Nel 2011 vi fu un complotto?
Per fare doverosamente memoria
Nell’autunno del 2011, la crisi si faceva avvertire con particolare virulenza nel nostro Paese, con tutti i parametri economici “fondamentali” in profondo rosso (lo spread tra i nostri Btp decennali e i Bund tedeschi aveva toccato quota 575, con tassi d’interesse del 7 percento). La maggioranza che sosteneva il governo dava preoccupanti segni di evaporazione e lo stesso Berlusconi parlava di “traditori irriconoscenti”, ammettendo “con tristezza e dolore” l’estrema difficoltà in cui si dibatteva il proprio esecutivo. Anche in sede europea Berlusconi si scontrava con un crescente clima di ostilità.
L’8 novembre 2011, al secondo tentativo, la Camera approvava il rendiconto generale dello Stato con soli 308 voti favorevoli, che non rappresentavano la maggioranza dei deputati (per garantire il numero legale, le opposizioni presenti in aula non presero parte al voto).
E’ in questo contesto che la sera dell’8 novembre 2011 Berlusconi si presenterà da Napolitano per chiedergli “che cosa dovesse fare”. Il Presidente non potrà che rispondergli come non sussistessero condizioni ragionevoli per continuare a governare il Paese con un governo a caratura politica, potendo contare su una debole maggioranza incapace di gestire la crisi. Berlusconi accetterà questa valutazione, rassegnando il 12 novembre le proprie dimissioni, al termine di una giornata ad altissima tensione, dopo l'approvazione della legge di stabilità alla Camera.
Per la successione, non rimarrà che la scelta di un governo tecnico, di emergenza nazionale, che traghettasse il Paese fino alle successive elezioni politiche.
Il 13 novembre 2011il presidente della Repubblica avvia le consultazioni con i presidenti di Camera e Senato e le forze politiche.Anche i gruppi parlamentari della maggioranza si guardano bene dal chiedere un reincarico a Berlusconi. In serata Napolitano affida l'incarico al professor Mario Monti, da lui stesso nominato senatore a vita due giorni prima: questa scelta viene interpretata come un segnale ai mercati finanziari internazionali.
Il governo Monti otterrà la fiducia al Senato il 17 novembre (con 281 voti favorevoli e 25 contrari), ed alla Camera il 18 novembre (con 556 voti favorevoli e 61 contrari). Anche Berlusconi voterà la fiducia al nuovo governo e assicurerà il sostegno all’esecutivo durante il periodo del suo breve mandato (poco più di un anno).
Le rivelazioni di Timothy Geithner
Il 13 maggio 2014 La Stampa riporta una anticipazione del saggio Stress Test, in cui l’ex ministro del Tesoro statunitense Timothy Geithner rivelerebbe come nell'autunno del 2011 funzionari europei avessero contattato gli Stati Uniti per cercare una sponda oltre oceano al fine di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere. «Volevano – scrive Geithner – che gli Stati Uniti rifiutassero di sostenere i prestiti del Fmi all'Italia, fino a quando non se ne fosse andato». E prosegue spiegando che «Gli Stati Uniti si rifiutarono di appoggiare un piano del genere» e che «per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello (“Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”)». Ed afferma che «Per arginare la crisi dell'euro, gli Stati Uniti puntarono sull'asse con il presidente della Bce Mario Draghi, che, grazie al programma per sostenere i bond europei, riuscì a evitare il collasso».
Le rivelazioni gettano benzina sul fuoco durante la campagna elettorale per le europee.
Le reazioni
Non si sono fatte attendere. Berlusconi insorge, dicendo che il suo governo nel 2011 è stato fatto fuori da un "colpo di stato" voluto dalle cancellerie europee e sostenuto da Giorgio Napolitano, e afferma che «C'è stata una precisa volontà di togliere di mezzo un premier democraticamente eletto che difendeva gli interessi del suo Paese e contrastava gli interessi sbagliati della Germania».
Il capogruppo di FI alla Camera rincara la dose: «Dall'America di Obama arriva la prova decisiva del golpe europeo contro l'Italia per abbattere Silvio Berlusconi. La democrazia dopo quei fatti del 2011 è sospesa. E la estromissione politico-giudiziaria del leader di Forza Italia è il coronamento di quella trama. Il Parlamento indaghi: chiediamo con ogni forza, solennità e urgenza l'istituzione di una Commissione di indagine parlamentare, dotata dei più ampi poteri che la Costituzione le assegna». E aggiunge: «Può il Colle stringersi nelle spalle e far finta di nulla dinanzi a questo attentato gravissimo alla nostra sovranità nazionale e alla nostra Costituzione?».
La replica del Colle
Per Napolitano «non vi fu nessun complotto», ricordando che le dimissioni di Berlusconi, dell'8 novembre 2011, furono «liberamente e responsabilmente rassegnate» e, soprattutto, «non vennero motivate se non in riferimento a eventi politico-parlamentari italiani. A provocarle era stata una precisa sequenza di fatti interni, visto che la maggioranza sulla quale si reggeva l'esecutivo era ormai sull'orlo del dissolvimento».
Napolitano, nella sua nota dei giorni scorsi cita anche una sua dichiarazione dell’epoca (del 25 ottobre 2011, allorché la Merkel e Sarkozy, nel pieno di un vertice internazionale, avevano replicato con irridenti risolini alle domande dei cronisti sull'affidabilità del premier italiano). In quella occasione Napolitano criticava le «inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche di scarsa fiducia nei confronti degli impegni assunti dal nostro Paese»”, e aggiungeva che «nessuno può avanzare pretese di commissariamento, perché da 60 anni accettiamo limitazioni della sovranità, ma in condizione di parità con gli altri Stati».
Riflessioni a margine
In primo luogo. La richiesta di una Commissione d’inchiesta del Parlamento italiano appare un po’ anomala. L’investigazione andrebbe fatta piuttosto in Europa, perché nelle dichiarazioni di Geithner non si parla certo di fatti accaduti all’interno del nostro Paese, ma di contatti avuti fra un paio di autorevoli funzionari dell’UE (non specificati) e la Casa Bianca (che non vi diede alcun seguito).
In secondo luogo. Non si comprende come mai all’epoca dell’avvicendamento al governo, Berlusconi non solo votò a sostegno dell’esecutivo Monti e addirittura, successivamente, fu tra coloro che maggiormente premevano per ricandidare Napolitano, votando in Parlamento per la sua rielezione.
In terzo luogo, non è secondario ricordare che, eventualmente, anche di un'altra “trama” per far cadere governi si dovrebbe parlare. Perché dal febbraio 2013 è in corso un’indagine giudiziaria volta a chiarire un disegno corruttivo (presunta compravendita di senatori) per far cadere il governo Prodi del 2006. In questo procedimentoSilvio Berlusconi è indagato per la corruzione del senatore De Gregorio, al fine di favorire il suo passaggio tra le fila del Popolo delle Libertà. E il 23 ottobre 2013 Silvio Berlusconi e Valter Lavitola sono stati rinviati a giudizio, mentre per il senatore De Gregorio il processo si è già chiuso in sede di udienza preliminare poiché egli stesso, reo confesso (avendo ammesso di avere intascato 3 milioni di euro, di cui 1 milione dichiarato al fisco e 2 milioni in nero) ha patteggiato una pena di 20 mesi di carcere.