A Natale lasciamoci sorprendere da Dio

Nell'ultima udienza del mercoledì prima del 25 dicembre, papa Francesco invita a non fare festa mettendo da parte il festeggiato, Gesù, ma ad accoglierlo in silenzio, lontani da clamori e mondanità.
Presepe e albero di Natale in piazza san Pietro

Vivere le festività natalizie accogliendo le sorprese di Dio, aiutare almeno un povero, non “sbagliare festa” mondanizzando il Natale. Questo l’invito di papa Francesco nel corso dell’ultima udienza di mercoledì. Regali, pranzi, cene, sono i “bagliori luccicanti” che potrebbero far sbagliare strada, fare vivere la festa mettendo da parte il festeggiato, «se Natale rimane solo una bella festa tradizionale dove al centro ci siamo noi e non Lui, sarà un’occasione persa».

«Gli alberi, gli addobbi e le luci ovunque ricordano che anche quest’anno sarà festa. La macchina pubblicitaria invita a scambiarsi regali sempre nuovi per farsi sorprese», ha detto il papa. E in questi giorni si corre sempre, tante (forse troppe) incombenze riempiono le giornate e si rischia, tra tanti impegni, di non riconoscere il Signore «come allora, quando venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto».

Non facciamoci appesantire dagli affanni della vita, piuttosto “lasciamoci sorprendere”, esorta Francesco, come nel primo Natale, quando Maria e Giuseppe si sono lasciati sorprendere dalle promesse di Dio, accogliendo «un figlio che arriva nel momento meno indicato, cioè quando Maria e Giuseppe erano sposi promessi e secondo la Legge non potevano coabitare».

«Ma è nella notte di Natale che arriva la sorpresa più grande», sottolinea il Papa: «l’Altissimo è un piccolo bimbo. La Parola divina è un infante, che letteralmente significa ‘incapace di parlare’. La Parola divina divenne incapace di parlare. Ad accogliere il Salvatore non ci sono le autorità del tempo, o del posto, o gli ambasciatori, no: sono dei semplici pastori che, sorpresi dagli angeli mentre lavoravano di notte, accorrono senza indugio. Chi se lo sarebbe aspettato?».

La nascita di Gesù porta con sé una novità di vita che scuote la storia, che ribalta le logiche del mondo: «Natale è la rivincita dell’umiltà sull’arroganza, della semplicità sull’abbondanza, del silenzio sul baccano, della preghiera sul ‘mio tempo’, di Dio sul mio io». È la chiamata a un inaspettato cambiamento di mentalità: accogliere il Salvatore vuol dire non vivere più per se stessi ma per Lui, il Dio-con-noi: «Fare Natale è fare come Gesù, venuto per noi bisognosi, e scendere verso chi ha bisogno di noi. È fare come Maria: fidarsi, docili a Dio, anche senza capire cosa Egli farà. Fare Natale è fare come Giuseppe: alzarsi per realizzare ciò che Dio vuole, anche se non è secondo i nostri piani», spiega il papa.

Accogliere nel silenzio: vivere il Natale vuol dire anche preferire «la voce silenziosa di Dio ai frastuoni del consumismo». È l’invito, in questo tempo di attesa, a sostare in silenzio davanti al presepe per lasciarsi incontrare da Gesù, per riuscire a percepire la novità che viene a portare, per vivere la sua venuta in modo ‘inedito’, sempre nuovo, con il cuore rinnovato.

Allora sarà Natale: se come Giuseppe saremo capaci di dare spazio al silenzio; se, come Maria, sapremo dire ‘eccomi’ a Dio; se, come Gesù, staremo accanto a chi è solo; se, come i pastori, usciremo dai recinti delle nostre certezze per incontrare Gesù che nasce nella grotta povera di Betlemme, non tra le luci e le feste del mondo.

«Vi auguro buon Natale: un Natale ricco delle sorprese, ma delle sorprese di Gesù!», è l’augurio del Papa. «Potranno sembrare sorprese scomode, ma sono i gusti di Dio. Se li sposeremo, faremo a noi stessi una splendida sorpresa. Ognuno di noi ha nascosta nel cuore la capacità di sorprendersi: lasciamoci sorprendere da Gesù, in questo Natale!».

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