Nati con la doppia”cittadinanza”
Non è che gli adulti o gli anziani di oggi se ne siano stati sempre del tutto fermi nel loro paese. Zaino in spalla i giovani di tutti i tempi hanno sempre viaggiato. Ma certo quello che prima era quasi un lusso riservato agli intellettuali o una stravaganza per pochi altri, ha assunto ormai carattere di normalità. E adesso, a girare l’Europa, sono davvero in tanti. Vari i fattori che vi hanno contribuito, non ultimo lo scambio culturale divenuto sempre più frequente. Basti pensare al progetto Erasmus che quest’anno festeggia il suo milionesimo studente. Tanti sono infatti i giovani universitari, laureati e specializzandi che hanno deciso di completare il loro ciclo di studi in un paese della Comunità europea. Ha fatto il suo esordio nel 1987-88 e in 15 anni ha già coinvolto un milione di giovani. È un progetto che, dicono, ha cambiato la vita a numerosi ragazzi. Interessa studenti ma anche docenti. Undici paesi europei hanno partecipato al suo lancio e trenta attualmente ne sono interessati. Si svolge in un periodo che può variare da tre mesi ad un anno durante il quale, grazie agli aiuti finanziari messi a disposizione dall’Unione, è possibile sviluppare una rete di cooperazione universitaria. Caratteristica principale del progetto la mobilità degli studenti che possono effettuare all’estero un periodo di studi come anche un’esperienza pratica riconosciuta dalla loro università di provenienza. Cosa si studia in questi corsi? Il campionario è vario. Si va dalle materia classiche – umanistiche, economia aziendale, giurisprudenza e medicina quelle preferite dagli italiani – a corsi anche un po’ originali la cui durata va da 10 giorni a 3 mesi. Così ad esempio in Lituania si può studiare direzione d’orchestra; in Germania i princìpi dell’assistenza sociale contro xenofobia e razzismo; in Austria il concetto di Dio nel discorso religioso dell’Europa. La meta preferita sembra essere la verde Irlanda che ospita il 92 per cento degli studenti (grazie alle sue scuole d’inglese), perché mentre il paese che ne “esporta” di più è la Francia insieme alla Spagna, seguite da Germania e Italia. Ma Erasmus è solo uno dei tanti progetti che fanno dell’Europa la nostra seconda patria. Se gli adulti di oggi infatti sono nati italiani, francesi, tedeschi , i nostri giovani sono venuti al mondo quasi con una doppia cittadinanza. Possiamo ben parlare di una prima generazione europea per la quale i temi dell’Unione sono sempre più pane quotidiano. “Per i giovani di oggi la cooperazione europea è il modo naturale di affrontare i nostri problemi comuni. Non abbiamo paure o limitazioni ereditate dal passato e possiamo pertanto guardare fiduciosi al nostro comune futuro europeo”, è detto nel testo definitivo adottato dalla Convenzione europea dei giovani, che su proposta del presidente Valery Giscard d’Estaing si è tenuta a Bruxelles dal 9 al 12 luglio scorso. I giovani, appunto, sull’Europa si confrontano, si interrogano, si scambiano idee. Vogliono essere protagonisti della sua costruzione che non può certo considerarsi conclusa e forse mai lo sarà per le prospettive sempre nuove che si svilupperanno. Questo della Convenzione di Bruxelles è stata una tappa di rilievo che certo non vuole restare un episodio isolato. Molto interessanti alcuni passaggi del testo finale dove vengono enunciati princìpi che, se attuati, possono davvero consolidare la patria comune che tanti, da più parti, auspicano. “Siamo la prima generazione a vivere in un’unica Europa, senza cortina di fer- ro” dicono i giovani che hanno chiaro un principio: “Un’Europa unita nella diversità è realizzabile”. Per questo chiedono “un’Europa votata alla pace, capace di dare risposte europee alle sfide europee, nel debito rispetto del retaggio e dell’identità regionale e nazionale dei suoi cittadini “. Attraverso un metodo: “La nostra comune identità europea non può sostituire le radici nazionali: deve invece integrarle ed ampliarle”. Ed