Nei rotoli di Marega le persecuzioni dei cristiani in Giappone
Uno dei temi spesso dibattuti oggi, nell’ambito del diritto alla libertà religiosa, è quello delle persecuzioni, in particolare quelle di cui sono oggetto comunità cristiane in diverse parti del mondo. L’argomento è delicato ed è necessaria un’attenzione particolare a non scivolare in posizioni che potrebbero dar luogo a fenomeni di fobia, che sono sempre contro l’uomo e il consesso umano in generale.
Le discriminazioni, purtroppo, esistono e nessuna società, sia pure con modalità e toni diversi, ne è esente. Non si tratta solo e tanto di motivazioni religiose. Le cause, spesso, sono ancor prima di carattere etnico, linguistico e, soprattutto, è bene ricordare che non solo i cristiani ne sono oggetto. Basti pensare a quante persone di altre tradizioni muoiono in attentati che paiono prendere di mira una comunità cristiana, ma che causano uno spargimento di sangue trasversale. Non ne sono esenti, spesso, neppure coloro che, loro malgrado, fanno parte delle comunità a cui appartiene chi lancia attacchi sul piano socio-religioso. Non sono, comunque, poche le comunità cristiane nel mondo che si trovano a vivere nell’anonimato, senza dover dar nell’occhio, cercando di mantenere la propria fede e identità religiosa a rischio della vita. La mappatura del fenomeno è complessa e variegata.
Nell’udienza del 15 gennaio scorso, papa Francesco ha parlato proprio di questo, riferendosi alla testimonianza della comunità cristiana come elemento di trasmissione della fede. Lo ha fatto con una riflessione, caratteristica dello stile che ormai conosciamo, che, partendo dall’invito di Gesù ai discepoli – andare nel mondo a proclamare la buona novella – è arrivata fino ad oggi, sottolineando l’esempio di alcune comunità cristiane capaci di restare fedeli anche in tempi di persecuzioni cruenti e tipicamente lanciate contro la religione cristiana.
A questo proposito si è riferito in particolare ai cristiani del Giappone, una «comunità – ha ricordato Bergoglio – che subì una dura persecuzione agli inizi del secolo XVII. Vi furono numerosi martiri, i membri del clero furono espulsi e migliaia di fedeli furono uccisi. Non è rimasto in Giappone nessun prete: tutti sono stati espulsi».
La comunità cristiana oggetto di queste persecuzioni «si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti noi possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo – 250 anni dopo – i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire».
A tal proposito, in questi giorni si parla spesso di alcuni preziosi documenti, chiamati "Rotoli di Marega" dal nome del missionario italiano che li scoprì verso gli anni Quaranta del secolo scorso. Si tratta di una raccolta di circa 10 mila documenti, che descrivono la presenza e la persecuzione della comunità cattolica in Giappone, coprendo un periodo che va dal XVII al XIX secolo. Questi rotoli, trasferiti in Vaticano proprio da padre Mariaga, sono rimasti negli Archivi vaticani fino al 2010, quando sono stati ritrovati dal ricercatore Delio Proverbio.
La Biblioteca vaticana ha stipulato un accordo con quattro istituti storici giapponesi per uno studio di questi documenti, tutti scritti su carta di riso e talmente delicati che devono essere toccati solo con guanti speciali.
I testi sono una fonte di informazioni storiche molto preziose. Il primo dei testi è datato 1719 e parla dell'arrivo del cristianesimo in Giappone nel 1549 grazie ai missionari gesuiti. Vi si trova descritta la diffusione delle fede cristiana nella Terra del Sol Levante, al punto che vi si legge che quattro nobili giapponesi si recarono a Roma nel 1585 per assistere all'elezione di papa Sisto V. Ovviamente una larghissima parte dei documenti parla della persecuzione ordinata dallo Shogunato contro la nuova comunità, e descrive nei particolari il martirio dei 26 cristiani di Nagasaki che portò al bando del cristianesimo.
L’accordo per il progetto che prevede lo studio e la traduzione di questi rotoli è stato presentato da Teruaki Nagasaki, ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, come un passo importante, soprattutto alla luce della ormai prossima celebrazione dei centocinquant’anni della riemersione dei cattolici nascosti, per la celebrazione dei quali, si augura il papa possa partecipare di persona.
Indirizzandosi a un gruppo di cristiani provenienti dal Medio Oriente, dove i gruppi cristiani vivono in clima di tensione e di forte minoranza, papa Francesco ha indicato «la storia della comunità cristiana in Giappone come esemplare».