Nel gran circo di Cyrano de Bergerac

Giuseppe Dipasquale, regista dell’allestimento per lo Stabile di Catania rappresenta il personaggio di Rostand senza il suo naso ingombrante. Dietro i colori e le atmosfere circensi si cela il dramma di un uomo che non sa accettare il suo difetto e sè stesso
Cyrano de Bergerac a teatro

Cyrano è un uomo infelice. E non solo e non tanto perché la sua protuberanza nasale lo fa sentire inadeguato a richiedere l’amore di una donna. È infelice perché non è capace di esprimere il suo amore. È anche un uomo solo. Tutta la baraonda che egli crea e si produce attorno a lui, in quell’atmosfera allegra da circo concepita da Giuseppe Dipasquale, regista dell’allestimento per lo Stabile di Catania, altro non è che un nascondere dietro rutilanti siparietti quel lato di uomo solitario e malinconico. Il suo vero handicap non è tanto il naso, quanto la nevrosi di non saperlo accettare.

Così Dipasquale ce lo mostra senza l’ingombrante protuberanza, se non solo all’inizio con un naso appiccicaticcio da suino o da clown, con Cyrano che sembra fare il verso a sé stesso. Ed è un trionfo di colori, di trucchi clowneschi, di costumi raffinati, di scene bardate, di ritmo incalzante, l’atmosfera circense in cui ci immergiamo. Una rappresentazione nella rappresentazione, un mondo divertente e malinconico in cui il regista ravvede lo stesso affanno di chi celebra e rincorre un amore impossibile. Come quello di Cyrano. E di Cristiano e Rossana. Cadetto di Guascogna, abile con la spada e con le parole, Cyrano è vittima di un complesso dovuto al fatto di considerarsi brutto, per via di quel suo grosso naso.

Nel 1897 Edmond Rostand, ispirandosi alla vita di Savinien de Cyrano de Bergerac, scrisse il suo capolavoro raccontando le gesta di un uomo in grado di affrontare cento nemici armati, ma non di dichiarare alla bella cugina Rossana il suo amore. Lei, ignara dei suoi sentimenti, lo prega di tenere sotto la sua ala protettrice Cristiano del quale è innamorata. Poiché questi non riesce a trovare le parole giuste per esprimere i suoi sentimenti, Cyrano gliele suggerisce e fa in modo che il giovane possa sposare Rossana a dispetto del conte De Guiche, anch’egli innamorato della donna. Il conte, per vendicarsi, manda subito i due cadetti al fronte a combattere contro gli spagnoli.

Da lì, Cyrano, a nome di Cristiano, scriverà ogni giorno lettere appassionate alla sua amata, mantenendo il segreto anche quando Cristiano cadrà in battaglia. Il secondo atto, che inizia sul campo di guerra, si conclude infatti con la morte del giovane, il dolore di Rossana che si confina in convento e infine la confessione di Cyrano che, morente, quattordici anni dopo, troverà la forza di confessare i suoi sentimenti a Rossana quando ormai sarà troppo tardi.Tre volti dell'incapacità d'amare, che, nel girotondo delle identità porta l'azione a un’eterea sospensione, senza soluzione.

La messinscena, dal folto cast, ha una prima parte chiassosa, troppo urlata, con entrate e uscite dei personaggi dalla platea – con tanto di scala su un balconetto – al palcoscenico, e viceversa. Nella seconda vive un equilibrio maggiore ritrovando nei versi più chiari la dimensione di commedia tenera e romantica, pur mantenendo quel divertissment concepito dal regista dentro la cornice da circo disegnato di manifesti pubblicitari che prolungano la scena. Tutto finirà con un ultimo atto, con gli attori tutti schierati come burattini in posa per una foto di gruppo nel gran circo del mondo.

Dicevamo dell’assenza del vero protagonista, cioè il naso. Cyrano nel presentarsi in scena al naturale sembrerebbe voler dar voce al disagio fisico e sviluppare il tema dell’accettazione, della coscienza di sé. Significativa quindi, in tal senso, è la battuta di Cristiano poco prima di morire: “Io voglio essere amato per ciò che sono”. Solamente se si riesce a capire chi si è, si può essere amati. E Cyrano è il simbolo della ricerca di sè stessi. Sentirsi inadeguati è un problema ben più profondo che va ben oltre una questione di bellezza. Accanto alla bella prova del protagonista Angelo Tosto, l’appropriato Cristiano del bravissimo David Coco.

“Cyrano de Bergerac”, di Edmond Rostand, regia Giuseppe Dipasquale, scene e costumiAngela Gallaro, musicheGermano Mazzocchetti, luciFranco Buzzanca, conAngelo Tosto, David Coco, e con Leonardo Marino, Giampaolo Romania, Cosimo Coltraro, Sergio Seminara, Plinio Milazzo, Lucia Fossi, Luca Iacono, Marina La Placa, Liliana Lo Furno, Lucia Portale, Francesco Russo. Produzione Teatro Stabile di Catania.  Al teatro Musco.

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