Nebraska

Alexander Payne firma un film da non perdere, storia di un lungo viaggio tra un padre alcolizzato e suo figlio, inseguendo una vincita milionaria. Ma nelle sale ce n'è per tutti i gusti: dalla commedia francese di Guillaume Gallienne alla guerra e allo sterminio degli ebrei di Faenza; dal melodramma di James Gray nella New York degli anni Venti all'ultimo lavoro di Ridley Scott
Nebraska di Alexander Payne

Nebraska
Imperdibile il lento racconto in bianco e nero, diretto con lucida calma e profonda introspezione psicologica da Alexander Payne. Un padre alcolizzato e chiuso, un figlio buono e fragile si trovano in un lungo viaggio dal Montana in Nebraska dietro all’illusione del vecchio di una vincita milionaria. L’illusione è il pretesto della vita per riannodare rapporti, ritrovare una famiglia e riscoprirne segreti e rancori, confessare debolezze e sogni: un viaggio dentro l’uomo invecchiato e triste, ma che si rivela fondamentale per ritrovare il rapporto tra figli e genitori, riannodando un legame d’amore almeno alla fine dell’esistenza. Il viaggio è accompagnato o meglio personalizzato dalla fotografia di paesaggi larghi e nudi, di cieli percorsi da nuvolaglie grigie come l’anima dei personaggi, fino allo schiarirsi di qualcosa che forse assomiglia all’amore. Bruce Dern, 77 anni,  è grande nel dar corpo al vecchio Grant, incerto nel passo, duro nel cuore e fragile, circondato da un cast corale di alto livello in una esplorazione ancora una volta della vecchiaia e della famiglia, del “ritorno a casa” oggetto di un amore disperato, insicuro, forse inutile, eppure voglioso di vita. Un racconto più interiore che esterno, di forte tensione morale. Da non perdere. Guarda il trailer del film

Tutto suo madre
Campione d’incassi in Francia, la commedia agrodolce, spiritosa, bizzarra e talora sopra le righe di Guillaume Gallienne – doppio protagonista nel ruolo di Guillaume e della madre – è il ritratto di ciò che ipocritamente può annidarsi all’interno della famiglia. Guillaume infatti, terzo figlio di una coppia alto borghese,  troppo legato alla madre, in casa è visto come un ragazzo effeminato e gay, tanto che le tentano tutte per farlo diventare più virile: dalla palestra allo sport, dal collegio agli psichiatri. In realtà il ragazzo deve liberarsi della figura opprimente della madre e scoprire veramente chi è… Con lo spiritello caustico francese, il dramma – perché di dramma si tratta – diventa leggero, simpatico e divertente, ma alla fine costringe a pensare. Gallienne fa tutto o quasi, e lo fa molto bene insieme all’ottima squadra.

Anita B.
Roberto Faenza ritorna a raccontare – si veda “Giona che visse nella balena" – gli anni del conflitto mondiale, ispirandosi al romanzo di Edith Bruck “Quanta stella c’è nel cielo”, ma questa volta narra il ritorno dei sopravvissuti. Anita, una ragazza che viene da Auschwitz, è accolta dalla sola parente rimastale, la zia Monika, che non la sopporta e la tratta come una serva. Anita si affeziona al bimbo della coppia, che diventa il suo confidente, e a Eli, il giovane cognato di Monika, un ragazzo che vuole come tutti dimenticare la guerra e lo sterminio ebraico. Nasce un affetto reciproco e anche un dramma personale, un amore per la vita da parte della ragazza contro ogni tentazione di morte, fino alla conclusione inattesa. Girato con scrupolo, con una fotografia di paesaggi e ambienti curata, il film ha un ritmo didascalico e porta lo spettatore – soprattutto i più giovani – a riflettere sulla Shoah e a non dimenticare. Una finalità ben evidente nella storia, cui prestano volto due attori molto intensi come Eline Powell (Anita, dolce ed  energica) e Robert Sheehan (il giovane e disinvolto Eli). C’è anche posto per Moni Ovadia nei panni di uno zio pazzerello in uno dei momenti più belli del film. Un prodotto per tutti e in particolare per le scuole, con momenti di tenera delicatezza.

C’era una volta a New York
Ma era davvero così bello arrivare per gli immigrati nell’America, la “terra promessa”? Il film di James Gray racconta di due sorelle polacche, una delle quali viene circuita da Bruno (splendido Joaquin Phoenix) che la costringe a prostituirsi. Sarà dura la strada che Magda (l’intensa, lacrimosa Marion Cotillard) dovrà percorrere per arrivare alla libertà dai pregiudizi dei parenti e dell’ambiente e ritrovare sé stessa. Un melodramma girato con cura, una recitazione un tantino sopra le righe, un'ambientazione scrupolosa e lacrime facili per le persone sensibili: va tutto bene.

The Counselor – Il procuratore
Con un cast stellare – Brad Pitt, Michael Fassbender, Javier Bardem, Penélope Cruz, Cameron Diaz – il trhiller dell’avvocato che entra nel mondo della droga  per vedere poi la sua vita spezzarsi avrebbe potuto evitare un ritmo sconnesso, un mosaico recitativo fatto di duetti già visti. Peccato, pare un'occasione perduta, buona però per chi vuol vedere un grappolo di star tutte  in una sola serata. Nemmeno la sceneggiatura salva il pur bravo Ridley Scott.

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