Nazionale, il calcio al razzismo di Mario Balotelli

L’attaccante bresciano, intervenuto in conferenza stampa a fianco del c.t. Mancini, si scaglia contro i razzisti, augurandosi che l’Italia possa diventare un paese diverso: «È ora di svegliarsi»

Alla vigilia dell’amichevole tra Italia e Olanda, prevista questa sera all’Allianz Stadium di Torino, è toccato finalmente a Mario Balotelli incontrare la stampa, assieme al commissario tecnico Roberto Mancini. I temi toccati durante l’intervento dell’ex attaccante di Milan e Inter sono stati molti, dai suoi quasi quattro anni di assenza dalla Nazionale ai rapporti con i c.t. Conte e Ventura, passando per il calciomercato: la riflessione più profonda, però, è riservata ancora una volta al tema della discriminazione razziale. Un argomento che non può lasciare indifferente l’attaccante classe 1990, nato a Palermo da immigrati ghanesi e poi affidato, a partire dai tre anni d’età, alla famiglia bresciana di cui porta il cognome.

Balotelli, nonostante i suoi atteggiamenti spesso fuori dalle righe, è sempre stato un importante simbolo di integrazione: un campione conosciuto anche da chi non ama il calcio, la cui presa di posizione può avere dunque un peso fondamentale nella lotta a razzismo e intolleranza. Le parole di ieri in conferenza stampa, infatti, hanno subito avuto un grande eco: «Fare il Capitano per me non cambierebbe più di tanto, perché io sono in questa nazionale per far gol: si può benissimo essere un esempio anche senza fascia. Secondo me per gli altri – aggiunge il centravanti – sarebbe però un bel segno, una bella cosa: soprattutto per gli immigrati o gli africani che vivono in Italia. Rappresentare il mio paese da originario africano sarebbe un segnale forte».

Lo striscione apparso a San Gallo durante l’amichevole con l’Arabia Saudita fa ancora discutere: «Il mio capitano è di sangue italiano», recitava lo slogan fatto poi frettolosamente rimuovere. Una risposta alla nomina di Balotelli a vice-capitano, a cui lo stesso Super Mario aveva replicato dai social network: «Siamo nel 2018, ragazzi, basta! Svegliatevi, per favore!». Sentire la discriminazione sulla propria pelle non è facile: «Ci sono persone che possono volerti bene e ci sono quelle che non ti capiscono fino in fondo. Mi sono sempre concentrato su chi mi aiutava e mi stava dietro – ha specificato l’ex Nizza – e ringrazio i tifosi che hanno sempre dimostrato di volermi bene. Il razzismo è un tema complicato, l’ho vissuto anche quando ero più piccolo. È ora che l’Italia diventi come tanti Paesi – ribadisce Balotelli – integrando persone che vengano da fuori, come Francia o Inghilterra. È ora di svegliarsi».

Difficilmente Super Mario potrà debuttare oggi con la fascia da capitano al braccio. Roberto Mancini, alla sua terza apparizione in panchina dopo la vittoria con l’Arabia Saudita e il ko con la Francia, insisterà con il 4-3-3, cambiando però pedine. Spazio a Belotti in attacco accanto a Verdi e Insigne, centrocampo a tre con Cristante, Jorginho e Bonaventura; difesa a quattro con Zappacosta, Rugani, Romagnoli e Criscito, mentre stasera il portiere sarà Mattia Perin. L’Olanda di Koeman, avversario di giornata, è come gli azzurri un gruppo ringiovanito e in costruzione. Mancini non si sottrae alle domande sul suo bomber: «Balotelli aveva qualità incredibili a 17 anni: ha l’età dei miei figli – puntualizza il mister – come tutti i ragazzi possono commettere errori. Ha grandi qualità però ed essendo ancora giovane ha molti anni per rifarsi».

La speranza del selezionatore azzurro è anche quella di tanti tifosi italiani che si aggrappano al ritorno del “figliol prodigo” per risalire la china, dopo la disastrosa uscita anticipata dal Mondiale di Russia. Il gran gol segnato con l’Arabia Saudita è stato per lui il 14esimo in nazionale, in sole 35 presenze: un vero e proprio emblema dell’integrazione in Italia può fare ancora in tempo a scrivere una lunga storia di reti e successi in maglia azzurra.

 

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