Nei luoghi della Rivoluzione
Quando ho visitato Parigi, ho realizzato per prima cosa che stavo camminando per le strade della Rivoluzione francese, quella che si studia e si ristudia per tutto il prolungarsi delle scuole e della vita. Si sa quanto abbia rappresentato per l’evoluzione dell’umanità, in particolare per l’Europa. Sarà che sono condizionata dalle leggende comuni, sta di fatto che Parigi è stato teatro di qualcosa di grande e ne porta numerosi segni, un po’ come quelli lasciati dagli antichi romani per le vie di Roma (e in tutto il loro impero, ovvero in gran parte del mondo allora conosciuto. Ma loro erano esagerati, è risaputo, tralasciamoli).
Partiamo in questo viaggio dal di fuori delle mura parigine per poi addentrarci nella metropoli. Versailles, centro di sfarzi e festeggiamenti sfrenati, una grande miccia per la Rivoluzione. Sono famose le sue cancellate dorate, alle quali la folla inferocita giunse nel 1789, distruggendole. Vennero poi ricostruite e sono ancora oggi visibili anche a grande distanza, data la doratura. Proprio dietro quei cancelli, in linea d’aria, compare il balcone della stanza della regina, dal quale la leggenda narra che Maria Antonietta si affacciò di fronte alla folla inferocita, quando iniziarono a farsi sentire i malumori dovuti all’aumento del prezzo del pane e alla miseria dilagante.
«Tutta sola si mostra al balcone. Migliaia di occhi guardano quella donna dai capelli spettinati, le mani incrociate sul soprabito a righe gialle e bianche. Si sente: “Spara, spara!”. Maria Antonietta si inchina e saluta. Di fronte a tale sicurezza, un fortissimo grido di “Lunga vita alla regina!” risuona da un capo all’altro dell’immensa spianata», scrive André Castelot, giornalista e biografo francese. È passato alla storia come il momento dell’inchino di Maria Antonietta davanti al popolo. In realtà sembra sia uscita ma non si sia inchinata. Come per quanto riguarda la frase attribuitagli: “Se non hanno pane, che mangino brioche”, potrebbe trattarsi solo di una leggenda, chissà…
I sovrani alla fine dei giochi furono catturati, la sovrana rinchiusa nella famosa Conciergerie, nata come castello, uno dei più antichi edifici di Parigi ancora integro, poi divenuto prigione rivoluzionaria. Fu qui che anche Robespierre, avvocato e rivoluzionario, venne imprigionato, prima di essere affidato a “Madame la guillottine”. La Conciergerie, luogo suggestivo che mi ha fatto avvertire la Rivoluzione più di tutti, prigione oscura e fredda lungo la Senna (si immagini anche l’umidità). Mi sono chiesta quante persone ci hanno messo piede, quante sofferenze ha contenuto, quanto amore anche, il desiderio di chi era imprigionato di rivedere i cari, il cielo, la libertà. La disillusione, invece, che da quel luogo infausto sarebbero usciti solo in un modo.
All’oscura Conciergerie Il sole ha paura di entrare
La grata guarnita di sbarre
Ma domani sarò processato
Loro decideranno il mio destino
E il tribunale aprirà
La porta… o la ghigliottina».
Una poesia di Jean Honoré Riouffe, arrestato e imprigionato dall’autunno 1793 all’estate 1794 per motivi politici.
Ancora un posto storicamente triste ma trionfale, Place de la Concorde, dove il 16 ottobre 1793 Maria Antonietta perse la vita, pochi mesi dopo la morte di Luigi XVI. Vi sorge un obelisco, dove un tempo invece svettava la ghigliottina. Alla base una targa ad indicare il punto in cui la secolare monarchia assoluta trovò la propria fine. La zona è molto suggestiva, soprattutto di notte. Si può camminare per Rue de Rivoli, poi raggiungere la Senna e passeggiare, godendosi le luci suggestive della Conciergerie. Camminando nei quartieri si attraversano quelle strade strette dove vennero erette les barricades, accumuli di oggetti alla rinfusa, racimolati dalle case, dalle taverne… Ne I miserabili di Victor Hugo si parla addirittura di un’intera carrozza ribaltata che ne faceva parte, nella Rivoluzione successiva del 1832. Insomma, passato qualche decennio, le barricate non si erano evolute più di tanto.
Le Marais è un quartiere particolare, uno dei più antichi, chiamato così perché un tempo quando la Senna strabordava, lo allagava del tutto. In questa zona centralissima risiedono numerosi musei di Parigi. Tra questi il Museo Carnavalet, la cui particolarità, e conseguente legame con la Rivoluzione, è che l’edificio riguarda la storia di Parigi. Dalla prima barca fluviale preistorica, passando per la peste e
il sovraffollamento medievale, si arriva alla monarchia assoluta, lo sfarzo dei nobili che attraversò 4 secoli a partire dal XV. Il Museo Carnavalet era un hôtel particulier, in cui i nobili di Parigi vivevano, ognuno nei suoi appartamenti, ma con numerosi spazi comuni dove dilettarsi in giochi e feste. Raccoglie circa 600 mila pezzi di arredamento pregiati in oltre 100 stanze. Insomma, per visitarlo bisogna fare una bella scarpinata. È un salto nel tempo, permette di immaginare la vita dell’aristocrazia che la Rivoluzione francese spodestò.
Passiamo per Place de la Bastille. È una piazza simbolo di Parigi dove sorgeva l’omonima fortezza distrutta il 14 luglio 1789. Ma come riuscì una folla, seppure inferocita, a buttare giù una fortezza? Di base saccheggiando 32 mila fucili e 27 cannoni il 14 luglio 1789 all’Hôtel des Invalides, ospizio costruito nel 1670 per accogliere feriti e mutilati di guerra nascosti dagli occhi della popolazione. Oggi l’edificio custodisce la tomba di Napoleone. Le armi depredate servirono proprio durante la “caduta della Bastiglia”, atto storico della Rivoluzione francese e oggi festa nazionale.