Nel braccio della morte

Quando sono nel braccio della morte, ci sono dieci porte sbarrate di acciaio, quattrocento metri di barriere elettrificate e filo spinato, oltre a una montagna di acciaio e di cemento armato, tra me e l’ingresso della prigione. Uno potrebbe chiedersi: È possibile che lo Spirito Santo sia presente lì, nel braccio della morte? Come può arrivarci? Come può rimanervi?. Sono qui per rendere testimonianza a voi che la potenza della Spirito è più forte dell’oscurità del braccio della morte. Così iniziava il suo intervento il nordamericano Dale Recinella durante un convegno organizzato dal Rinnovamento nello Spirito a Lucca. Dopo aver lavorato per più di venti anni in una ditta di consulenza legale, Dale rinuncia ad esercitare come avvocato nel 1998 per operare a tempo pieno come cappellano laico nell’assistenza dei 370 detenuti nel braccio della morte e dei quasi 2000 uomini rinchiusi nelle celle di isolamento delle prigioni dello stato della Florida. Dieci anni prima, aveva iniziato un azione di volontariato con barboni e con ammalati di Aids nella sua città, Tallahassee, in Florida. Dopo alcuni anni di impegno gli viene chiesto di assistere sieropositivi anche nelle prigioni dello stato, e così iniziò il suo coinvolgimento con i detenuti. Nel 1997, partecipa ad un convegno sull’abolizione della pena di morte organizzato dalla comunità di Sant’Egidio in Italia e fa conoscenza con Helen Prejean, la religiosa americana lungamente impegnata contro la pena capitale negli Stati Uniti e mondialmente resa famosa nel 1996 con il film Dead man walking che narra la sua vicenda. Dale parlò in quella occasione con suor Prejean della possibilità di venire convogliato nell’assistenza spirituale dei detenuti nel braccio della morte, e così tornato in patria inizia poco dopo il suo operato. Affiancando il sacerdote cattolico cappellano nelle due più grandi strutture penitenziarie della Florida, diventa ufficialmente cappellano laico a tempo pieno. Visita i prigionieri cella per cella, indipendentemente della loro fede religiosa o della denominazione cristiana a cui appartengano. Anche le guardie e lo staff delle prigioni, sottomessi alla forte pressione dell’ambiente, non vengono esclusi dalla loro assistenza. Come assistente spirituale segue i condannati a morte che lo richiedono nei giorni precedenti all’esecuzione e, insieme alla moglie Susan, psicologa, sostiene moralmente i familiari. Anche le famiglie delle vittime di omicidio, quando lo desiderano, sono sostenute dai Recinella. L’agonia delle famiglie è la stessa, afferma Dale addolorato. È estenuante. Normalmente i detenuti che devono essere giustiziati chiedono al loro consigliere spirituale di essere presenti alla loro esecuzione giacché i membri della propria famiglia non sono autorizzati ad esserlo. I familiari devono salutarlo per l’ultima volta a mezzogiorno e l’esecuzione tiene luogo alle sei di pomeriggio. Io sono vicino a lui e mia moglie in quel momento è con la sua famiglia. Per più che un’iniezione letale possa essere tecnologicamente efficiente e provochi una morte addolcita, il fatto di guardare come qualcuno viene ucciso davanti ai tuoi occhi è troppo orribile da digerire. Ci vogliono mesi per rifarsi. A dicembre, le esecuzioni capitali che si sono avverate fino adesso negli Stati Uniti dal 1976, anno in cui la pena di morte fu reintrodotta nel paese, hanno raggiunto il numero mille. L’87 per cento di esse sono avvenute nella cosiddetta Bible Belt, una estesa regione al sud della confederazione di forte estrazione evangelica dove il fondamentalismo cristiano ha forti radici. Nel solo Texas se ne contano 355. Una parte considerevole dei cristiani di questa regione – costata Recinella -, crede che la pena di morte sia comandata dall’Antico Testamento e non sia proibita dal Nuovo. Un suo recente libro ha voluto confutare alla radice tale problema. Nel complesso degli Stati Uniti, comunque, le forte campagne degli abolizionisti incominciano a fare effetto, e dall’85 per cento della popolazione che nel 1994 sosteneva la pena di morte si è passati al 66 attuale. A quelli che sostengono la pena di morte, egli lancia la sfida: Venite con me a visitare i prigionieri. Non perché la maggioranza delle persone che incontrerete siano innocenti, ma perché le persone che incontrerete sono pienamente umane. Quando smontiamo la immagine di mostruosità che ci siamo fatti di loro e avviciniamo persone con nomi e volti, ci rendiamo conto che sono essere umani, che quelle persone sono come noi che ci sbagliamo, anche se loro hanno commesso errori peggiori, e che c’è in loro una umanità da rispettare . Il primo approccio spesso comunque non è facile. Racconta Dale: Uno dei primi detenuti che avvicinai nel braccio della morte fu un afroamericano pieno di rabbia cresciuto nei campi di lavoro di immigranti nel Sud. Aveva sperimentato nella sua vita ogni sorta di violenza e di abusi. Quando l’accostai mi maledisse ed incolpò i bianchi come me che, secondo lui, l’avevamo destinato sin dalla nascita al braccio della morte. Non avevo nessuna risposta alla sua collera. Pregai lo Spirito Santo che mi desse le parole giuste e lui si aprì pian piano al dialogo. Dopo alcuni anni, mi chiese di pregare insieme all’inizio dei nostri incontri. Divenne un uomo trasformato. Era noto nel suo reparto come un uomo di pace che sapeva guidare altri giovani pieni di odio, specialmente neri, a superare rancori e violenze. Quando il mandato di esecuzione fu firmato, chiese me come consigliere spirituale. Questo fu uno shock per tanti che vedevano il suo crimine motivato da odi razziali. Nelle sue ultime ore di vita, neanche a dieci metri dalla sedia dove sarebbe stato ucciso, lesse ai poliziotti e a me la preghiera per la pace e il Cantico delle creature di san Francesco. Così anche dove sembra non esserci più posto per la speranza, Dio si fa strada nel cuore dell’uomo. Come ha esperimentato un altro condannato a morte il quale, toccato profondamente dalla figura di Giovanni Paolo II, desiderò diventare cattolico. Dopo un anno di preparazione, all’improvviso fu messa in programma la sua esecuzione pochi giorni dopo la morte del papa. Il giorno prima dell’esecuzione, il vescovo venne nella cella della morte ad amministrargli confessione, comunione e cresima. La cerimonia si svolse con lui incatenato alle mani e ai piedi. Quando il vescovo pronunciò su di lui le parole della cresima, il suo intero corpo sobbalzò indietro come se avesse preso una scossa elettrica. Le guardie presenti lo guardavano attonite. Morì in pace, sentendosi unito a Dio, e fu addirittura esplicitamente perdonato dalla famiglia della sua vittima. Sono ormai non pochi i casi di trasformazione radicale dei quali Dale Recinella è testimone. Niente di quanto l’uomo possa dire, costruire o fare può impedire allo Spirito Santo di entrare e di rimanere nel cuore umano disponibile.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons