La protesta di un medico contro il razzismo

A Roate canale, in provincia di Cuneo, un medico rifiuta le cure a chi si è schierato contro l'accoglienza ai migranti

Qualcuno ha gridato allo scandalo, qualcuno lo ha osannato come un eroe. Il dottor Corrado Lauro, medico chirurgo dell’Ospedale Santa Croce di Cuneo è diventato un “caso” nazionale, dopo un suo post su facebook.
Il post del 25 aprile scorso recitava: «Agli abitanti della frazione cuneese che hanno esposto il cartello di cui sotto comunico che non intendo prestar loro alcun intervento sanitario in elezione se non in caso di immediato rischio vita o qualora si configurassero le condizioni di una denuncia per il reato di omissione di soccorso. Siete pertanto pregati di rivolgervi ad altro più qualificato professionista. Comincia così la mia Resistenza».

Secco, chiaro e diretto, ma che ha suscitato una catena di reazioni.
Ma andiamo con ordine per capire che cosa è davvero successo.

dott-lauro

In una piccola frazione di Cuneo, una comunità di circa 800 persone, Roata Canale, si profila la possibilità di ospitare in una casa delle opere parrocchiali, poco usata 24 profughi richiedenti asilo. È un’idea della diocesi, della parrocchia e di una cooperativa sociale composta tutti da ex volontari della Lvia che hanno speso una vita per progetti nei paesi in via di sviluppo. È solo un progetto per inseguire l’invito all’accoglienza e all’apertura ai poveri di papa Francesco, che deve essere ancora condiviso con la comunità. Ma la voce si spande e soprattutto voci non vere mettendo in subbuglio la piccola realtà rurale cuneese. Tanto da arrivare alla comparsa di violenti manifesti e volantini che misteriosamente e in forma anonima compaiono una notte in paese. Recitava: «noi i negri non li vogliamo. Non è un consiglio, è una minaccia».
Le reazioni sdegnate dei più si moltiplicano, e il borgo e la città sono in subbuglio tanto che il vescovo monsignor Piero Delbosco decide di invitare tutti a una riunione pubblica dove spiega l’idea, il progetto, la scelta cristiana dell’accoglienza ma allo stesso tempo assicura che sarò un percorso condiviso con la comunità, l’unica chiamata a decidere su una scelta che coinvolge parrocchia e parrocchiani.
Nel dibattito entrano i social e anche il post del dottor Lauro, uno stimato professionista dai toni pacati ed educati, che però suscita risposte non solo su facebook ma anche in città e non solo, scomodando persino un ex senatore della Repubblica di An, Giuseppe Menardi, ora candidato sindaco a Cuneo del centrodestra, che chiede l’intervento dell’Ordine dei Medici e della direzione dell’Aso Santa Croce. La direzione e Lauro decidono dunque di rispondere a microfoni aperti.

«Lo rifarei di nuovo − dice Lauro − quel volantino è una vergogna. Ma sia chiaro, la mia è stata una provocazione, mai da dipendente di un ospedale mi permetterei di discriminare un paziente, chiedergli idee politiche, provenienza, tifo calcistico. Ma devo far rilevare che, con chi ha certe idee, diventa impossibile stabilire un rapporto empatico che è invece necessario tra paziente e medico curante. Per questo consigliavo di rivolgersi a qualcun altro». E aggiunge «Non sono un esperto di politiche migratorie ma sono vicino ai residenti della frazione: so che è più difficile accogliere piuttosto che respingere. Ma non mi aspettavo davvero, ed è per me questo il vero aspetto inquietante di questa vicenda, che non si discuta del vergognoso volantino anonimo razzista, ma di un post anche firmato sui social».

 

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