Nazionale, il 2021 sarà l’anno della consacrazione?
I numeri, giudici insindacabili, danno un quadro ben chiaro di quello che è stato il 2020 a tinte azzurre. Un anno profondamente segnato dalla tragedia del Covid-19 e, per questo, iniziato in ritardo: basti pensare che la prima gara ufficiale della nazionale è datata 7 settembre ed è giunta a dieci mesi di distanza dalla precedente apparizione. Tornando alle statistiche, il primo elemento che salta all’occhio è la continuità con le grandi prestazioni del 2019. Nelle otto partite disputate, infatti, i ragazzi di Roberto Mancini hanno portato a casa sei vittorie e due pareggi, mantenendo la porta inviolata in ben sei occasioni e mettendo a segno 17 gol, per un’imbattibilità che dura ormai da 22 gare complessive.
2020, il cammino degli azzurri
Il calendario evidenzia due elementi: da un lato bisogna infatti considerare le due comode amichevoli portate facilmente a casa con Moldavia (6-0) ed Estonia (4-0); dall’altro, però, va evidenziato come l’Italia abbia vinto in maniera autorevole un girone di Nations League che non era affatto facile da domare. Le rivali della corsa verso la Final Four della manifestazione sono state Olanda, Polonia e Bosnia. Selezioni al momento non paragonabili a corazzate come Francia, Belgio e Spagna (contendenti degli azzurri nella finale a quattro del prossimo ottobre), ma comunque squadre che possono contare su calciatori di grande calibro internazionale come Depay, Lewandowski, Dzeko e Pjanic.
Gli azzurri, pagando anche la preparazione atletica di inizio stagione, hanno cominciato col freno a mano tirato. All’1-1 casalingo con la Bosnia del 15 settembre ha fatto seguito l’impresa dell’Amsterdam Arena, con gli azzurri capaci di violare il tempio del calcio olandese grazie a un gol di Barella. Quindi sono arrivati due pareggi interlocutori: lo 0-0 in Polonia ha visto un’Italia gagliarda e sfortunata, mentre l’1-1 di Bergamo con l’Olanda ha messo in luce, per la prima volta, una nazionale che in alcuni frangenti ha faticato a tenere a bada la mobilità degli uomini di De Boer. Ogni dubbio, però, è stato messo a tacere da un finale magnifico. Il 2-0 sulla Polonia, ancor più netto di quanto dica il risultato (Jorginho e Berardi in gol), ha dato all’Italia la vetta del Gruppo 1: un altro 2-0, ottenuto a Sarajevo con i bosniaci grazie a Belotti e Berardi, ha certificato l’ingresso tra le magnifiche quattro della Nations League.
La linea verde funziona e il gioco c’è
Il dato che più conforta è legato a un elemento: la squadra ha un’anima ben chiara, a prescindere dagli interpreti che vanno in campo. Il 4-3-3 disegnato dal c.t. Mancini si basa su un’idea di gioco propositiva e corale, con uno sviluppo palla a terra unito all’ordine ben preciso di provare sempre a impostare l’azione dal basso, prendendosi anche qualche rischio. Il mix venutosi a creare tra senatori e giovani di grandi prospettive, poi, ha reso alla perfezione. Donnarumma, classe ’99, è ormai tra i portieri migliori al mondo. Spinazzola ed Emerson da una parte, D’Ambrosio, Florenzi e Lazzari dall’altra rappresentano ottime alternative sulle fasce di difesa. Al centro del pacchetto Bonucci, Chiellini, Acerbi e Romagnoli sono garanzie assolute, a cui va aggiunto l’astro nascente Bastoni.
In mediana c’è l’imbarazzo della scelta. Jorginho è il metronomo ideale, oltre ad essere un rigorista infallibile. Barella rappresenta un mix esplosivo di tecnica e forza fisica: accanto a loro ci sono le geometrie di Verratti e Sensi (per ora ai box causa infortunio) e la prepotente crescita di un Locatelli che ha tutto per arrivare ai vertici. In avanti Insigne è diventato imprescindibile nel suo ruolo di ala invertita a sinistra: il napoletano nelle ultime gare ha preso per mano la squadra, unendo capacità di sacrificarsi a colpi da campione. Sulla destra c’è l’imbarazzo della scelta. Bernardeschi e Chiesa pagano un periodo non ottimale alla Juve, mentre Berardi sembra finalmente avviato a quel definitivo salto di qualità atteso da tanti anni: senza dimenticare, poi, un infortunato di lusso come Zaniolo. Nel cuore dell’attacco c’è il dualismo Belotti–Immobile: due giocatori profondamente diversi, uniti però da una generosità straordinaria e dal grande attaccamento alla maglia azzurra. I loro numeri in nazionale non sono strepitosi ma, al momento, rappresentano alternative di grande affidabilità.
Mancini e un 2021 pieno di sfide
“Abbiamo dei giovani molto bravi – ha commentato Mancini al termine della gara con la Bosnia, vissuta a distanza a causa della positività al Covid-19 – bisogna dar loro la possibilità di giocare. Ce ne sono tanti: i settori giovanili sono fondamentali e in questo momento ancora di più”. Il 2021, dopo tanta buona semina, potrebbe essere l’anno di un grande raccolto. La fase a gironi degli Europei (giugno-luglio) sarà giocata dagli azzurri allo Stadio Olimpico di Roma, così come la Final Four di Nations League, che si terrà a Torino e Milano tra 6 e 10 ottobre prossimi. Tenere i piedi ben piantati per terra è un obbligo: il trauma dell’eliminazione dal Mondiale di Russia 2018, però, sembra già lontano un secolo.