evidenziano come sia arrivato il momento, dopo il mercato unico e l’euro “di creare un quadro culturale europeo. Il che significa promuovere i programmi di formazione e di mobilità per i giovani al fine di realizzare un mercato del lavoro libero e aperto. Ciò renderebbe possibile il superamento degli ostacoli al riconoscimento dei diplomi e delle qualifiche professionali”. Così dopo tre giorni di lavoro si esprimevano i 210 rappresentanti provenienti da 28 paesi. E perché la Convenzione di Bruxelles non rimanga nel cassetto, lo dicevamo, i giovani continuano ad incontrarsi per tenere desta l’opinione pubblica sui temi da loro presi in considerazione. Lo fanno a livello internazionale ed anche nazionale. In questa ottica si inserisce ad esempio il progetto di Convenzione italiana dei giovani sull’avvenire dell’Europa che ha uno scopo ben preciso: stimolare una più diretta partecipazione dei giovani italiani al dibattito sul futuro dell’Europa. A Roma, dal 10 al 12 gennaio, si incontreranno così 207 giovani di età compresa fra i 16 e i 29 anni. Per non dire di quella conoscenza diretta che oramai molti studenti hanno l’opportunità di acquisire grazie alle gite scolastiche che non di rado hanno come meta una capitale europea. Amsterdam, Parigi, Madrid, Barcellona, Budapest, Atene e Roma, non appartengono più solo ai testi di geografia ma per tanti sono un ricordo vivo fatto di volti, colori, situazioni, amicizie. Un modo come tanti per ampliare gli orizzonti, abbattere pregiudizi, costruire rapporti fra i popoli. Quelli da cui non si può prescindere se si vuole gettare basi solide a quella “casa” destinata ad accogliere un numero sempre maggiore di abitanti. Un’aula in Europa Numerosi i programmi di scambi culturali fra i paesi dell’Unione. Ne illustriamo alcuni. Socrate II: è il programma che riunisce tutte le azioni finora svolte nel campo dell’istruzione da programmi diversi. Comprende attività in 31 paesi. Oltre quelli dell’Ue anche quelli in fase di adesione. Fanno dunque parte di tale programma: Comenius, rivolto a tutti gli ordini di scuola; Erasmus, per gli studenti universitari; Lingua, destinato all’apprendimento delle lingue. Comenius: è rivolto alle scuole materne, elementari e secondarie. Le varie scuole che vi aderiscono realizzano insieme un progetto didattico che rientra nel programma dell’anno scolastico. Riguarda temi di interesse europeo come storia, ambiente, arte. Prevede l’apprendimento delle lingue europee, la mobilità degli alunni, lo scambio di materiale didattico, l’uso di tecnologie informatiche. Una particolare attenzione è rivolta ai figli di lavoratori immigrati, zingari e nomadi allo scopo di aumentarne la scolarizzazione e migliorare la qualità dell’insegnamento. Per informazioni: Biblioteca di documentazione pedagogica di Firenze (BdP) via Buonarroti, 10 – 50122 Firenze; tel. 055.23801, fax 0552380330.www.bdp.it Lingua: rivolto a futuri docenti di tutte le lingue europee offre la possibilità a chi lo voglia di svolgere all’estero periodi come assistenti (da tre mesi a un anno). Si possono ottenere borse di studio per “stage di immersione” (da due a quattro settimane) destinate a professori di lingue o insegnanti di altre discipline che devono insegnare in una lingua diversa dalla propria. Se qualcuno ha problemi a muoversi da casa può lo stesso frequentare il corso. È previsto infatti l’insegnamento aperto a distanza. Anche per le informazioni riguardanti questo corso ci si può rivolgere alla BdP di Firenze (vedi sopra). Erasmus: delle sue caratteristiche abbiamo già parlato nell’articolo. Per informazioni: Agenzia nazionale Socrate/ Erasmus c/o Murst, p.le Kennedy, 20 – 00144 Roma; tel. 06.5993069 – 3070, fax 06.59912967,www.socrates.murst.it Altre informazioni utili per la formazione all’estero possono essere trovate sui seguenti siti: www.europalavoro.it www.centrorisorse.org www.citizens.eu.it www.paris.alliancefrancaise.fr http://strong.uncg.edu/colleges.html www.viaggi-studio.com