salto che le avrebbe poi regalato l’argento iridato, ha guardato il cielo, e pensando alla sua amica del cuore le ha detto “aiutami a volare amica mia”.

 

Eh già, Elena in volo non era sola. Con lei, almeno idealmente, c’era anche Simona Senoner, scomparsa improvvisamente lo scorso 7 gennaio quando un virus fulminante (probabilmente meningite) l’ha portata via a soli 17 anni alla sua famiglia, alle sue amiche, alle sue compagne di squadra. Si trovavano tutte insieme per la disputa di una gara in un albergo di Schonach, in Germania, quando la Senoner, «una ragazza generosa, sorridente, innamorata dello sport e sempre pronta ad aiutare gli altri», come l’ha ricordata Elena dopo la gara, è stata trovata svenuta nel bagno della sua stanza (è poi deceduta dopo un giorno di agonia all’ospedale di Friburgo).

 

Appena vinta la medaglia, Elena è stata sommersa dai componenti del team italiano, tutti uniti in un pianto che univa la gioia per la conquista della medaglia con il dolore derivante dal pensiero sempre rivolto a quella loro amica che non c’è più. Le nostre quattro rappresentati hanno mostrato commosse a pubblico e telecamere la scritta che ognuna di loro aveva sui guanti: «Simona nel cuore», e le lacrime sono state ancora più intense quando, tra le prime telefonate di congratulazioni giunte ad Elena, è arrivata proprio quella dei genitori della Senoner, che hanno ringraziato la Runggaldier e l’intero staff azzurro per le manifestazioni d’affetto che continuano a riservare al loro piccolo angelo, per il calore con cui continuano a tenere vivo il ricordo della loro Simona.

 

«Sì, lei ci ha aiutato dall’alto, ha comandato il vento e l’aria e a permesso ad Elena, con la sua sensibilità in volo, di conquistare una medaglia che anche in uno sport individuale come il nostro in questo caso è come se fosse stata vinta da tutta la squadra», ha affermato ancora scioccato il tecnico Fabian Ebenoch, proprio colui che fu il primo a trovare la Senoner agonizzante in quel triste giorno di poche settimane fa.

 

Una squadra, quella azzurra, con scarsi mezzi economici, ma composta da un gruppo di persone davvero unite e appassionate allo sport. Gli allenatori, tanto per dirne una, sono dei veri e propri tuttofare. Oltre ad aver portato gradualmente le azzurre a poter competere dal punto di vista tecnico con le migliori saltatrici del mondo, hanno guidato anche il pulmino con cui le nostre ragazze hanno raggiunto la sede dei mondiali (un bel viaggetto partendo dall’Alto Adige!), mentre molte delle loro avversarie sono giunte ad Oslo comodamente in aereo. Un viaggio d’andata con solo lacrime di dolore nel cuore, un viaggio di ritorno con anche lacrime di gioia. Nel nome di Simona.

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